lunedì 4 novembre 2024
n. 35 del 2 novembre 2024
Di seguito la trascrizione dell’intera puntata a cura di Sandro Scoppa, conduce Gianfranco Fabi
I saluti più cordiali ai nostri ascoltatori. La settimana appena trascorsa ha registrato un’attenzione mediatica rivolta a numerosi aspetti chiave per il settore immobiliare e abitativo in Italia, con focus su riforme, incentivi dinamiche di mercato.
In evidenza innanzi tutto la presentazione da parte del Governo italiano della Manovra di Bilancio 2025, che introduce modifiche rilevanti agli incentivi per l’edilizia. Il bonus ristrutturazione viene confermato al 50 per cento per le prime case, con un tetto massimo di spesa di 96mila euro. per le seconde case, invece, l’aliquota scenderà progressivamente al 36 per cento nel 2026 e al 30 per cento nel 2028. Quanto all’Ecobonus, lo stesso sarà mantenuto al 50 per cento per le prime case, mentre il Superbonus vedrà una riduzione al 65 per cento per il 2025, applicabile solo a interventi con Cilas presentata entro il 15 ottobre 2024.
Nella medesima Manovra è pure contenuta l’estensione delle agevolazioni sui mutui per i giovani under 36 che intendono acquistare la prima casa fino al 2027. Questo importante intervento prevede, per la prima volta, un finanziamento triennale per il Fondo di garanzia prima casa, che ha come obiettivo principale quello di offrire una garanzia pubblica per agevolare l’accesso ai mutui.
Da segnalare è altresì l’inserimento nella legge di Bilancio 2025 di un riferimento al Piano Casa Italia, un programma di edilizia residenziale e sociale pubblica il cui obiettivo è di contrastare il disagio abitativo.
La stampa ha anche ripreso il rapporto di Confartigianato sulla transizione green degli edifici, presentato a Milano all’interno della “Settimana per l’energia e la sostenibilità”. Dallo stesso è emerso che il patrimonio immobiliare italiano è caratterizzato da edifici vetusti e con scarso rendimento energetico. Di circa 25,7 milioni di abitazioni, ben 17,5 milioni sono state costruite prima del 1980, con il 51,8 per cento rientrante nelle classi energetiche meno efficienti, F e G. Alcune regioni, come il Lazio, la Liguria e la Toscana, presentano percentuali preoccupanti di immobili nelle categorie più basse per prestazioni energetiche, con punte fino al 65 per cento. Alcune province, tra cui Rieti, Enna e Genova, si distinguono negativamente, con una rilevante concentrazione di edifici inefficaci sul piano energetico.
In rilievo ancora negli organi di informazione la crescita degli affitti transitori, che rappresentano ora il 25 per cento del mercato delle locazioni in Italia, con un incremento del 27 per cento nel terzo trimestre del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È un tipo di affitto che si sta diffondendo soprattutto in città come Oristano, Rimini e Venezia, mentre in altre zone come Enna e Nuoro è meno comune. Tale aumento evidenzia come il mercato, lasciato libero, sia capace di adattarsi autonomamente alle esigenze di flessibilità sia dei proprietari che degli inquilini, fornendo soluzioni che rispondano efficacemente alle loro esigenze. Al contrario, interventi normativi restrittivi potrebbero alterare questa dinamica naturale, limitando le opportunità e la libertà contrattuale delle parti interessate.
Degna di nota è infine l’analisi di Tecnocasa, dalla quale si desume una crescita del mercato immobiliare d’impresa, con un aumento significativo delle transazioni per capannoni industriali, negozi e uffici rispetto all’anno precedente. La domanda è sostenuta da una preferenza per gli immobili esistenti, considerati più convenienti delle nuove costruzioni, e da una necessità crescente di spazi per la logistica e le attività produttive, particolarmente nelle province di Roma, Bergamo e Padova. I capannoni industriali registrano un forte interesse per le esigenze di stoccaggio e distribuzione, mentre i negozi attraggono investitori alla ricerca di rendimenti stabili. Anche gli uffici mostrano segni di ripresa, sebbene ancora influenzati dall’impatto dello smart working.
Il commento del direttore de L’Opinione delle Libertà, Andrea Mancia, chiude questo numero del podcast.
“Gli affitti brevi sono spesso individuati come colpevoli della crisi abitativa. È questa però una lettura che rischia di confondere il vero problema, che risiede invece nei numerosi vincoli e nella pressione fiscale che soffocano gli affitti tradizionali. In tale contesto, molti proprietari scelgono le locazioni brevi non per sottrarre abitazioni ai residenti, ma per evitare rischi e avere maggior flessibilità nella gestione dei propri immobili. La crescita degli affitti brevi non è pertanto una causa della crisi, bensì una conseguenza di un mercato ingessato. Porre rimedio a tale situazione significa promuovere riforme che liberino il mercato immobiliare, alleggerendo la burocrazia e riducendo la gravosa tassazione sulle locazioni stabili. Significa in sostanza restituire centralità alla proprietà privata e lasciare più libertà di scelta ai proprietari, seguendo la strada tracciata da Javier Milei in Argentina, la quale sta dando notevoli e positivi risultati e ha permesso di creare un equilibrio più sano tra domanda e offerta e di incentivare le locazioni a lungo termine senza criminalizzare soluzioni alternative”.
di Redazione