Imprese e famiglie nella morsa della stretta creditizia

giovedì 6 luglio 2023


I banchieri italiani difendono la politica monetaria della Banca centrale europea, adducendo come motivazione la necessità di contrastare l’inflazione per perseguire l’obiettivo di contenere la crescita dei prezzi al 2 per cento. È come chiedere all’oste se il vino è buono.

Bontà loro, si rendono però disponibili ad allungare i termini contrattuali dei mutui a tasso variabile, per alleggerire la rata che è cresciuta a causa della rapida impennata dei tassi di riferimento che non ha precedenti storici. Il maggior costo del finanziamento lo devi comunque pagare, ma ti diamo la possibilità di onorarlo in un periodo più lungo.

Gli errori di politica monetaria realizzati dai governatori delle Banche centrali li stanno pagando le famiglie e le piccole imprese! Il tutto a vantaggio degli Istituti di credito che, almeno in Italia, hanno smarrito la funzione propria dell’attività creditizia, che dovrebbe istituzionalmente essere quella di finanziare le imprese (credito alla produzione) e le famiglie (credito al consumo). In sostanza, l’esplosione dei tassi d’interesse consente alle banche di aumentare i margini operativi sui finanziamenti già erogati. In contropartita, non sussiste un correlato aumento del costo della raccolta che remuneri in maniera simmetrica i depositanti.

Non esistono gli stessi automatismi in relazione ai tassi attivi sui finanziamenti a tasso variabile e il pagamento degli interessi passivi ai depositanti. I risparmiatori, per ottenere eventuali adeguamenti dei tassi, devono richiedere espressamente un aumento dei tassi d’interesse sui loro depositi che le banche possono rifiutare (spesso lo fanno).

Sul Sole 24 Ore di ieri veniva riportato un rapporto della Jefferies Investment Banking. La fonte è la Bce e i dati sono aggiornati a fine maggio del 2023. Dal rapporto, che scopre l’acqua calda, emerge che in Italia è in atto un significativo credit crunch (stretta creditizia) per le piccole imprese e per le famiglie. “In Italia il credito si è ridotto del 2,3 per cento rispetto ad una crescita degli impieghi bancari in Germania del 7,7 per cento e del 6,2 in Francia”. Gli effetti della stretta creditizia si stanno manifestando nella riduzione della propensione agli investimenti delle imprese e negli acquisti di beni durevoli delle famiglie, con conseguente raffreddamento dell’economia.

Ho, tuttavia, la percezione che i dati del report siano ancora ulteriormente peggiorati per le Pmi. Ma quali sono le cause del peggioramento degli impieghi da parte delle banche italiane? C’è carenza di risparmio depositato presso gli Istituti di credito? Una prima motivazione è lapalissiana: l’aumento dei tassi, su quanto hanno già erogato, permette alle aziende di credito di aumentare i ricavi senza i rischi connessi all’impiego di nuovi finanziamenti. I depositi liquidi sui conti dei risparmiatori continuano a essere a livelli record. È da diversi anni un fenomeno che si è accentuato durante il periodo del Covid: le banche italiane si limitano a erogare finanziamenti alle piccole e medie imprese solo quando sono assistite da contro-garanzie rilasciate dal Mediocredito centrale, trasferendo il rischio, in larga misura, sulla fiscalità generale. Il Mediocredito centrale-Banca del Mezzogiorno ha la funzione di facilitare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese e dei professionisti che hanno difficoltà. Ed è un eufemismo, soprattutto per ottenere finanziamenti bancari prestando garanzie fideiussorie a favore delle aziende di credito. Il paradosso è che, spesso, nonostante la garanzia pubblica, le banche non finanziano lo stesso.

La verità e che le banche non sanno o non vogliono più fare credito. Si avvalgono di “sistemi esperti”, gli algoritmi utilizzati sono stati concepiti per aziende di grandi dimensioni, ovvero per un tessuto imprenditoriale diverso da quello italiano che è composto, per oltre il 95 per cento, da piccole e medie imprese. In linea teorica, le banche dovrebbero svolgere una funzione essenziale per il sistema economico, in quanto sono autorizzate per legge a raccogliere risparmio e utilizzare lo stesso per effettuare investimenti. Pertanto, la banca dovrebbe essere l’impresa che trasforma il risparmio raccolto in investimenti attraverso i finanziamenti alle imprese e alle famiglie che sono il motore dell’economia di mercato.

La funzione storica delle banche, all’uopo autorizzate, era quella di orientare i finanziamenti (funzione creditizia) verso le imprese sane che, con il sostegno delle aziende di credito, sviluppano la loro attività, generando nuova ricchezza e posti di lavoro. Il credit crunch sta colpendo indistintamente sia le aziende sane che quelle più fragili. Oggi, di fatto, le banche sono diventate un supermarket finanziario dove l’attività fondamentale (erogazione di finanziamenti) è diventata marginale rispetto alle più lucrose – e prive di rischi – attività “collaterali” e “complementari”, come la gestione del risparmio e i servizi come il pagamento delle utenze. Non ci sono più i banchieri e le banche di una volta!


di Antonio Giuseppe Di Natale