Economia del vino 2023

lunedì 18 marzo 2024


A due mesi dal Vinitaly 2024 vediamo i dati economici di un settore strategico dell’economia italiana. La produzione vinicola in Italia rimane un fiore all’occhiello con bottiglie esportate e apprezzate in tutto il mondo. Ogni stagione vinicola è influenzata fortemente dalla variabile climatica che può creare grandi produzioni in termini di qualità, ma anche produzioni abbondanti o limitate in termini di quantità. Come è andata la produzione del 2023? Osserviamo alcuni dati a consuntivo. In base all’ultimo report di Ismea, l’Europa ha subito una forte contrazione della produzione con una diminuzione anche degli scambi internazionali. La produzione si è fermata a 242 milioni di ettolitri registrando un -7 per cento. L’Italia in questo scenario non si è differenziata registrando un record negativo di 39 milioni di ettolitri prodotti. Un minimo storico in linea con l’Europa. Per contro le giacenze di vino sono aumentate considerevolmente grazie alle buone annate di produzione degli anni passati. Oggi sono 51 milioni di ettolitri. Questo risultato mai raggiunto negli ultimi 20 anni è stata però la causa di una lieve diminuzione dei prezzi del 2 per cento dovuta appunto alla eccessiva disponibilità di vino nonostante la produzione contenuta 2023.

Sul fronte degli scambi internazionali, le esportazioni hanno mantenuto stabilità nelle quantità ma con una riduzione dei prezzi. I vini sfusi aumentano i volumi del 19 per cento a discapito dei vini in bottiglia che perdono il 5 per cento. Gli spumanti, al contrario, diminuiscono nei volumi e aumentano i prezzi. Rispettivamente -3 per cento e +2,5 per cento. Il mercato italiano si allinea all’andamento internazionale. I gusti delle persone cambiano e il consumo di vino subisce una riduzione dei volumi. L’Italia registra una diminuzione del 3,1 per cento dei volumi prodotti e venduti con però uno speculare aumento dei prezzi sempre del 3,1 per cento. Niente di diverso dallo scenario mondiale. La vendemmia appena trascorsa ha evidenziato una diminuzione di oltre il 20 per cento dei volumi che inciderà inevitabilmente anche sulle scorte future e sulle vendite.

Le proiezioni fino al 2035 degli analisti presentano una riduzione dei terreni coltivati a vite spesso anche per motivi climatici che portano certe zone a non essere più produttive. Quindi la tendenza rimane alla contrazione anche superiore a quella registrata quest’anno. La sfida dei produttori è proprio quella di rialzare la domanda e l’accostamento al vino soprattutto delle nuove generazioni. Il mercato del vino nei decenni è molto cambiato e affianco al duopolio di Italia e Francia si sono affacciati diversi Paesi anche extraeuropei come Australia, Cile, Argentina, Sudafrica, Stati Uniti che hanno avuto produzioni premiate nei vari concorsi. Non più quindi cantine alle prime armi ma aziende vinicole che possono competere con le storiche aziende italiane e francesi.

Aziende che iniziano ad esportare e a comprimere le quote di mercato europee forti anche di capitali ed estensioni agricole che i Paesi europei non hanno. La produzione di uva da vino in Australia per il 2023 è stimata in 1,3 milioni di tonnellate, inferiore del 24 per cento rispetto al 2022 e la più bassa dal 2000. La riduzione rispetto alla media decennale equivale a circa 325 milioni di litri di vino. Anche il mercato del Sudafrica registra un calo più che peggiore rispetto alla media mondiale. Stiamo parlando di un decremento del 20 per cento a 3,4 milioni di ettolitri, il livello più basso degli ultimi 10 anni. Gli Stati Uniti pur rimanendo il mercato principale mondiale per il vino e il principale Paese importatore nel mondo, nel 2023 assiste ad una contrazione delle importazioni. Il calo dell’11 per cento a 6,5 miliardi di euro rimane in linea con il settore. Attendiamo fiduciosi un 2024 migliore che posa ristabilire le rimanenze ed avere un aumento della produzione vinicola.


di Alessandro Cotturri