Amazon e la società in cui vogliamo vivere

lunedì 16 ottobre 2023


Qualche giorno fa il sito del Corriere della Sera ha riportato la notizia che “la Francia ha deciso di imporre una tariffa minima di 3 euro per la spedizione dei libri acquistati a distanza. La misura, in vigore dal 7 ottobre, è pensata per cercare di proteggere le librerie tradizionali dalla concorrenza di Amazon e di altre piattaforme di e-commerce”. In ambito culturale, la Francia è sempre stata molto attiva nell’adottare politiche protezioniste o di mantenimento dello status quo. Se la Francia fa scuola, l’Italia le rimane in scia, vedendo nel “Paese dei Lumi” un modello a cui ispirarsi e, nel limite del possibile, imitare concretamente: con ritardi più o meno ampi siamo arrivati a imporre anche noi un sistema di quote e obblighi piuttosto stringenti “a difesa” della cinematografia nazionale, e a fissare lo sconto massimo del 5 per cento sulla vendita dei libri.

Il problema è che tali misure non vanno a beneficio del consumatore ma di un ristretto gruppo di soggetti. Nel caso della notizia che stiamo commentando, delle librerie fisiche, in special modo quelle indipendenti (non di “catena”) e di piccole dimensioni. Imporre tariffe minime o limiti agli sconti penalizza però, come detto, tutti noi, ma anche le stesse vendite di libri: ovviamente, se un bene costa meno se ne comprerà di più, se costa di più se ne comprerà di meno. Pertanto, dare la possibilità – a chi può farlo – di proporci libri a un prezzo più basso incentiva maggiormente la lettura di cervellotiche politiche pensate per raggiungere tale obiettivo. Con la conseguenza che dovremo rinunciare a qualche piccola libreria ma contestualmente con la probabile richiesta di altre figure professionali all’interno di un mercato dell’editoria che cresce.

Un capitolo del libro di Deirdre McCloskeyIl liberismo funziona (che uscirà tra pochi giorni, pubblicato da Ibl Libri), è dedicato alla presunta “disoccupazione tecnologica”. L’autrice arriva a chiedere ai lettori: vorreste vivere in “una società in cui tutti i posti di lavoro sono protetti, i burocrati decidono a chi assegnare i pochi sussidi straordinari, i giornalisti si concentrano sui perdenti invece che sui vincitori e l’economia scivola nella stagnazione e nella disoccupazione giovanile? Oppure in una in cui le leggi sul lavoro sono flessibili, i lavoratori decidono il proprio futuro, i giornalisti conoscono un po’ di economia e l’economia solleva i più poveri tra noi?”. Riflettere su tali vicende che riguardano Amazon vuol dire anche dover rispondere a queste domande.

(*) Direttore editoriale dell’Istituto Bruno Leoni


di Filippo Cavazzoni (*)