La settimana di Confedilizia (Podcast)

lunedì 11 dicembre 2023


n. 37 del 9 dicembre 2023

Buongiorno, i saluti più cordiali, ben ritrovati. Dedichiamo l’apertura di questo numero del podcast al Superbonus, al quale la stampa ha dedicato particolare attenzione. Come si ricorderà, il 31 dicembre scadrà l’aliquota agevolata per quei numerosi cantieri ancora aperti che possono vantarne il diritto. Nell’incertezza di eventuali proroghe, l’approssimarsi della deadline solleva l’esigenza, se non di terminare i lavori entro tale data, perlomeno di svolgere quante più lavorazioni possibili, in modo da ricondurle nel Sal di chiusura del 2023 e agevolarle per l’ultima volta con il più generoso beneficio fiscale mai concesso in Italia. Per il Cresme, la fine del Superbonus, a cui si aggiunge l’incognita dei cantieri del Pnrr, peserà sulle previsioni 2024 del settore costruzioni, con investimenti che si attesteranno a una perdita del 8,5 per cento.

Fanalino di coda resterà ancora la costruzione del nuovo, riguardante, soprattutto, l’edilizia residenziale, per la quale l’inflazione e le politiche monetarie restrittive, insieme ai picchi toccati dalle compravendite, hanno determinato un brusco raffreddamento, con valori negativi molto importanti anche nelle aree più dinamiche del Paese. Anche il risparmio delle famiglie va riducendosi mentre i costi di costruzione sono talmente cresciuti da allontanare dalla realizzabilità alcuni modelli di offerta. Sempre secondo lo stesso Centro di ricerche di mercato, le previsioni non lasciano sperare in un salto di qualità nemmeno per il futuro. Accanto a ciò, si pone la contrazione del mercato immobiliare. Secondo la nota trimestrale dell’Osservatorio Omi dell’Agenzia delle entrate, la diminuzione è continuata anche nel III trimestre di quest’anno con un calo del 10,4 per cento delle compravendite rispetto all’analogo periodo del 2022. Ed è apparsa diffusa in tutte le aree del Paese e ha coinvolto tutti i tagli dimensionali.

Un altro argomento trattato dagli organi di informazione più attenti riguarda l’Imu, la patrimoniale che dovrà essere versata entro il 18 dicembre. In vista di questa scadenza, è opportuno ricordare che con la sentenza n. 209 del 2022, la Consulta ne ha riscritto la disciplina per l’abitazione principale. Inoltre, con una recente ordinanza, la Corte di cassazione ha quindi sancito che i fabbricati di nuova costruzione, per essere soggetti all’imposta, devono essere ultimati e utilizzabili, indipendentemente dalla effettiva iscrizione in catasto. A fini impositivi, rilevano infatti le condizioni per l’iscrivibilità ovvero il momento dal quale possono essere considerati fabbricati in ragione dell'ultimazione dei lavori. Sono invece esentati dall’Imu, le unità collabenti, le quali, come chiarito da una risoluzione del Dipartimento delle finanze, vanno considerate fabbricati, ma non hanno capacità contributiva e sono privi di rendita. Sono costituite infatti da immobili diroccati, ruderi, ovvero beni immobili caratterizzati da notevole livello di degrado, che ne determina l’assenza di autonomia funzionale e l’incapacità reddituale temporalmente rilevante.

Sempre in merito all’Imu resta ferma la posizione di Confedilizia, la quale anche in sede di audizione dalle commissioni Bilancio del Senato e della Camera in merito al disegno di legge di Bilancio per il 2024, ha rinnovato la richiesta di un suo azzeramento o, in subordine, il suo dimezzamento, in caso di locazione degli immobili abitativi a canone calmierato (l’onere sarebbe di circa 250 milioni di euro nella prima ipotesi e di circa 80 nella seconda).

Degna di menzione è infine la proposta, ripresa da alcune testate, di una possibile operazione “patrimonio pubblico contro debito”, che avrebbe un orizzonte temporale tra i 10 e 15 anni e consentirebbe allo Stato di introitare tra 200 e 250 miliardi nonché quindi di migliorare la posizione italiana in sede di negoziato sul nuovo Patto di stabilità europeo. Intanto, e in attesa di precisare siffatta proposta, che implica un'architettura innovativa e complessa, il Governo ha messo in campo un'operazione più piccola di dismissioni “secche” con scopi di equilibrio del bilancio statale a breve.

Per concludere si sottolinea il commento di Stefano Magni, giornalista della Nuova Bussola Quotidiana e di Atlantico Quotidiano.

“Il 2023 si chiude con uno scenario di crisi del mercato immobiliare. Una crisi che ha delle radici culturali, prima ancora che economiche. Prova ne è, per esempio, l’assegnazione del premio Ambrogino d’Oro di Milano, il 7 dicembre, a Ilaria Lamera, la studentessa che, nel maggio scorso, ha dato il via alle proteste degli studenti in tutta Italia, contro il caro affitti. Si tratta di un esplicito attacco alla proprietà privata e al diritto del proprietario di fissare liberamente il prezzo dell’affitto della sua casa, da parte del sindaco di quella che è ancora considerata la capitale economica del Paese. Questo è solo l’ultimo dei tanti esempi di uno Stato che si arroga il diritto di fissare i prezzi, dare bonus dove ritiene che sia giusto intervenire, toglierli all’improvviso dove ritiene che non sia più il caso di intervenire e stabilire quanto debba durare un affitto. Questo è il prodotto di uno Stato interventista che sta calpestando sempre più i diritti di proprietà e che ci porterà inevitabilmente verso una deriva latino-americana della nostra economia”.

(*) Il podcast è a cura di Sandro Scoppa con la conduzione di Gianfranco Fabi


di Redazione