martedì 14 novembre 2023
Nello stesso giorno in cui è stato diffuso da parte del Governo la Nota aggiuntiva al documento di Economia e Finanza (Nadef) tutti abbiamo potuto leggere le seguenti dichiarazioni dei due vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Antonio Tajani sul Ponte sullo Stretto di Messina. In particolare, Salvini ha precisato: “Manterremo l’impegno di aprire i cantieri veri sulle due sponde entro l’estate del 2024 e l’obiettivo è anche quello che il primo treno attraversi il collegamento stabile non fra Messina e Villa San Giovanni ma fra Palermo, Reggio, Roma, Milano, Berlino e Stoccolma entro il 2032”. Mentre Tajani ha ribadito: “L’impegno sul ponte va rispettato tanto più che era stato proprio Silvio Berlusconi a ritirarlo fuori dai cassetti. Per questo si farà di tutto per rispettare le scadenze programmate”. Aggiungo a queste due dichiarazioni quella del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, l’onorevole Tommaso Foti: “Sulla manovra potrà esserci una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale per la realizzazione del ponte ma è difficile che il prossimo anno saremo già agli appalti, allo stato mi sembra che non abbiamo un progetto esecutivo”.
Queste sono le dichiarazioni di due vicepresidenti del Consiglio e del capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia; da queste parole traspare una chiara volontà a realizzare l’opera. Anche l’approccio dell’onorevole Foti è carico di grande concretezza procedurale ma completamente privo di possibili tentennamenti. Quindi, il Governo e la maggioranza parlamentare sono carichi di volontà a fare, a mantenere un impegno programmatico. Invece, sono rimasto colpito negativamente dal fatto che nella Nadef non si parli del Ponte, non si racconti cioè quali siano non tanto le scadenze procedurali che, dopo la relazione sul progetto definitivo da parte del general contractor Eurolink e dopo l’esame della società Parsons preposta alla supervisione e all’alta vigilanza del progetto – e delle decisioni conclusive della società Stretto di Messina spa – consentiranno l’avvio organico del progetto esecutivo, ma non emerga quanto e come si intenda dare possibili forme di copertura all’opera, soprattutto nella fase di avvio della stessa. E ancora più strano, e forse più preoccupante, è che nella Nadef non vi sia un impegno garante del processo legato alle possibili coperture. Chi mi legge ricorderà che pochi giorni fa avevo proposto la nota, che riporto di seguito (vedi qui), da inserire nella Nadef, proprio per consentire agli Uffici della Unione europea di cominciare a prendere atto di una precisa volontà del Governo di chiedere un coinvolgimento della Unione europea nella copertura finanziaria dell’opera, un coinvolgimento analogo a quello che la stessa Unione effettua per la realizzazione del tunnel del Brennero (una partecipazione del 50 per cento) e per la realizzazione del collegamento ferroviario Torino-Lione (una partecipazione del 40 per cento).
Ma di questa, o di altre forme di attenzione al Ponte, nella Nadef non c’è nulla. Tra l’altro, devo ricordare che la Unione europea e in particolare i vari uffici di Bruxelles leggono con molta attenzione la Nadef perché è, a tutti gli effetti, il riferimento chiave del disegno di Legge di Stabilità che, due giorni prima della trasmissione in Parlamento, il Governo dovrà inviare per il previsto parere alla Commissione europea. E quindi gli Uffici sono molto attenti alla Nadef, perché consente loro di prepararsi in modo adeguato e per tempo nella formulazione delle possibili osservazioni, delle possibili raccomandazioni al disegno di Legge di Stabilità. Oltre agli uffici della Comunità penso alla reazione del Commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni e alla commissaria europea ai Trasporti, Adina-Ioana Vălean. Infatti, dopo la loro disponibilità e il loro impegno a supportare l’iniziativa, sicuramente si saranno meravigliati di una simile assenza in uno strumento strategico come la Nadef.
Come vedete, non faccio una critica – come hanno fatto in modo pesante altri, in particolare lo schieramento parlamentare all’opposizione –di mancato mantenimento degli impegni assunti sul Ponte da parte del Governo, ma mi sono fermato a stigmatizzare un comportamento che non è, a mio avviso, stato compiuto da membri del Governo ma da coloro che a livello amministrativo hanno cercato di regalare all’opposizione un’occasione per mettere in crisi il Governo stesso. Sì, è accaduto quello che solitamente definiamo intervento di una “manina sconosciuta”; una “manina” che ha fatto sì che nella Nadef non si parlasse del Ponte e della sua evoluzione programmatica. E che sarebbe poi stato il disegno di Legge di Stabilità a parlarne o meno. Questa scelta, o meglio questo comportamento non capito e non scoperto, è stato un grande danno alla coalizione di Governo e in particolare alla credibilità del vicepremier Salvini e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Devo dare atto che la “manina”, sicuramente di eredi del passato rimasti nell’attuale macchina dello Stato, è stata brava. Questi fedeli del passato sono riusciti a incrinare una linea strategica. Ora spetta all’attuale Governo, spetta a Salvini e a Giorgetti capire e scoprire l’esistenza di coloro che, in modo molto intelligente, cercano di mettere in crisi volontà consolidate del Governo e della maggioranza. So bene che sia il ministro Salvini che il ministro Giorgetti non vogliono vivere impassibili di fronte a queste intelligenti e pericolose forme di destabilizzazione. Ritengo utile precisare che non intendo con questa mia nota fomentare un sospetto, perché la mia denuncia è supportata da un dato inconfutabile: nella Nadef non si fa alcun cenno al Ponte. Consiglio, quindi, sia al ministro Salvini che al ministro Giorgetti di allontanare presenze, all’interno della macchina dello Stato, innamorate di schieramenti e di obiettivi non coincidenti con quelli dell’attuale maggioranza di Governo.
(*) Tratto dalle Stanze di Ercole
di Ercole Incalza (*)