Utili record delle banche

venerdì 9 febbraio 2024


L’indice principale della Borsa valori italiana ha scavalcato i 31mila punti superando di slancio il valore precedente alla crisi finanziaria mondiale, causata dal fallimento della Lehman Brothers, nel settembre del 2008. Dissesto finanziario della banca d’affari statunitense che provocò una ondata di vendite nei mercati finanziari causando un brusco ridimensionamento degli indici delle borse valori di tutto il mondo occidentale. Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica. Alla crescita del Ftse Mib di Milano hanno concorso in maniera significativa le banche italiane quotate al mercato dei capitali. Le aziende di credito quotate hanno un peso specifico importante nel mercato borsistico italiano se comparate ai rispettivi mercati finanziari tedeschi e francesi. In sostanza a Piazza degli Affari di Milano il peso delle banche quotate è decisamente superiore a quello di Francoforte e Parigi. Nell’esercizio sociale 2022 e in particolare nel 2023 gli istituti di credito italiani hanno macinato utili senza precedenti. Per alcune banche si è raggiunto il record storico di profitti realizzati in un esercizio economico. I risultati record conseguiti dalle aziende di credito hanno determinato la crescita delle quotazioni delle azioni delle banche e quindi si è incrementata la loro capitalizzazione.

Crescita che si è tradotta in un significativo incremento della capitalizzazione complessiva della Borsa valori italiana che ha superato i 700 miliardi di euro. Il bicchiere può essere considerato mezzo pieno in quanto parte significativa degli utili record conseguiti dalle banche è riconducibile al repentino, e senza precedenti, aumento dei tassi d’interesse di riferimento della Banca centrale europea. Esplosione dei tassi d’interesse che ha consentito alle aziende di credito di aumentare di oltre il 50 per cento il margine d’interesse (differenza tra costo della raccolta di capitali e ricavi derivanti dagli impieghi) su coloro, imprese e famiglie, che avevano contratto finanziamenti a tassi variabili.

È molto probabile che gli effetti positivi per il conto economico degli istituti di credito si protrarrà per buona parte del 2024 per la ragione che la riduzione dei tassi di riferimento da parte della Bce è prevista che comincerà nella tarda primavera dell’anno in corso. È di tutta evidenza che una volta rientrato il costo del denaro a livelli compatibili con il tasso d’inflazione che si registrerà nel 2024; i risultati economici difficilmente saranno ripetibili come quelli conseguiti nel 2023 in virtù della rendita di posizione sui finanziamenti a tasso variabile. In sostanza, si sono verificate delle condizioni di mercato che hanno determinato un utile in parte derivato da componenti straordinari positivi di reddito difficilmente replicabili.

È oggettivamente difficile che le banche in futuro potranno beneficiare di bassi costi della raccolta e di alti margini operativi sugli impieghi. Che cosa succederà quando, speriamo per l’economia al più presto, la rendita di posizione generata dagli alti tassi d’interesse della Bce per le banche verrà a mancare? Quali conseguenze avrà sul conto economico il credit crunch (stretta creditizia) attuata da molte banche? È facile prevedere che le aziende di credito che hanno limitato la stretta creditizia e quindi non hanno ridotto i finanziamenti alle imprese e alle famiglie continueranno a ottenere risultati soddisfacenti. Più complicato sarà il raggiungimento di buoni risultati per quelle banche che hanno puntato solo sulla rendita di posizione generata dal rialzo dei tassi d’interesse.


di Antonio Giuseppe Di Natale