L’Istat rivede le stime dell’inflazione al ribasso

venerdì 15 dicembre 2023


“A novembre l’inflazione scende allo 0,7 per cento, tornando a livelli prossimi a quelli del febbraio 2021 (+0,6 per cento). L’ulteriore calo del tasso di inflazione risente ancora del favorevole andamento dei prezzi dei beni energetici, che a novembre evidenziano una netta flessione sul piano congiunturale”. Così l’Istat, che prosegue: “Un contributo al rallentamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) e alla nuova decelerazione dei prezzi degli alimentari (+5,8 per cento), in particolare della componente lavorata, che esercita un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+5,4 per cento). Infine, l’inflazione di fondo si attesta a novembre al +3,6 per cento (da +4,2 per cento)”.

A novembre 2023, ribadisce l’Istat, “si stima che l’Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,5 per cento su base mensile e un aumento di 0,7 per cento su base annua, da +1,7 per cento nel mese precedente (la stima preliminare era +0,8 per cento). La decelerazione del tasso di inflazione – è sottolineato – si deve prevalentemente ai prezzi degli energetici, sia non regolamentati (da -17,7 per cento a -22,5 per cento) sia regolamentati (da -31,7 per cento a -34,9 per cento), e, in misura minore, al rallentamento degli alimentari lavorati (da +7,3 per cento a +5,8 per cento), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5 per cento a +4,6 per cento) e dei servizi relativi ai trasporti (da +4 per cento a +3,5 per cento). Tali effetti risultano solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +4,9 per cento a +5,6 per cento)”.

Dopo essersi annullata a ottobre, “la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni – osserva l’Istat – scende su valori negativi (a -1,4 per cento), mentre quella dei servizi rimane su valori positivi, sebbene in ulteriore rallentamento (da +4,1 per cento a +3,7 per cento), determinando un ampliamento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+5,1 punti percentuali, dai +4,1 di ottobre). Continuano a rallentare in termini tendenziali i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,1 per cento a +5,4 per cento) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,6 per cento a +4,6 per cento)”.

La diminuzione congiunturale dell’indice generale, termina l’Istat, “si deve principalmente ai prezzi degli energetici non regolamentati (-3,8 per cento), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,3 per cento), dei servizi relativi ai trasporti e degli energetici regolamentati (-0,7 per cento entrambi); tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’incremento dei prezzi degli alimentari non lavorati (+0,8 per cento). L’inflazione acquisita per il 2023 – precisa – è pari a +5,7 per cento per l’indice generale e a +5,1 per cento per la componente di fondo. L’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) diminuisce dello 0,6 per cento su base mensile e aumenta di 0,6 per cento su base annua, in ulteriore decelerazione da +1,8 per cento di ottobre (la stima preliminare era +0,7 per cento). L’Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione di 0,4 per cento su base mensile e un aumento di 0,7 per cento su base annua”.


di Redazione