La riscoperta delle uve rare del casertano: un progetto di valorizzazione

lunedì 8 luglio 2024


Il lavoro di riscoperta delle uve rare e del processo di spumantizzazione ha trovato un importante protagonista nell’azienda di Vincenzo Santagata, Primo Santagata di Alvignano, in collaborazione con l’agronomo Vincenzo Coppola. Questo progetto ambizioso ha portato all’iscrizione del vitigno Ingannapastore al Registro nazionale delle varietà di vite del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, rappresentando un esempio significativo di come la valorizzazione delle varietà locali possa rinvigorire il patrimonio viticolo del territorio. Vincenzo Santagata, attraverso la sua azienda “La Sagliutella Agriturismo”, ha intrapreso un percorso per promuovere il vitigno antico Ingannapastore, caratterizzato da uve a bacca bianca ideali per la spumantizzazione. Questo vitigno è stato utilizzato per produrre uno spumante brut di alta qualità.

La decisione di ripiantare fino a un ettaro di questo vitigno storico è stata una scommessa audace, che ha dato frutti grazie alla notevole acidità delle uve, perfette per la produzione di spumanti di qualità. Il nuovo volume del professor Stefano Del Lungo, “Solopaca. Viticoltura di terroir e uve rare dal Taburno Camposauro alla costa tirrenica”, presentato il 4 luglio a Roma presso la Sala Cavour del Ministero dell’Agricoltura, raccoglie e diffonde i risultati di indagini pluriennali condotte sulla biodiversità viticola campana a Solopaca (Taburno Camposauro), nella Penisola Sorrentina e nel Golfo di Policastro. Questa ricerca è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra il Cnr, il Crea Ve (Viticoltura ed Enologia), la Regione Campania e l’Ais Toscana-Delegazione di Grosseto, esperti campani e imprenditori del settore vinicolo, mirata a riscoprire e valorizzare le varietà antiche e perdute di uve rare della Campania. La pubblicazione di Del Lungo approfondisce il recupero di undici varietà di uva rare, tra cui l’Ingannapastore, e il riconoscimento della Vernaccia d’Arulo, con il Greco nero di Todi. Gli undici vitigni riscoperti includono Tennecchia nera, Tesola nera, Agostina bianca, Uva Urmo bianca, Cocozza bianca, Ingannapastore bianco, Castagnara nera, Suppezza nera, Sabato nero, Reginella nera e Racina piccola nera. Questi sforzi dimostrano l’importanza di dedicare attenzione alle uve rare e alle antiche varietà che rischiavano l’estinzione, contribuendo a salvaguardare la biodiversità e creando nuove opportunità economiche nelle campagne.

Il successo del progetto di Vincenzo Santagata e degli altri protagonisti coinvolti testimonia come la riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni possano invertire il fenomeno della fuga dall’agricoltura, stimolando nuove iniziative imprenditoriali e commerciali nei territori di appartenenza.


di Domenico Letizia