Encomiabile il lavoro dei commissari delle Zone economiche speciali

mercoledì 30 agosto 2023


Non voglio fare polemiche con una persona come il commissario Giosy Romano sia perché essendo stato un funzionario dello Stato ho grande stima di coloro che, come nel caso del commissario, lavorano per raggiungere risultati in un sistema in cui non è affatto facile raggiungerli.

Sono costretto però a riportare una precisazione che il commissario aveva ritenuto opportuno fare nei miei confronti sull’avanzamento degli interventi rientranti nel Decreto-legge n. 91 del 20 giugno del 2017, modificato con Decreto-legge del 30 aprile del 2022 e relativo alla istituzione delle Zone economiche speciali. In particolare, il commissario Romano precisava: “Approfitto del gruppo per dare qualche dato che sfugge evidentemente ad Ercole Incalza sulle opere assegnate dal Pnrr. I rilievi della Corte dei conti per le Zone economiche speciali si riferiscono ad opere non assegnate ai commissari di governo. In Calabria, caso emblematico, vale la pena ricordare che il commissario non è soggetto attuatore di alcuna opera. In Campania, al contrario, il commissario è soggetto attuatore di opere per 98 milioni e tutte sono on time, al contrario di quanto ipotizzato. Evidentemente le dichiarazioni fatte non erano annunci vuoti di contenuto. Vale la pena fondare le analisi su dati certi e concreti prima di giungere a conclusioni disancorate dalla realtà”.

Non voglio assolutamente fare polemica ma forse non merito l’accusa di essere un soggetto che giunge a conclusioni disancorate dalla realtà. Ma penso, per convincersi che in fondo la norma sulle Zone economiche speciali è fatta male ed è rivista peggio, sia opportuno leggere le dichiarazioni che lo stesso commissario Romano pochi giorni fa e che riporto di seguito; “Siamo in forte ritardo, Rfi e Anas non hanno indetto le gare per i lavori programmati, come l’adeguamento di diversi impianti ferroviari e il nuovo svincolo di Rosarno. E per gli interventi che incidono sulle aree retroportuali di Gioia Tauro, delle quali il soggetto attuatore è l’Autorità portuale stanno emergendo gravi criticità. Ventisei milioni sono destinati alla urbanizzazione del retroporto. Si tratta di oltre 500 ettari, un’opera davvero strategica che per il 31 dicembre deve essere avviata. Na siamo ancora alla fase di approvazione del progetto” e sempre Romano conclude: “Diversamente dalle altre Regioni, in Calabria le opere finanziate sono state attribuite ai grandi player e non al commissario”. Insisto, emerge dalle dichiarazioni di Romano che giustamente, come ho sempre dichiarato, la responsabilità o il fallimento della norma, una norma varata sei anni fa e che finora ha visto pochissimi atti compiuti, debba ricercarsi in due distinte cause:

Il numero assurdo di aree coinvolte nell’utilizzo delle possibili risorse, dico “possibili” perché, per una serie di motivi che non ritengo utile elencare, le varie erogazioni dei famosi 680 milioni di euro sono filtrate in modo tale da compromettere l’avanzamento sia della fase progettuale, sia di quella autorizzativa, sia infine di quella legata all’avanzamento dei lavori e quindi rendere inutile il provvedimento. Non esiste un piano organico e mirato in grado di ottimizzare davvero le risorse ed attrarre gli interessi di chi intenda investire in una determinata area, di chi intraveda misurabili ritorni di investimento in quanto la offerta infrastrutturale, in quella determinata “area” assicura rilevanti convenienze legate essenzialmente alla presenza di Hub logistici che, per la loro incidenza, superano la dimensione locale e diventano, a tutti gli effetti, nodi con valenza sovra regionale.

Ora sono sicuro che la vera utilità dei vari commissari sarà proprio quella di disporre di denunce analoghe a quella di Romano; il Governo potrà capire che, come avvenne agli inizi degli anni Settanta con le Aree di sviluppo industriale (Asi) del Mezzogiorno, ci stiamo avviando verso la identificazione di aree teoriche, di ambiti potenziali, di scelte utili forse per motivare, al massimo, una campagna elettorale relativa ad un ambito regionale o al massimo interregionale. Ora come sto ripetendo ormai da sette mesi, cioè dall’insediamento dell’attuale Governo, penso sia opportuno che i Dicasteri competenti effettuino un tagliando sullo stato di avanzamento del Decreto-legge sulle Zes e sulle relative modifiche. Sicuramente potranno riscontrare un primo dato che, da solo, denuncia la poca incisività della norma, mi riferisco alla spesa realmente attivata dopo sei anni di vita del provvedimento (forse il 5 per cento); ma l’azione più urgente o, meglio, le possibili iniziative immediate, potrebbero essere le seguenti:

Verificare il funzionamento di esperienze analoghe in Unione europea dove sono in tutto 91 e sono essenzialmente mirate alla attuazione di: Parchi industriali (Industrial Park-Ip), Eco-Industrial Park (Eip), Parchi tecnologici (Technology Park-Tp), Zone franche (Free Trade Zone-Ftz), Distretti per l’innovazione (Innovation District-Id). Tentare di riportare nel Sud esperienze analoghe di Zes in qualche maniera ricadenti nel modello “free tax” come quelle relative al Porto Franco di Trieste, al Porto Franco di Venezia, alla Zona franca doganale di Portovesme.

Verificare in modo attento e capillare se le Zes che vorremmo creare al Sud rispondano davvero alle norme europee per la concessione di aiuti alle aree Zes e cioè “le agevolazioni possono essere riconosciute solo per la creazione di un nuovo stabilimento o per l’ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente, solo per la diversificazione della produzione di uno stabilimento esistente per ottenere prodotti mai fabbricati prima, solo per un cambiamento fondamentale del processo di produzione complessivo di uno stabilimento esistente ed infine il richiedente deve contribuire con fondi propri per almeno il 25 per cento dei costi ammissibili dell’investimento.

Ripeto questo tagliando porterà alla scoperta di sostanziali scostamenti dalle direttive comunitarie e forse dallo stesso nostro Decreto-legge e finalmente il Governo potrà rivedere questa operazione che in molti casi ha rivestito, come ho detto prima per le Asi, un banale impegno elettorale, un discutibile clientelismo provinciale. Bisogna fare presto perché altrimenti questo ormai consolidato fallimento ricadrà anche sul nuovo Governo e, soprattutto, ricadrà su aree del Mezzogiorno che hanno intravisto nelle Zes la unica occasione per la crescita.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)