Istat, rallenta il “carrello della spesa”: inflazione al +8,2 per cento

martedì 16 maggio 2023


L’Istat stima al ribasso le stime sull’inflazione ad aprile. I prezzi sono cresciuti dello 0,4 per cento su base mensile e dell’8,2 per cento su base annua, da +7,6 per cento nel mese precedente e a fronte di un +8,3 per cento della stima preliminare. È quanto rileva l’Istat precisando che la fase di rientro dell’inflazione si interrompe, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati. Frenano invece i prezzi dei prodotti alimentari lavorati e non lavorati. Si accentua ad aprile la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” che comprende i beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Il mese scorso l’indice ha fatto segnare un +11,6 per cento contro il +12,6 per cento di marzo.

L’Istituto di statistica precisa inoltre che nel settore alimentare, evidenziano un’attenuazione della crescita sia i prezzi dei prodotti lavorati (da +15,3 per cento a +14,0 per cento), sia quelli dei beni non lavorati (da +9,1 per cento a +8,4 per cento). L’accelerazione del tasso di inflazione si deve all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9 per cento a +26,6 per cento) e, in misura minore, a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3 per cento a +6,9 per cento) e dei servizi vari (da +2,5 per cento a +2,9 per cento). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli energetici regolamentati (da -20,3 per cento a -26,7 per cento) e dal rallentamento di quelli degli alimentari lavorati (da +15,3 per cento a +14,0 per cento) e non lavorati (da +9,1 per cento a +8,4 per cento), dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5 per cento a +3,2 per cento) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,3 per cento a +6,0 per cento).

L’Istat precisa inoltre che l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,3 per cento a +6,2 per cento, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,4 per cento a +6,3 per cento. L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,4 per cento), degli energetici non regolamentati (+2,3 per cento), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0 per cento), degli alimentari lavorati, dei beni non durevoli e dei servizi vari (tutti e tre a +0,5 per cento); tali effetti sono stati solo in parte compensati dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-19,6 per cento). Sempre a livello congiunturale, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,9 per cento su base mensile, aumento più accentuato rispetto a quello del Nic, a causa della fine dei saldi stagionali prolungatisi in parte anche a marzo.

Il riaccendersi del carovita ad aprile, spiega l’Istat, è causato principalmente dall’accelerazione dei prezzi delle divisioni di spesa che includono i prodotti energetici, di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +15,1 per cento a +16,9 per cento) e dei trasporti (da +2,6 per cento a +5,1 per cento), a cui si aggiunge un’accelerazione più contenuta dei prezzi di ricreazione, spettacoli e cultura (da +3,9 per cento a +4,9 per cento), dei servizi ricettivi e di ristorazione (da +8,0 per cento a +8,4 per cento) e degli altri beni e servizi (da +3,8 per cento a +4,4 per cento). Tali dinamiche sono state solo in parte compensate dalla decelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +13,2 per cento a +12,1 per cento), di mobili, articoli e servizi per la casa (da +7,8 per cento a +7,4 per cento) e delle comunicazioni (da +0,9 per cento a +0,4 per cento. L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3 per cento per l’indice generale e a +4,5 per cento per la componente di fondo.


di Redazione