giovedì 31 ottobre 2024
Emma Marcegaglia invoca regole certe per le imprese. “La crescita resta appesa a decimali, ma per noi l’emergenza è il Green Deal. Ci crediamo ma non può essere ideologico”. Lo dice in un’intervista alla Stampa l’imprenditrice, già presidente di Confindustria. “Inutile girarci intorno – dice ancora – questo trimestre siamo fermi, ma anche la Germania. E questa è una cattiva notizia, perché ci danneggia. È l’Europa nel suo complesso a soffrire e, di conseguenza, siamo tutti meno competitivi. Il gap tra noi e gli Usa si sta allargando. Siamo di fronte a un’Europa stanca, che non riesce a reagire e questo si ripercuote anche su di noi”. “Fino alla pandemia, crescevamo la metà della media europea – ricorda – Poi siamo stati bravi a reagire. E una spinta al Pil è arrivata dal Superbonus, dalla politica monetaria con i tassi negativi e dal Recovery Plan, ma ora questi aspetti si stanno esaurendo. La politica deve concentrarsi di più sulla competitività”. Sulla manovra “in questo scenario, i margini erano ridotti e le scelte obbligate. I tagli al cuneo fiscale e i sostegni alle fasce deboli sono passi importanti, ma ci sono anche misure strane, come l’obbligo di nominare un membro del collegio sindacale indicato dal Mef per chi riceve oltre 100mila euro di incentivi pubblici. Mi auguro sia solo un errore che verrà corretto”.
Per l’industria “più che di risorse abbiamo bisogno di regole certe e meno burocrazia – dice ancora Marcegaglia – Ma le cose che ci preoccupano davvero sono altre. La decarbonizzazione va fatta ma l’approccio attuale è sbagliato. Non è sostenibile che entro il 2025 il 20 per cento delle auto prodotte debba essere elettrico. Se il mercato non è pronto e non le compra, obbligare a produrre auto elettriche diventa un problema per i costruttori. Bisogna allungare i tempi di adozione e puntare sulla neutralità tecnologica. Considerando, per esempio, i biocarburanti. Il Green Deal dovrebbe essere gestito con un approccio meno dogmatico da Bruxelles, serve una visione più flessibile. E un investimento massiccio in innovazione oltre a una proroga della deadline per evitare che il settore automotive europeo venga indebolito”.
di Redazione