mercoledì 3 luglio 2024
Una formidabile micro-imprenditoria che da fastidio. Con l’avvento di Airbnb e piattaforme simili, in tutta Italia hanno cominciato a moltiplicarsi le strutture ricettive di questo tipo, soddisfacendo la domanda nata in tempi record di turisti e lavoratori, che devono fare i conti con la nuova mobilità e la frequenza mista. Il Paese si è riempito di imprenditori de facto, magari anche ignari del loro nuovo status di business person, che per svariati motivi hanno deciso di affittare una stanza, una seconda casa e così via. Ciò ha scatenato una reazione a catena, visto che il lavoro chiama lavoro, e dall’exploit degli affitti brevi hanno iniziato a beneficiare anche ditte di pulizia, lavanderie, bar e servizi vari.
Ma un dinamismo imprenditoriale così liberale e democratico non poteva durare in eterno, e infatti la macchina statale ci ha messo pochissimo a muoversi in questo senso. I primi ad esprimere fastidio sono stati gli albergatori, come ricorda in un suo articolo sull’argomento il professor Carlo Lottieri sul sito di Nicola Porro. I proprietari e dirigenti di strutture ricettive “classiche” hanno dovuto fare i conti con la proposta a buon prezzo e di ottima qualità degli affitti brevi. E i vari ministri hanno recepito il messaggio. E poi c’è sempre quella fetta di popolazione a cui la libera iniziativa e il profitto non vanno proprio a genio, che decreto dopo decreto mette nel mirino e spazza via tutta la micro-imprenditoria nata dalle buone intenzioni e dal desiderio di un futuro migliore dei cittadini dello Stivale.
Morale della favola: regole e paletti da rispettare per i locatori sono diventati tantissimi e asfissianti. All’obbligo – anacronistico a dir poco – di dover comunicare un qualsiasi ospite alla questura, spedendo copia dei documenti d’identità entro 24 ore – si sono aggiunte diverse incombenze. Ad esempio: ogni ospite deve firmare un contratto, anche se si ferma per un paio di notti. Poi ci sono i segnalatori di fumo, i dispositivi anti incendio, gli estintori, le piantine e così via. Agli imprenditori degli affitti brevi, potrebbe anche passar la voglia di fare. “Come una decina d’anni fa il Governo Monti ridusse ai minimi termini i porti turistici con l’imposizione fiscale, ora con la regolazione il Governo Meloni sta massacrando le innumerevoli micro-aziende di fatto che erano sorte spontaneamente e al di fuori di ogni controllo burocratico”, ha ammesso Lottieri nel suo articolo. “La cosa non può sorprenderci, dato che la realtà di questo Paese la conosciamo da tempo. E l’Italia, non è certo un Paese per imprenditori”, ha chiosato il professore.
di Zaccaria Trevi