L’inquinamento si riduce soltanto con la crescita economica?

martedì 8 agosto 2023


Il cambiamento climatico è uno dei pochi argomenti di dibattito ritenuti di primaria importanza tanto dalle principali istituzioni internazionali, quanto dalla cittadinanza. Questo poiché solleva considerazioni profonde sui consueti modelli di consumo e produzione, con impatti tangibili sulla quotidianità di ciascun individuo.

Nel ridefinire le abitudini delle persone e i modelli produttivi delle imprese, considerando il loro impatto sull’ambiente, emerge la necessità di individuare un punto di equilibrio ottimale tra benessere economico e sostenibilità. Viceversa, un sacrificio eccessivo in termini di produzione rischierebbe di rivelarsi un approccio carente di lungimiranza, in quanto fornirebbe un incentivo a invertire la rotta in momenti di crisi, minando così gli sforzi compiuti.

A partire dagli anni Novanta, si è diffusa una concezione secondo la quale non sarebbe necessario ricercare alcun equilibrio: sino a un determinato livello di reddito pro capite, i consumi a elevato impatto sull’ambiente aumentano; superata tale soglia, diminuiscono senza che sia necessario alcun intervento esterno. Questo modello è descritto dalla cosiddetta “curva ambientale di Kuznets”, che ha la forma di una “U rovesciata” e riprende la funzione che lo stesso Kuznets aveva precedentemente elaborato per mostrare l’andamento della disuguaglianza economica in relazione al reddito.

L’economista Bruce Yandle si espresse nel 2002 in una sua pubblicazione su questo tema, sostenendo che “se la crescita economica fa bene all’ambiente, le politiche che stimolano la crescita (…) fanno bene all’ambiente”. In altri termini, l’ecologismo non è che un aspetto dell’economia: non serve elaborare complesse politiche verdi, ma è sufficiente focalizzarsi su come generare ricchezza e il resto verrà da sé.

A supporto della curva ambientale di Kuznets, si possono individuare alcune motivazioni che confermerebbero il legame tra reddito e riduzione di consumi inquinanti. In primo luogo, il benessere economico è generalmente associato a una maggiore domanda di politiche ecologiche, quindi a una maggiore attenzione dei governi verso le tematiche ambientali. Il secondo elemento che avvalora la tesi di Kuznets è che nei Paesi con standard economici più elevati, le imprese dispongono di tecnologie più moderne ed ecosostenibili. Infine, il sistema economico degli Stati più sviluppati si regge maggiormente sull’erogazione di servizi e meno sulla produzione industriale di beni, che tende a essere delocalizzata in aree con costi minori della manodopera, diminuendo così l’impiego di fattori inquinanti.

Sebbene tale teoria sia stata formulata sulla base di rilevazioni empiriche e risulti di immediata comprensione, essa presenta alcuni limiti che ne mettono in discussione l’infallibilità. Nonostante la crescita economica possa stimolare l’attenzione verso le questioni ambientali, infatti, è fondamentale riconoscere che tale correlazione è influenzata da fattori sociali e istituzionali più ampi, quali una diffusa sensibilità verso i temi ambientali e un sistema politico in grado di rappresentarla. Inoltre, nonostante l’aumento del reddito possa agevolare l’adozione di tecnologie sostenibili, sono sempre la consapevolezza ecologica di consumatori e imprese, insieme all’azione dei governi, a determinare un effetto positivo reale sull'ecosistema.

Tra l’altro, la conversione delle economie avanzate a favore dell’erogazione di servizi e la tendenza a delocalizzare le attività più inquinanti potrebbe semplicemente spostare l’inquinamento altrove invece di risolvere il problema. Ne consegue che questa non sia una strategia adottabile a livello globale.

In conclusione, nonostante la curva ambientale di Kuznets fornisca una buona approssimazione del legame tra reddito e inquinamento, la politica deve tenere conto delle sottigliezze che sono sottese in tale modello per fornire risposte adeguate, evitando di cadere nella tentazione di semplificare eccessivamente situazioni complesse e di sottrarsi alla responsabilità di individuare un corretto equilibrio di lungo termine tra crescita economica e sostenibilità ambientale.


di Riccardo Cantadori