Quelle infrastrutture per far crescere il Mezzogiorno

martedì 18 giugno 2024


Queste norme sono rimaste solo buone intenzioni (leggi qui). Il Mezzogiorno non si rilancia ricorrendo alle “percentuali”. Sì, non si risolve il tutto annunciando e dando per scontato che, assegnando una quota percentuale globale delle varie Leggi di spesa, automaticamente possa prendere corpo un processo di recupero di una realtà carica di potenzialità, ma priva di strutture e di infrastrutture capaci di far risalire la china della crescita e dello sviluppo.

Con le “percentuali” non si riesce a garantire nessun risultato. Sono passati ormai più di cinquanta anni e il reddito pro capite medio del Sud è sempre di 21milia euro e quello del Nord è di 41mila euro. Eppure nel Sud, come è emerso proprio ultimamente da una nuova narrazione socio-economica, esistono delle realtà produttive, delle eccellenze imprenditoriali che, se fossero davvero supportate da una adeguata offerta infrastrutturale, consentirebbero all’intero Mezzogiorno un passaggio, nell’arco di un limitato numero di anni (5-8 anni), dall’attuale sua partecipazione alla formazione del Prodotto interno lordo pari ad appena il 20-22 per cento a oltre il 30 per cento.

Nasce spontaneo un interrogativo: esistono gli interventi, le azioni strategiche di medio e lungo periodo, su cui costruire un nuovo impianto strutturale e infrastrutturale? Lo scorso anno, un interessante ricerca fatta dall’Istituto “Divulga” della Coldiretti ha dimostrato che, nel 2022, la carenza della offerta infrastrutturale e logistica del Paese ha prodotto un danno alla nostra economia del valore di 92 miliardi di euro; circa 60 miliardi di tale importo sono relativi all’assenza di una adeguata offerta infrastrutturale nel Mezzogiorno.

Tra l’altro, è utile leggere dei dati che ci danno una immagine chiara di quale sia il supporto delle realtà regionali del Paese nella formulazione del Prodotto interno lordo: il Nord il 56 per cento, il Centro il 22 per cento, il Sud il 22 per cento. Ebbene, senza innamorarci più di “percentuali” e di norme annunciate e mai attuate, penso siamo in grado, senza inventare o programmare nuove opere, ma prendendo in esame il quadro di quelle già programmate e in alcuni casi già supportate finanziariamente, di rigenerare davvero questa vasta tessera del mosaico Paese. Di seguito, riportiamo un quadro di interventi attraverso i quali dare concreta attuazione ad una simile finalità. Per ora, si espone solo un quadro programmatico, poi per ogni intervento si avrà modo di specificare, in modo più mirato, le varie componenti tecnico-economiche. Anticipiamo, quindi, come detto prima, il quadro degli interventi, precisando che se entro 5-8 anni riuscissimo davvero ad attivare la spesa, realizzando i vari interventi organici, il Mezzogiorno sarebbe in grado di portare a oltre il 30 per cento la sua partecipazione nella formazione del Pil (osserva la scheda).

Con poco più di 30 miliardi di euro, potremmo davvero modificare una realtà che non solo raggiungerebbe una soglia superiore al 30 per cento nella formazione del Pil nazionale ma cambierebbe, automaticamente, un altro indicatore gravissimo che caratterizza il nostro Mezzogiorno. E cioè quello già ricordato all’inizio relativo al reddito pro capite: quello del Sud è pari a 21mila euro, quello del Centro è di 35mila euro, quello del Nord è di 41mila euro.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)