La settimana di Confedilizia (Podcast)

lunedì 29 luglio 2024


n. 30 del 27 luglio 2024

 Di seguito la trascrizione dell’intera puntata a cura di Confedilizia.

Un caloroso saluto e un ben ritrovati ai nostri ascoltatori. Numerosi contributi sulla stampa hanno riguardato la conversione in legge del decreto salva casa, con il via definitivo del Senato. Lo stesso ha introdotto diverse semplificazioni in materia di edilizia e di urbanistica, che vanno dall’abitabilità per i mini appartamenti, alla sanatoria per le lievi difformità edilizie, fino al cambio di destinazione d’uso e al recupero dei sottotetti. Per Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, il decreto “risponde ad esigenze dei proprietari di casa e dell’intero settore immobiliare. L’auspicio è che raggiunga presto gli sperati effetti di stimolo al mercato delle compravendite, ma anche di ausilio agli interventi di riqualificazione degli edifici. Sui media anche la decisione dell’ultimo Consiglio direttivo della Bce, che ha confermato i livelli dei tassi di interesse di riferimento per il sistema bancario dell’eurozona. Resta comunque in piedi l’ipotesi di un nuovo taglio a settembre, anche se non c’è alcuna certezza sui dati che giungeranno sino a tale periodo.

Intanto il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento resta al 4,25 per cento, quello sui depositi al 3,75 per cento e quello sulle operazioni marginali al 4,50 per cento. La Bce ribadisce che le future decisioni verranno assunte “di volta in volta a ogni riunione” in base all’evolversi dei dati, con l’obiettivo di favorire un rientro dell’inflazione al livello del 2 per cento e “senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”. In evidenza negli organi di informazione la nuova analisi di Century 21 Italia, che ha messo in correlazione i prezzi degli immobili al metro quadro con la rilevazione condotta dalla Commissione europea con il contributo dell’Istat. “Non le città in cui si “vive meglio” – ha commentato Marco Tilesi ceo per il nostro Paese del colosso immobiliare statunitense – ma quelle in cui le case hanno prezzi più accessibili rispetto alla qualità della vita sperimentata dai loro abitanti”. Dal report emerge che Trieste è la città con il miglior rapporto fra qualità della vita e prezzo degli immobili, mentre Napoli, Roma e Milano si trovano al fondo della classifica. L’analisi ha anche interessato un’altra variabile che maggiormente impatta sulle dinamiche dei prezzi reali degli immobili, ossia la facilità nel trovare lavoro. Questa – è stato messo in evidenza – ha una ricaduta sui prezzi reali degli immobili rilevati sul mercato, sebbene si riscontrano città che hanno un buon rapporto fra la “facilità di trovare lavoro” e prezzo delle case, come ad esempio Brescia e Parma.

In altri contributi stampa uno dei paradossi dell’emergenza abitativa in Italia, che è rappresentato dal fatto che molte case popolari sono vuote o sfitte, in tanti casi da ristrutturare o riqualificare. È un fenomeno assume dimensioni preoccupanti soprattutto in Lombardia, dove si contano decine di migliaia di case popolari vuote, appartamenti disabitati o in attesa di assegnazione. Questo quadro rivela una crescita costante del problema, che si è aggravati rispetto a una stima del 2019, che indicava in 55mila gli alloggi sfitti. Rilevante è anche il numero delle case assegnate in modo irregolare, quasi 10 per cento, oppure occupate abusivamente. Tra le cause della denunciata situazione si possono considerare le speciali condizioni politiche e istituzionali e la gestione dei beni affidata ad enti pubblici, che operano utilizzando il sistema burocratico, adoperando cioè un metodo di gestione degli affari che non può essere controllato tramite il calcolo economico. La soluzione potrebbe passare per la dismissione del patrimonio, che avrebbe anche il vantaggio di arrestare l’emorragia di spese e di incrementare le entrate degli enti.

Il commento di Gianfranco Fabi, giornalista, editorialista al Sole 24 Ore, chiude il presente podcast, che è anche l’ultimo numero prima della sospensione estiva. “Leggerò tante favole ai miei nipotini. Così la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha risposto dopo l’ultima riunione del Consiglio direttivo, a chi le chiedeva che cosa avrebbe fatto durante le vacanze. Una risposta realistica e spiritosa insieme, realistica perché i nipotini sono probabilmente gli unici a credere alle favole del banchiere più importante d’Europa, spiritosa perché pochi minuti prima Lagarde aveva sottolineato con forza come le decisioni della Bce sarebbero state guidate, come ricordava nella nota precedente Annarita Palaia, solo e unicamente dai fatti e quindi non dalle favole. E così, in attesa di metà settembre quando sia la Banca centrale americana sia quella europea dovranno indicare la rotta che verrà seguita, sui mercati finanziari si moltiplicano le previsioni che spesso vanno di pari passo con gli auspici. Se infatti è vero che l’inflazione dalle due parti dell’Atlantico ha fatto notevoli passi indietro rispetto alle fiammate dello scorso anno, è altrettanto vero che sembra esserci qualche resistenza superiore al previsto nel mantenere la rotta in vista dell’obiettivo del 2 per cento. Nel breve termine qualche pur piccola manovra al ribasso è comunque data per scontata entro fine anno, magari piccola proprio perché mantenere le aspettative di ulteriori tagli nei primi mesi dell’anno prossimo è particolarmente importante. Le aspettative sono in fondo il vero rebus della politica monetaria attuale proprio perché le scelte dei mercati e quindi degli operatori economici si basano molto più su quello che potrà avvenire in futuro che non sui dati che appartengono al passato, quei dati che Christine Lagarde mette invece alla base delle decisioni della Bce”.  

(*) A cura di Sandro Scoppa, conduce Annarita Palaia

 (**) La rubrica sospende le pubblicazioni per la pausa estiva. Riprenderà a settembre. 


di Redazione (*)