Un milione di posti di lavoro in più in sei mesi

venerdì 22 settembre 2023


Quasi 300mila stabili, si riducono i licenziamenti economici. Nonostante il rallentamento dell’economia, il mercato del lavoro resta vitale. Nei primi sei mesi dell’anno sono stati attivati quasi 4,3 milioni di contratti di lavoro a fronte di quasi 3,3 milioni di cessazioni per un saldo positivo nel periodo di un milione di rapporti di lavoro (erano 962.837 nello stesso periodo del 2022). Il dato – si legge nell’Osservatorio dell’Inps sul precariato – risente in gran parte delle attivazioni di contratti a termine e stagionali, ma c’è comunque una variazione netta positiva tra inizi e chiusure di contratto di oltre 292mila rapporti a tempo indeterminato, dato superiore a quello dei primi sei mesi del 2022.

In genere si registra un numero di attivazioni superiori alle cessazioni mentre nella seconda parte, anche a causa della scadenza di contratti a termine e stagionali la tendenza spesso si inverte. Nei primi sei mesi oltre alla crescita dei contratti stabili si registra un saldo positivo per i rapporti di lavoro a termine (200.384) ma soprattutto per quelli stagionali (362.726). Per i contratti di apprendistato c’è una variazione netta positiva di 21.880 unità mentre per quelli in somministrazione il saldo è positivo per 47.290 unità e per quelli intermittenti di 76.601. Se si guarda ai rapporti stabili attivati si registra nel primo semestre un calo delle attivazioni (da 776.471 a 729.050) più che compensata dalla riduzione delle cessazioni a tempo indeterminato (da 941.875 a 866.106) e dall’aumento delle trasformazioni a tempo indeterminato (da 380.845 a 400.730).

Quasi un terzo delle chiusure di contratto è legato alle dimissioni, segno questo di un mercato in movimento e della convinzione delle persone di poter trovare un’occasione migliore. Le dimissioni, dopo il boom dell’anno scorso, nei primi sei mesi del 2023 sono state oltre 1,04 milioni con un calo di circa il 4,5 per cento. Sono calati anche i licenziamenti economici (- 13,4 per cento), passati dai 274.728 dei primi sei mesi del 2022 (dopo lo stop al divieto deciso per fronteggiare la crisi economica legata alla pandemia) a 237.808. I licenziamenti disciplinari sono in lieve calo a quota 120.030.

Se si guarda al saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi che identifica la variazione tendenziale su base annua delle posizioni di lavoro, a giugno si registra un saldo positivo pari a 459mila posizioni di lavoro con una variazione per il tempo indeterminato di 367mila unità. Il governo con il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon sostiene che i numeri rappresentino il segno “che le politiche del governo stanno funzionando” sottolineando che sono tornati “un clima di fiducia” e “la cultura del lavoro”. Ma la Cgil con il segretario, Maurizio Landini, segnala come ci sia un’emergenza di salari bassi insieme al “peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro”.

In sostanza, a fronte della crescita dei prezzi il lavoro costi meno e le aziende siano invogliate ad assumere di più. Spesso peraltro a part time determinando, qualora l’assunzione con questa modalità sia involontaria, la presenza di una massa di lavoratori poveri anche per la bassa intensità di lavoro. Secondo l’Osservatorio Inps su 4,3 milioni di attivazioni nei primi sei mesi dell’anno solo 2,75 milioni sono full time mentre il resto è con un contratto part time con un’incidenza del lavoro parziale del 35,7 per cento sul totale.


di Redazione