Puglia, una regione ricca di potenzialità

lunedì 27 novembre 2023


La Puglia ha tante occasioni, ha tante carte da giocare, ha tante potenzialità che se riuscissimo a trasformare in opere compiute potrebbe raggiungere i livelli di incidenza nella formazione del Prodotto interno lordo del Paese molto più elevati. In proposito, ricordo alcune realtà che spesso conosciamo ma che non riusciamo a trasformare in occasione di crescita e di sviluppo. Elenco e mi soffermo su alcune di tali potenzialità.

L’offerta portuale e interportuale. Bari, Taranto e Brindisi sono riferimenti portuali di primo livello e Manfredonia, Barletta, Molfetta, Gallipoli di secondo livello. Questi due livelli dovrebbero dare vita ad una offerta portuale unica e non a due distinte realtà, cioè all’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico meridionale e del Mare Jonio. Ma come ho già detto altre volte queste realtà dovrebbero essere il riferimento portante di una spa che gestisse contestualmente i vari nodi interportuali, le varie aree di aggregazione, commercializzazione e di distribuzione dei prodotti. In realtà, se costruissimo una società per azioni con una presenza pubblica dominante dell’intera offerta portuale e interportuale riusciremmo ad aumentare in modo rilevante le potenzialità che oggi, invece, inseguono finalità completamente slegate da una visione strategica organica. Forse un’operazione organica riporterebbe nelle attuali realtà portuali una movimentazione che ormai da molti anni è quasi scomparsa. E realtà interportuali vuote potrebbero diventare riferimento intermodale per tonnellate di merci, come quelle del comparto agro-alimentare che nel solo Salento ha superato la soglia di 10 milioni di tonnellate; un dato che da solo produce un margine annuale di oltre 300 milioni di euro; un margine che però per oltre il 90 per cento non rimane in organismi preposti alla gestione della logistica in Puglia.

L’offerta aeroportuale. Quattro aeroporti aperti a voli civili: Foggia, Bari, Brindisi e Grottaglie. È una singolarità questa posseduta da poche altre regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto). In questo caso esiste già una società unica ma si potrebbero, soprattutto, per la nuova funzione dell’aeroporto di Grottaglie identificare tante altre possibili attività imprenditoriali. Quest’ultimo infatti riveste una preminente funzione cargo-logistica e costituisce un esempio di respiro internazionale di integrazione tra trasporto aereo e industria aerospaziale. Lo scalo è già parte integrante del programma internazionale per la produzione in loco delle fusoliere del Boeing 787 e, per questa attività, potrebbe implementare ulteriormente la sua funzione.

L’offerta industriale. Due aree storiche, quella del centro siderurgico di Taranto e quella del comporto della chimica e dell’energia di Brindisi. Due realtà che rischiano di trasformarsi in archeologia industriale e questa non è una denuncia gratuita ma, allo stato, non leggiamo azioni concrete di rilancio organico di tali impianti. Penso sia sufficiente un solo dato: il centro siderurgico aveva raggiunto una soglia di produzione di acciaio di oltre 9 milioni di tonnellate, da ormai tre anni la soglia di produzione si attesta su un valore di appena 3 milioni di tonnellate e, cosa ancora più tragica, allo stato ci sono solo possibili nuovi protocolli, nuovi accordi che non garantiscono nulla se si tiene conto proprio delle esperienze vissute dal 2017 ad oggi, cioè dall’affidamento della gestione del centro siderurgico a ArcelorMittal.

La capillare capacità produttiva del comparto agricolo. La Puglia è la principale Regione agricola del Sud Italia, con una produzione annua di oltre 10 milioni di tonnellate di prodotti agricoli. Tra le colture più diffuse troviamo gli ulivi, che rappresentano l’80 per cento della produzione di olio d’oliva in Italia, ma anche grano, pomodori, ortaggi, frutta, vino e formaggi di altissima qualità. In conclusione, l’agricoltura rappresenta un grande valore per la Regione della Puglia, non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale, ambientale e turistico. La Puglia è una terra ricca di tradizioni e di risorse naturali, che i produttori agricoli locali hanno saputo valorizzare, producendo alimenti di altissima qualità e preservando l’ambiente e la cultura del territorio. Ma la commercializzazione e la distribuzione di questi 10 milioni di tonnellate produce un valore aggiunto che, sulla base di dati effettuati da distinti organismi, denuncia un dato sconcertante: in Puglia, come detto prima, su un valore generato dalla logistica di tali quantità pari a circa 300 milioni di euro l’anno, rimane appena il 10 per cento. Ma questo valore assoluto aumenta ancora, se si considera che negli ultimi anni i servizi di trasporto hanno modificato notevolmente il loro ruolo. La logistica, ormai, è funzione strategica che collega il processo di produzione fino al mercato dei consumatori. La funzione del trasportatore e dello spedizioniere non è più quella di curare il trasporto da un punto ad un altro, ma di offrire catene logistiche con “servizi a valore aggiunto”

