Prestazioni sanitarie: così le liste d’attesa non si accorciano

lunedì 10 giugno 2024


Il Governo ha approvato la scorsa settimana un Decreto legge che introduce qualche novità sul tema delle liste d’attesa in sanità.

Innanzitutto un chiarimento: stiamo parlando di modifiche solo marginali, nonostante le elezioni europee incentivino i politici a fare grandi proclami ‒ stando a Il Sole 24 Ore, il ministro Orazio Schillaci avrebbe dichiarato: “Se un paziente deve ottenere una risonanza entro 72 ore l’avrà dove è possibile e a pagare sarà il Servizio sanitario nazionale”. Purtroppo, i problemi sulle liste d’attesa rimarranno. Il motivo principale è che non vengono stanziate nuove risorse. Le uniche risorse spendibili sono quelle già previste dalla Legge di Bilancio 2024 e non ancora spese.

La maggior parte delle modifiche va nella direzione di un maggiore controllo del Ministero della Salute sulle Aziende sanitarie locali nelle regioni, per cui si istituisce una piattaforma nazionale delle liste d’attesa e, presso il Ministero della Salute, un organismo di verifica e controllo che “dovrà vigilare e svolgere verifiche presso le aziende sanitarie locali e ospedaliere e presso gli erogatori privati accreditati”, attribuendo al personale dell’organismo funzioni di polizia amministrativa e giudiziaria. 

Il maggior controllo si estende anche ai pazienti, per cui si istituisce un sistema di conferma e disdetta delle prenotazioni almeno due giorni lavorativi prima della prestazione. I pazienti che non si presenteranno senza disdire dovranno comunque pagare il ticket, “salvi i casi di forza maggiore e impossibilità sopravvenuta” che non è chiaro come verranno verificati. In sostanza, questi interventi mirano a stringere il guinzaglio sul sistema sanitario, che tuttavia più che essere indisciplinato sembra in affanno.

Contemporaneamente, si introduce un’aliquota sostitutiva al 15 per cento sul lavoro straordinario del personale sanitario e si rivedono i tetti sul personale. Inoltre ‒ dal punto di vista simbolico forse quest’ultima è la misura più significativa ‒ per quelle prestazioni che non possono essere fornite ai pazienti tramite l’Ssn nei tempi previsti dai codici di priorità, le Asl dovranno garantire le stesse prestazioni pagandole a strutture private accreditate o in intramoenia, lasciando a carico del paziente il solo ticket. 

Si tratta di un principio già introdotto nel 1998 (D. lgs 124) e mai applicato, per cui in caso di tempi di attesa troppo lunghi il paziente potrebbe rivolgersi al privato chiedendo poi il rimborso all’Ssn. Potenzialmente, questo intervento potrebbe dirottare molte prestazioni, contribuendo a incidere in maniera significativa sulle liste d’attesa. Ma le cifre stanziate sono appunto quelle della Legge di Bilancio 2024, irrisorie rispetto all’entità del problema - per il 2024, si tratta di 500 milioni di euro.

In breve, un po’ di bastone e un po’ di carota, che non risolveranno granché, ma offriranno ai nostri politici qualche occasione per rivendicare qualcosa.

(*) Research Fellow Istituto Bruno Leoni


di Paolo Belardinelli (*)