Centri storici e locazioni brevi: tra autenticità e futuro

martedì 10 dicembre 2024


Ci sono temi che, per la loro potenza evocativa, vanno subito al cuore della discussione pubblica, come il destino dei centri storici italiani. Tra questi, le locazioni brevi sono oggi al centro di un dibattito acceso, tra chi le vede come un’opportunità per il turismo e chi teme possano trasformare le nostre città in parchi a tema, privandole della loro autenticità. La narrazione prevalente – spesso troppo semplicistica – descrive un futuro in cui le piazze italiane diventano scenografie di cartapesta e le strade pullulano di visitatori distratti, in un’eterna replica di un’ipotetica Disneyland.

Ma è davvero così? Dobbiamo preoccuparci che le nostre città storiche perdano la loro anima? La risposta, in realtà, è più sfumata. I centri storici italiani sono organismi complessi, che hanno attraversato secoli di trasformazioni senza mai perdere la loro essenza. Le locazioni brevi, che pure hanno cambiato il volto di molte città, non ne sono la causa della trasformazione, ma una conseguenza di un fenomeno globale di adattamento a nuovi modelli di consumo e viaggio.

Non è l’arrivo dei turisti, né il loro soggiorno temporaneo, la questione centrale. Il problema, piuttosto, è che i centri storici si stanno svuotando, ma non per colpa delle locazioni brevi. Le ragioni sono molteplici e affondano le radici in dinamiche più profonde e complesse, legate al cambiamento della società e delle sue priorità.

Tuttavia, confondere le locazioni brevi con la causa di tutti i mali significa perdere di vista il vero nodo della questione.

Questo fenomeno, lungi dall’essere un nemico da combattere, rappresenta un’opportunità per rivitalizzare spazi che, altrimenti, rischierebbero di essere privi di dinamismo economico e sociale. Disneyland non è all’orizzonte, ma la vera sfida sta nel trovare un equilibrio: mantenere viva l’identità dei centri storici senza chiuderli in una teca, preservandone l’autenticità senza rinunciare al loro naturale dialogo con il mondo.


di Giovanni Gagliani Caputo