Il sistema è al collasso e la guerra è la soluzione

venerdì 10 maggio 2024


Quei commentatori finanziari che stanno ancora aspettando che dall’alto giunga la notizia di un cambio direzionale dei tassi di interesse in grado di rimettere in moto l’economia, mi ricordano quei personaggi di Samuel Beckett rappresentati in un’attesa apparentemente infinita per una figura misteriosa chiamata Godot che però non arriva mai. Neppure arriverà la finanza normale, perché stiamo vivendo la più grande crisi della storia e la gente non capisce cosa sta succedendo perché tutto è strettamente collegato alla guerra in Ucraina, a quella in Medio Oriente, alle tensioni estreme con la Cina, all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, alle turbolenze nel settore bancario e ai disavanzi pubblici scandalosi. È dal 2022, cioè da quando le banche centrali hanno deciso il primo aumento dei tassi di interesse, che scrivo che questa sarebbe stata la tendenza di lungo periodo. Ne riassumo i motivi.

In primo luogo, le guerre sono il motore dell’inflazione perché causano scarsità di materie prime. Armi, munizioni e attrezzature contengono, oltre al ferro, metalli non ferrosi come rame, zinco, ottone e stagno, nonché terre rare. Provocando strozzature nel settore metallurgico, abbassano la produttività complessiva perché le armi sono investimenti a perdere. In tale contesto, i tassi di interesse alti non sono la cura perché aumentano i costi di produzione, peggiorando l’inflazione. Se il raccolto è scarso, non è che l’aumento dell’interesse faccia piovere improvvisamente. Non siamo in un contesto di mercato rialzista o di boom speculativo dove l’aumento dell’interesse è efficace nel raffreddare la domanda. Siamo in un contesto in cui il tasso di inflazione è superiore al tasso di crescita economica e, nonostante la domanda sia in calo rispetto all’offerta, i prezzi aumentano lo stesso. Questo fenomeno si chiama stagflazione. Poiché nell’economia il più grande mutuatario è il Governo, un interesse più alto aggrava solo la sua esposizione man mano che rinnova il debito, cosicché il tasso di interesse è spinto a salire sempre di più.

Abbiamo già scritto che la pressione al rialzo dei tassi deriva anche dalla svendita del debito statunitense da parte della Cina che, ovviamente, cerca di ridurre l’esposizione debitoria rispetto a un potenziale nemico. Già l’Amministrazione di Joe Biden, dopo aver ammonito la Cina a non appoggiare la Russia nella guerra contro l’Ucraina, ha di recente minacciato Pechino di sanzioni nel caso le banche del Paese facilitino il sostegno alla Russia. Il che significa che il credito cinese rappresentato dalle obbligazioni statunitensi corre il rischio di essere congelato in qualsiasi momento. Dopo il sequestro delle riserve alla Russia, qualsiasi entità straniera non occidentale sta cercando di ridurre le proprie riserve in titoli statunitensi e europei. Quindi, con la domanda in calo rispetto all’offerta, i prezzi obbligazionari scendono e i tassi aumentano. Tutto ciò ha contribuito a innescare la fuga dei capitali dal settore pubblico verso quello privato. E la fuga dei capitali dal lungo termine al breve termine, alimentando così la crisi del debito sovrano.

Chi, dunque, ha aspettative di una soluzione da parte delle banche centrali, non coglie l’intero problema. Le banche centrali non stanno affatto guidando il mercato ma lo stanno subendo. Ci si dimentichi dei tagli dei tassi, perché il vero problema è la spesa pubblica diventata una delle maggiori minacce per l’economia globale su cui le banche centrali non hanno alcun potere. Come potrebbero regolare la stabilità dei prezzi, quando i loro governi stanno facendo tutto il possibile per portare le rispettive economie al collasso? Non solo Stati Uniti e Europa stanno finanziando guerre e milioni di migranti disoccupati, ma anche l’isteria del cambiamento climatico che richiede l’implosione delle loro intere economie. La persona media non si rende conto che questi pacchetti di aiuti “gratuiti” all’Ucraina, a Israele, ai migranti, al cambiamento climatico, vanno a scapito dei contribuenti occidentali, che stanno pagando per tutte queste misure, peraltro da loro mai votate. Il sistema non è più sostenibile, poiché la spesa improduttiva cresce sempre più velocemente dell’economia produttiva.

L’inflazione che deriva dal sostegno a guerre senza fine sta quindi ulteriormente sprofondando le nazioni nella crisi del debito sovrano, che riguarda la domanda di nuove emissioni. Questa crisi emerge proprio quando il Governo ha sempre più difficoltà a emettere nuovo debito. Perché si dovrebbero acquistare obbligazioni a dieci anni, quando tutto punta verso l’escalation di una guerra che rischia di essere nucleare? Non c’è assolutamente alcun dubbio, quindi, che ci stiamo dirigendo verso un gravissimo default del debito sovrano. Impossibilitati a impedire che la bolla del debito esploda, i finti leader occidentali si sono rivolti al consorzio del Governo unico mondiale emergente guidato dal Forum economico mondiale e al suo capo Klaus Schwab, che li ha convinti alla guerra come via d’uscita e scusa per giustificare la loro rovinosa gestione fiscale e l’inadempienza debitoria, per poi ricominciare tutto da capo con le valute digitali e un folle reset fatto di zero Co2, controllo e riduzione della popolazione e economia degli stakeholder. Il tutto mescolato con l’egualitarismo.

Ecco perché non c’è assolutamente nessuno interessato a cercare la pace mentre c’è, come per il Covid, la censura e il bando per i pacifisti con la scusa risibile che la Russia voglia invadere l’Europa. Arrivano i russi, arrivano i russi! Sarebbe comico come nel film, se non fosse tragico. Ecco anche perché i capi di Governo ormai non si preoccupano di spendere a man bassa, sapendo che la soluzione per mantenere il potere, che sta loro sfuggendo, è ormai la guerra. Questi stolti a cui è stato detto di promuoverla, sono troppo stupidi per capire che c’è chi vuole eliminare il cinquanta per cento della popolazione per salvare il pianeta. Questo è il motivo per cui i sostenitori del cambiamento climatico sono dietro le quinte a tifare per la guerra nucleare.


di Gerardo Coco