lunedì 13 novembre 2023
Lunedì scorso a Milano l’Ibl ha assegnato il XV Premio Bruno Leoni a John Papola. John, regista e produttore, è stato l’ideatore di due straordinari rap dedicati alla battaglia di idee fra Hayek e Keynes, sulla teoria del ciclo economico. Si tratta di un linguaggio diverso da quelli usuali per fare educazione economica di base, più efficace presso un pubblico giovane. Quei lavori di John hanno raggiunto non migliaia, ma milioni di persone. L’Ibl ha voluto premiarlo per aver fatto benissimo, e su larga scala, ciò che noi stessi proviamo a fare, pubblicando libri, scrivendo articoli, girando le scuole superiori. Cioè trasmettere alle persone quei fondamenti del ragionare microeconomico senza i quali si è cittadini ed elettori disarmati. Innanzi alla politica come ai media. Riprendiamo, di seguito, ampi stralci del bellissimo discorso con cui John Papola ha accettato il Premio Bruno Leoni.
Non ho studiato economia, sono un regista, ho lavorato a Nickelodeon (la tv dei bambini) ed è lì che ho conosciuto mia moglie, poi ho lavorato a MTV e a Spike tv. Come vedete, non ho fatto nulla che fosse anche solo lontanamente serio e poi la serietà è arrivata a me e alla famiglia nel 2008: sono diventato padre, ero sposato, avevo un mutuo e per la prima volta sapevo cosa fossero i tassi di interesse. E così, mentre andavo a lavorare, cercavo di capire cosa stava accadendo nel nostro mondo. Ho cominciato a diventare ogni giorno sempre più inquieto e così mi sono messo a studiare economia e conoscere Hayek e le sue idee. Dopo diversi anni mia moglie mi ha detto: “Non so perché ti piace questa cosa, è noiosa, dovresti fare qualcosa di più creativo”. Decidemmo così di fare una canzone rap, che sembra una stupidaggine pazzesca. Ma è venuto fuori che si trattava di uno strumento straordinariamente efficace per insegnare ai più giovani i concetti di base dell’economia. Per giunta, nel nostro rap sono entrati altri ingredienti, oltre alla musica. Primo, le argomentazioni di entrambi i punti di vista sono trattati con rispetto; secondo, ci siamo divertiti; terzo, diamo per scontato che lo spettatore sia intelligente e non stupido: non gli parliamo con sussiego, gli presentiamo il gergo di questa disciplina: lasciamo che usino Google per approfondire, perché sanno come farlo. E il risultato è stato straordinario: dopo appena due giorni dal lancio, ho visto immagini del nostro rap proiettato in classe in un college da qualche parte dell’America e poi anche in altre parti del mondo.
Fra i diversi video abbiamo ottenuto 20 milioni di visualizzazioni. Molti video sono stati visti in classe dagli studenti, che possono essere dai 20 ai 300, quindi le visualizzazioni sono in realtà molte di più. Metà di tutti gli spettatori sono tra i 18 e i 24 anni. Questo è il potere della musica e del rap. I video sono stati tradotti in più di dieci lingue diverse e continuano ad essere visualizzati ogni giorno. Solo negli ultimi 28 giorni si sono aggiunte 15mila nuove visualizzazioni.
Ho ricevuto molti messaggi che mi hanno confermato circa l’efficacia del nostro lavoro. Il mio professore di cinema, che era un uomo di sinistra, era proprio un marxista, mi ha scritto che i nostri video hanno cambiato il suo modo di vedere il mondo, la sua interpretazione delle politiche e persino come vota. Non ci potevo credere. Mi fa piacere condividere con voi il messaggio di un docente di scuola superiore di nome Chris: “John, sono un insegnante in una scuola media di Wallace, in Idaho. È una piccola città rurale, con una piccola scuola con circa 240 studenti. Insegno economia e commercio, che è un corso obbligatorio per i nostri studenti. Mi hanno parlato del tuo video Fear the Boom and Bust e l’ho mostrato nella mia classe di economia. Gli studenti lo adorano. Bene, mentre cercavo altri video mi sono imbattuto nel tuo secondo rap. L’ho fatto vedere ai miei studenti e, subito dopo, molti di loro si sono messi in testa di fare pure loro un rap per avere più crediti scolastici. In quel periodo la scuola stava preparando un talent show per le vacanze di Natale. Siccome gli studenti erano così entusiasti, ho chiesto loro se volessero interpretare il tuo rap per il talent show. Quando hanno saputo che mi avevi mandato la versione strumentale erano elettrizzati. Ognuno ha contribuito alla creazione dello spettacolo, alcuni hanno lavorato sui costumi, altri hanno lavorato sul ballo, tutti hanno collaborato al testo e alla musica, per capire il significato del testo e trasmetterlo al resto della scuola. Non avevo mai visto i ragazzi lavorare con un tale entusiasmo”.
Questi messaggi mi sono arrivati mentre lavoravo per Spike tv e mi hanno fatto capire che questa era la mia vocazione, che Dio mi aveva fatto capire che questa era la mia strada. Perché se una cosa del genere può cambiare la vita delle persone, se questi video sciocchi che contengono storie importanti di liberalismo hanno questo effetto, allora devo farlo. E così sono diventato un imprenditore, ho lasciato il mio lavoro e ho avviato una società; e naturalmente in America se vuoi avviare un’attività ti trasferisci in Texas, quindi questo è quello che ho fatto. Vorrei concludere con alcune cose. Il messaggio di Hayek ci parla di libertà e di umiltà e questo è molto potente perché la libertà in sé e per sé francamente non è necessariamente grande. La libertà è difficile. La libertà fa paura. In America i nostri giovani hanno sempre più paura della libertà. Sono sempre più spaventati, tanto per cominciare da se stessi. Cercano “safe spaces”. Non so se si dice “spazi sicuri” qui nelle università in Italia. Spero di no. Dobbiamo essere insicuri, dobbiamo avere l’opportunità di sbagliare di essere stupidi, di provare a fare le cose e fallire. La ragione per cui la libertà è essenziale è che non sapete di cosa siete capaci, perché io stesso non so di cosa sono capace, perché nessuno di noi lo sa. Hayek l’ha capito e l’ha chiamato il “problema della conoscenza”. Nessuna autorità centrale può disporre di tutte le conoscenze per sapere quelle che tutti debbono fare. A dire il vero mi sembra che noi stessi non sappiamo davvero cosa dobbiamo fare se non proviamo, magari fallendo e proviamo di nuovo fino a quando non troviamo la cosa che funziona per noi. E questo è il messaggio che ho per tutti noi: se vogliamo conservare il liberalismo e la libertà dobbiamo abbandonare il desiderio di essere protetti, la brama di sicurezza. Altrimenti la nostra vita sarà sempre più rigida, noiosa e, in definitiva, priva di libertà.
di Istituto Bruno Leoni