L’offerta infrastrutturale esistente e di prossima realizzazione. L’unica opera che, allo stato, ha una rilevanza strategica essenziale è il collegamento ferroviario ad alta velocità Napoli-Bari ed è al tempo stesso la unica opera che attualmente è in corso di realizzazione. Senza dubbio questa è un’opera indispensabile e offre alla intera Regione una interazione funzionale con la Campania; questa opera è, a tutti gli effetti, un cordone ombelicale che sicuramente rafforzerà due economie chiave del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Un’altra opera che è inserita nel Pnrr è quella relativa all’asse ferroviario Taranto-Potenza-Battipaglia; finora però su questa opera siamo ancora nella fase progettuale e autorizzativa. Sarebbe opportuno che la Puglia producesse con la massima urgenza un Action Plan della sua offerta infrastrutturale, in modo da motivare il rilancio organico di alcune realtà produttive che, proprio sai due assi prima richiamati, da aree marginali tornano ad essere aree della convenienza. 

L’offerta turistica. Due milioni e ottocentomila visite per un totale di 12 milioni e mezzo di pernottamenti nonché un aumento della spesa turistica del 2,8 per cento, una cifra pari a 1,7 miliardi di euro. Un aumento del 20,8 per cento di passeggeri negli aeroporti di Bari e di Brindisi. Secondo le analisi effettuate sulla reale potenzialità della offerta turistica è emerso che, allo stato, il comparto non è adeguatamente ottimizzato; in realtà la spesa turistica potrebbe raggiungere una soglia superiore ai 4 miliardi di euro all’anno. Insisto: potrebbe raggiungere e superare tale soglia, se si considera che in soli dieci anni la crescita turistica in Puglia è stata esponenziale. E, sicuramente, fluidificando i collegamenti ed implementando la recettività sarebbe possibile addirittura offrire alla Regione una occasione per dare origine ad un Fondo di rotazione alimentato da una quota parte dei proventi derivanti dal comparto turistico. Un Fondo da utilizzare solo per incrementare la offerta turistica.

L’offerta universitaria. Un’unica Università della Puglia, con un solo consiglio di amministrazione, un solo rettorato e un senato accademico, suddividendo facoltà e corsi di laurea sui territori, in base alle potenzialità di ciascuno, per vincere la scommessa di attrarre più studenti e più investimenti. È l’idea lanciata dal rettore dell’Università “Aldo Moro” di Bari, Stefano Bronzini. Una possibilità, quella della federazione, prevista dall’articolo 3 della Legge Gelmini sull’Università, ma che per il momento non è stata accolta con particolare entusiasmo dagli altri atenei. Bronzini aveva evidenziato quanto fosse funzionale a un potenziamento dell’offerta didattica della Puglia la creazione di una federazione, capace di pesare di più ai tavoli che contano, a Roma, dove si decidono finanziamenti e futuro dei singoli atenei.

Ho elencato sinteticamente e di corsa delle aree macroeconomiche che descrivono una realtà regionale molto distante da quegli indicatori che invece dovrebbero, o meglio, potrebbero descrivere le caratteristiche di questa regione. In realtà, la Puglia potrebbe uscire dall’elenco delle regioni di cui all’Obiettivo Uno e potrebbe partecipare alla formazione del Pil nazionale per una percentuale superiore al 7 per cento, molto lontana dall’attuale 4 per cento. Mi chiedo però per quale motivo, di fronte a queste reali e misurabili potenzialità, ci sia, da molti anni, una completa atarassia, una completa indisponibilità di chi è preposto al Governo della regione mirata ad evitare che il fattore tempo annulli la possibilità di cambiare le linee tendenziali di questa realtà territoriale effettuando una linea strategica efficace. È una atarassia tipica di chi preferisce rimanere “provinciale”, di chi preferisce non crescere. A mio avviso è solo una responsabilità di chi governa la regione, perché i pugliesi non sono così.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)