martedì 14 novembre 2023
Le modifiche alle aliquote contributive e la nuova Irpef comporterebbero, rispetto alla legislazione vigente, un incremento nel 2024 del reddito familiare dell’1,5 per cento. Si tratterebbe di circa 600 euro annui. Questo aumento è attribuibile “per due terzi all’esonero contributivo, per la restante parte alle modifiche dell’Irpef”, secondo il vice del Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, Andrea Brandolini. Il dirigente ha commentato la manovra nel corso della sua audizione in Senato di fronte alle Commissioni Bilancio congiunte. “Rispetto all’ammontare della spesa primaria, l’entità dei tagli disposta dalla manovra appare realizzabile. Se verranno effettuati utilizzando analisi approfondite, che selezionino le misure sulla base dell’efficacia e ne migliorino l’efficienza, non andranno a detrimento della qualità dell’intervento pubblico”, ha aggiunto Brandolini. Inoltre, rispetto al Pil, la spesa sanitaria pubblica diminuirebbe gradualmente per via dell’aumento del finanziamento al Servizio sanitario nazionale. “In prospettiva, l’invecchiamento della popolazione italiana, tra i più pronunciati al mondo, e l’associata diffusione di patologie croniche genereranno ulteriori pressioni per un incremento dell’offerta pubblica di prestazioni sanitarie”, ha spiegato il vice di Bankitalia.
Ma Brandolini ha suonato un piccolo campanello d’allarme: “Per evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l’orientamento per il medio termine”, secondo il dirigente. Il portavoce di Bankitalia ha specificato che, grazie alla manovra, “Quasi tre famiglie su quattro trarrebbero benefici” dalla nuova rimodulazione delle aliquote Irpef. “Le famiglie tra il secondo e il sesto decimo della distribuzione del reddito disponibile equivalente beneficerebbero degli aumenti di reddito più cospicui”, secondo Brandolini con un guadagno fino al 2,3 per cento. Si vedranno infine degli incrementi più contenuti “nei decimi di reddito più alti della distribuzione”. Comunque sia, gli interventi “contribuirebbero a una lieve riduzione della disuguaglianza dei redditi disponibili equivalenti”, ha concluso il vicecapo della Banca d’Italia.
di Redazione