Istat, a maggio inflazione stabile (0,8 per cento)

venerdì 31 maggio 2024


“A maggio, secondo le stime preliminari, l’inflazione si mantiene allo stesso livello di aprile (0,8 per cento)”. Così l’Istat, che prosegue: “La stabilizzazione del ritmo di crescita si deve principalmente al venir meno delle tensioni sui prezzi dei beni alimentari lavorati (+2,1 per cento da +2,5 per cento di aprile) e di alcune tipologie di servizi (di trasporto e relativi all’abitazione), i cui effetti compensano l’affievolirsi delle spinte deflazionistiche provenienti dal settore energetico, dove i prezzi mostrano un profilo tendenziale in netta risalita, pur restando su valori ampiamente negativi (-11,7 per cento da -12,1 per cento del mese precedente). La dinamica su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” continua la sua discesa (+2 per cento da +2,3 per cento), come anche l’inflazione di fondo, che si attesta al +2 per cento (da +2,1 per cento)”.

Secondo le stime preliminari, indica l’Istituto nazionale di statistica, “nel mese di maggio l’Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2 per cento su base mensile e dello 0,8 per cento su base annua, come nel mese precedente. La stabilità dell’inflazione – specifica l’Istat – sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: in rallentamento risultano i prezzi dei beni alimentari lavorati (da +2,5 per cento a +2,1 per cento), dei servizi relativi ai trasporti (da +2,7 per cento a +2,4 per cento) e dei servizi relativi all’abitazione (da +2,8 per cento a +2,6 per cento)”.

Di contro, “si attenua la flessione dei prezzi degli energetici non regolamentati (da -13,9 per cento a -13,5 per cento) e regolamentati (da -1,3 per cento a una variazione tendenziale nulla) e accelerano lievemente quelli dei beni alimentari non lavorati (da +2,2 per cento a +2,3 per cento). Nel mese di maggio l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera così come quella al netto dei soli beni energetici (entrambe da +2,1 per cento a +2 per cento)”.

Tra le altre cose, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni “registra una flessione leggermente più ampia (da -0,6 per cento a -0,8 per cento) e quella dei servizi è in lieve decelerazione (da +2,9 per cento a +2,7 per cento), lasciando invariato il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (a +3,5 punti percentuali). I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +2,3 per cento a +2 per cento), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto restano stabili (a +2,6 per cento). L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (+1,5 per cento), dei beni energetici regolamentati (+1,2 per cento) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1 per cento). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-1,1 per cento) e dei beni durevoli (-0,3 per cento)”.

“Anche a maggio l’inflazione italiana si conferma ampiamente sotto controllo con un tasso di variazione su base annua (0,8 per cento) tra i più esigui dell’intera Eurozona”. Questo il commento dell’ufficio studi Confcommercio che, comunque, segnala come questa dimensione “virtuosa” potrebbe costituire, però, un rischio per il nostro Paese: “A fronte di tassi di riferimento uguali nell’Euroarea (4,5 per cento), un’inflazione sotto l’1 per cento implica tassi d0interesse reali non coerenti con le necessità di investimento privato a sostegno e completamento delle ingenti risorse pubbliche del Pnrr”.


di Tommaso Zuccai