Il blocco degli sfratti tra giustizia e stato d’eccezione

venerdì 30 agosto 2024


È previsto che il blocco degli sfratti, legato all’emergenza Covid-19, abbia termine il 30 giugno 2021, come aveva richiesto il Movimento 5 Stelle, il quale aveva proposto di prorogare la scadenza e mantenere in vigore il blocco già in essere fino al 31 dicembre 2020. Certamente in caso di circostanze eccezionali, come quella dell’emergenza Covid, entra in gioco l’operare del governo in deroga al diritto, ben descritto da Carl Schmitt, quale quintessenza della sovranità. Essa, in queste circostanze, si applica al caso estremo dal momento che è una decisione sullo stato e nello stato di eccezione. Ed è nel momento d’eccezione, non giuridico, che ci si rivela l’elemento del potere politico.

Il momento politico, per Schmitt, si esprime nella contrapposizione amico-nemico, nemico che nel nostro caso è rappresentato dal Covid-19. Quindi, in questi casi, l’essenza del politico prorompe in tutta la sua forza nel momento eccezionale e l’ordine nasce da una decisione sovrana al di fuori del diritto. Lo Stato esce pertanto dalla cornice giuridica, perde il suo carattere di ordinamento per diventare pura potenza.

Oltre lo Stato di diritto quale descritto da Hans Kelsen possono verificarsi stati d’eccezione che conducono all’esigenza da parte dello Stato di imporre la propria volontà. La decisione, quindi, di sospendere gli sfratti sino al 30 giugno 2021, si può considerare come un caso rientrante in tale fattispecie di stato di eccezione. Ma, lo stato di eccezione, proprio perché tale, non può durare in eterno e lo Stato il prima possibile dovrebbe rientrare negli argini dello Stato di diritto.

Nel corso di questi mesi in cui la possibilità di eseguire i provvedimenti di sfratto ottenuti dai proprietari di immobili è stata sospesa si è lasciato un tempo congruo ai locatari sfrattati di trovare soluzioni alternative o di negoziare diverse condizioni di affitto ed ora quindi non avrebbe alcun senso prorogare ulteriormente un provvedimento che può considerarsi solo eccezionale.

In che cosa consiste esattamente il blocco degli sfratti? Lo possiamo definire come un vero e proprio esproprio di un immobile, come il privilegio di impossessarsi della proprietà altrui con la forza. In questo caso è possibile affermare che quel diritto umano fondamentale che è il diritto di proprietà privata è stabilito e protetto in maniera ben fragile.

Infatti, ad avviso di Murray N. Rothbard: “Il diritto di proprietà comprende il diritto ai propri averi e quello di concludere contratti e scambi mutuamente volontari con altri possessori di beni”. Altra considerazione è che, se prendiamo sul serio il self-ownership, il diritto all’autoproprietà, alla proprietà di noi stessi e il conseguente diritto di proprietà come diritto umano fondamentale, dobbiamo anche riconoscere l’assoluta libertà del singolo di fare dei propri beni ciò che meglio desidera.

Quindi un prolungamento del blocco degli sfratti non sarebbe altro che un’ulteriore violazione del diritto del proprietario di disporre dei propri beni.

Limitare il diritto di proprietà vuol dire ledere un diritto umano fondamentale perché significa limitare la nostra stessa libertà, la possibilità di fare progetti per la nostra vita, di scegliere determinati fini, obiettivi e valori.

Come ci ha insegnato Friedrich A. von Hayek, non esistono fini puramente economici staccati dalle altre finalità della vita. Strettamente parlando, non esiste un movente puramente economico. Gli elementi economici condizionano la nostra possibilità di tendere ad altri fini, di realizzare i nostri valori.

Il grande insegnamento dello stesso Hayek è che un governo che limitasse il diritto dei proprietari “non controllerebbe semplicemente la parte delle nostre vite concernente le cose inferiori; (…) controllerebbe l’allocazione di mezzi limitati di tutti i nostri fini. Questo, in realtà, è il punto cruciale della questione. Il controllo economico non è solo il controllo di un settore della vita umana, il quale possa venir separato dal resto; è il controllo dei mezzi per tutti i nostri fini. E chiunque abbia l’esclusivo controllo dei mezzi deve anche determinare quali fini debbano essere realizzati, quali valori debbano venir considerati come superiori e quali inferiori: in breve, cosa gli uomini devono credere e a che cosa aspirare”.

L’acquisizione o la perdita di una proprietà non sono altro che la possibilità o la perdita delle condizioni che consentono di decidere delle nostre vite. Ad avviso di Kant ogni essere umano deve essere trattato sempre come un fine e mai come un mezzo. Proprio la violazione del diritto di proprietà ci trasforma in mezzi, in strumenti per la realizzazione di fini altrui.

