Il rigore paga

venerdì 8 settembre 2023


Se, come sembra, il Governo Meloni dovesse realmente elaborare una Legge di Stabilità improntata al “rigore” senza utilizzare la Finanziaria per elargire “marchette elettorali” finalizzate ad accaparrarsi “qualche voto in più” alle prossime elezioni europee, segnerebbe il definitivo passaggio della presidente del Consiglio da una politica di razza a una vera e propria statista.

Le condizioni dei precedenti governi che si sono permessi il lusso, sulla pelle dei contribuenti italiani che ne pagheranno i danni nei prossimi anni, di poter fare leggi di bilancio senza essere condizionati da vincoli di bilancio imposti dall’Unione europea, non è più ripetibile. Riparare al nocumento arrecato al Paese da una finanza allegra è una esigenza vitale che il Governo deve assumersi.

L’uso aberrante del pubblico denaro per motivi clientelari può influenzare una minima parte dell’elettorato. Chi vota per avere un tornaconto personale è un elettore potenzialmente infedele. Un Esecutivo che ha l’ambizione di governare per l’intera legislatura potrà rendicontare agli italiani le condizioni in cui si trovava il Paese prima del proprio insediamento e i risultati che si sono conseguiti durante il proprio mandato con una politica di un uso appropriato delle finanze pubbliche. Il rigore nella gestione della cosa pubblica è un segnale inequivocabile ai mercati finanziari che tengono sotto osservazione il Belpaese. Il messaggio che ha saputo mandare il Governo ha colto di sorpresa gli investitori internazionali, che si sono ricreduti sull’affidabilità dell’Esecutivo di centrodestra e stanno tornando a scommettere sull’Italia acquistandone di nuovo il debito sovrano. Pianificare, nel quinquennio di legislatura, il rientro entro limiti fisiologici del nostro debito pubblico, significa migliorare il rating delle agenzie internazionali che misurano l’affidabilità creditizia dell’Italia.

La semplice riduzione di 100 punti base (1 per cento) dei tassi d’interesse incide sul costo del servizio del debito pubblico per diversi miliardi di euro. Sui mercati finanziari gli operatori basano le loro decisioni di investimento sulle aspettative. Un governo che persegue nei fatti politiche di rigore fa scattare quel meccanismo virtuoso che induce gli investitori professionali ad acquistare i nostri titoli sovrani. Paesi strutturalmente meno attrezzati economicamente dell’Italia, come la Spagna, il Portogallo e la Grecia, riescono a finanziare il proprio debito a condizioni migliori del nostro. Politiche chiare a medio termine, che indicano un percorso di risanamento, vengono immediatamente premiate dal mercato anche per il fatto che l’Esecutivo Meloni è percepito dai grandi investitori come un governo stabile di legislatura. Il rigore economico, se opportunamente spiegato agli italiani, paga anche dal punto di vista elettorale!


di Antonio Giuseppe Di Natale