Corte dei Conti Ue, la bacchettata alla Bce sulla vigilanza

venerdì 12 maggio 2023


La Corte dei conti europea richiama la Bce a proposito dei rischi delle banche vigilate. Secondo Mihails Kozlovs, membro della Corte Ue la banca centrale “dovrebbe impedire la cattiva gestione dei rischi di credito perché può portare le banche al fallimento. Si tratta di un aspetto essenziale vista l’importanza che riveste la fiducia nel settore bancario, soprattutto in una congiuntura economica complessa come quella attuale”. La relazione della Corte dei conti rileva come sistematicamente i requisiti patrimoniali chiesti dalla Bce alle 110 banche vigilate in 21 Paesi non siano stati proporzionali al rischio. Al contrario: proprio con gli istituti più esposti la banca centrale europea si è sistematicamente posizionata sulla fascia più bassa quanto al capitale ulteriore richiesto a copertura di rischi o crediti non performanti (requisiti Srep). Gli auditor dell’Ue hanno anche bacchettato la carenza di personale addetto alla vigilanza bancaria (sia assunto dalla Bce e sia designato dalle autorità di vigilanza nazionali), segnalando come in media i lunghi cicli di vigilanza (13 mesi) possano dar luogo a valutazioni datate.

I revisori contabili concedono comunque i buoni risultati ottenuti da Francoforte nel calo dei crediti deteriorati pregressi delle banche. Secondo l’audit la banca centrale non ha poi fatto sistematico ricorso ai propri poteri di vigilanza quando le banche non erano dotate di processi e dati solidi per individuare e misurare i crediti deteriorati. La relazione non dà alcuna valutazione di tipo geografico in una analisi che affronta soprattutto gli interventi richiesti rispetto alla rischiosità delle esposizioni delle banche. Chiede alla Bce di fare di più per avere più “garanzie che il rischio di credito sia gestito e coperto in modo adeguato”: “Controlli carenti e una copertura insufficiente del rischio di credito da parte delle banche possono compromettere la tenuta di queste ultime nonché quella del sistema finanziario”, afferma la relazione. Rileva anche “soglie obsolete” usate e metodi “non sufficientemente integrati con altri sistemi utilizzati per effettuare e documentare le valutazioni Srep”.

La raccomandazione è dunque quella di “rafforzare la valutazione dei rischi delle banche”, “ottimizzare il processo di revisione e valutazione prudenziale”, e “applicare misure di vigilanza che assicurino meglio una sana gestione e copertura dei rischi da parte delle banche”. La Bce da parte sua ha rivendicato che “l’approccio scelto è il più efficiente ed efficace come dimostrato dalla riduzione dei crediti non performing”. Ha segnalato come “adeguato” l’approccio graduale per ridurre i crediti deteriorati delle banche, considerando anche il possibile impatto che interventi troppo repentini avrebbero potuto avere sull’economia. Nel primo trimestre 2017, ha ricordato, i crediti deteriorati delle banche erano 866 miliardi di euro e si erano ridotti del 48 per cento tra la pubblicazione delle linee guida Bce e il primo report sulle attese di copertura nel quarto trimestre 2020. “Grazie a questa riduzione del livello degli npl, il deficit aggregato delle aspettative di copertura è stato pari a soli 20 punti base delle attività ponderate per il rischio nel quarto trimestre del 2020”.


di Redazione