Ma questo non è tutto. La decisione di prorogare il provvedimento che impedisce l’esecuzione degli sfratti porterebbe con sé delle conseguenze inintenzionali non previste e non desiderabili. Un ulteriore blocco degli sfratti si tradurrebbe, infatti, in una quantità decisamente scarsa di immobili in vendita sul mercato con conseguente innalzamento dei prezzi di vendita. Questo penalizzerebbe senz’altro giovani single o coppie di giovani desiderosi di acquistare una casa e rendersi indipendenti dalle famiglie di origine.

Altra questione da considerare è che, con la spada di Damocle del blocco degli sfratti, ben pochi sarebbero desiderosi di affittare il proprio immobile, vista la prospettiva di vederselo poi sequestrare forzosamente. Anche questo andrebbe a discapito di persone, giovani o meno, che necessitano di prendere una casa in affitto.

Vi sono, inoltre, altre considerazioni da fare. Chi ha necessità di disporre del proprio immobile potrebbe avere bisogno di venderlo per fare fronte a una situazione di disagio economico imprevisto e ingenerato dalla crisi economica seguita al lockdown imposto a causa dell’emergenza Covid. Quindi potrebbe trattarsi di persone che hanno necessità di liquidità, per sopravvivere o pagare imposte.

Coloro che possiedono una casa e hanno la necessità di liberarla non necessariamente sono degli “sporchi capitalisti”. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di risparmiatori del ceto medio, che hanno investito nel mattone per avere un reddito in più che li aiutasse ad andare avanti e a sostenere i propri figli in una società che sembra dare sempre meno prospettive ai giovani, in una società in cui l’ascensore sociale si è fermato, ma in cui invece il discensore sociale procede a grande velocità. L’articolo 47 della Costituzione italiana recita: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”. Ma con il timore dell’esproprio dei propri immobili il risparmio e l’accumulazione di proprietà per se stessi e la propria famiglia sarebbero severamente scoraggiati. Presto la civiltà lascerebbe posto alla barbarie e prevarrebbe il tenore di vita di quest’ultima.

La proprietà privata, più che essere tutelata come diritto umano fondamentale, sembra essere semplicemente tollerata nella nostra Costituzione. In generale, l’ideologia che troviamo a sostegno della proposta di proroga del blocco degli sfratti è una sorta di demagogia populista e socialista che mira a giustificare la limitazione del diritto di proprietà per una non ben definita giustizia sociale che, per la sua realizzazione comporta inevitabilmente la violazione del diritto di proprietà.

Anthony De Jasay ha messo bene in evidenza come questa ideologia egualitaria socialdemocratica sia perfettamente funzionale all’obiettivo dello Stato: il mantenimento e la massimizzazione del potere. La proprietà privata, da John Locke in poi, in un’ottica di liberalismo classico, è sempre stata considerata come un efficace strumento da contrapporre, prima, al potere assoluto del sovrano e, in tempi più recenti, come elemento in grado di rafforzare la società civile contro l’onnipotenza dello Stato.

Solitamente era considerato un elemento di forza della società civile sia da parte dei proprietari che dei non proprietari. La demagogia e il populismo non riconoscono affatto questo valore. Al contrario “la procedura democratica (…) può legittimamente modificare o calpestare il diritto di proprietà”.

Ma di quale giustizia sociale stiamo parlando se abbiamo a che fare con un provvedimento che, di fatto, andrebbe a colpire fasce della popolazione che hanno già duramente subito la crisi economica?

Secondo Il Sole 24 ore del 31 luglio 2020, il prodotto interno lordo italiano nel secondo trimestre 2020 ha subito un crollo del 12,4 per cento. Quel ceto medio che ha pensato di investire nel mattone per poter essere in grado di affrontare eventuali tempi bui, sarà nuovamente colpito da un’eventuale proroga del blocco degli sfratti e assisteremmo a situazioni di scontro e disagio sociale, ad un acuirsi sempre maggiore del divario tra pochissimi detentori di grandi ricchezze e il ceto medio, quel ceto medio borghese che già da tempo ha visto ridurre il suo potere d’acquisto e la sua possibilità di mantenere il proprio tenore di vita.

Il risultato sarà la scomparsa del ceto medio, quella categoria di persone che ha ricostruito l’Italia dopo la Seconda guerra mondiale e sulla quale dovremmo ora poter contare per avere almeno la speranza di risollevarci dopo la brutalità con cui l’emergenza sanitaria ha investito la nostra società.

L’importanza della nostra capacità di risollevarci dalla tragedia economico-sanitaria, infine, non può fare altro che condurci a capire che, qualsiasi forma di decrescita economica, non può e non potrà mai essere serena5, ma sarà sempre infelice.

(*) Università degli Studi di Roma Tre
(**) L’articolo di Roberta Modugno è tratto dalla pubblicazione del saggio “Controllare gli affitti, distruggere l’economia” a cura di Sandro Scoppa


di Roberta Adelaide Modugno (*)