L’elettrico costa… e convince pochi

giovedì 11 maggio 2023


Un’analisi sul mercato italiano dell’auto che “sta gradualmente cambiando pelle, ancora molto lontano nei numeri dai livelli pre-Covid”, senza dimenticare la crisi dei chip e la guerra in Ucraina. Le compatte, per esempio, nel 2022 hanno il perso il 22 per cento. Allo stesso tempo avanzano i segmenti di lusso. Non solo: il noleggio a lungo termine resta un canale privilegiato “nella gestione della transizione, consentendo a tutti, privati e flotte, di ridurre i rischi dell’incertezza con costi certi e predeterminati”. Mentre “le auto elettriche arretrano, confermandosi la soluzione giusta per pochi, che risiedono principalmente nelle grandi città. Grazie a costi di produzione più competitivi, i costruttori dell’Est (Europa e asiatici) conquisteranno nei prossimi anni crescenti fette di mercato (in Italia il 4 per cento al 2030), a scapito dei brand tradizionali del Vecchio Continente. Dal 2015 ad oggi l’Europa ha perso la produzione sul proprio territorio di 5 milioni e 300mila vetture, oggi prodotte per lo più in Cina”.

Questo il quadro emerso dallo studio condotto da Aniasa e Bain & Company “Il vento dell’Est soffia sull’automotive”, un’indagine annuale sulla mobilità degli italiani presentata nel corso della conferenza stampa annuale dell’Associazione tenutasi a Milano. Il settore automotive, secondo quanto spiegato, è “destinato a cambiare molto più di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni. Non solo nuovi modelli, anche nuove motorizzazioni (Bev, Hev), nuovi produttori (dall’Est), nuovi modelli di business, nuovi mix di segmenti (più grandi), nuovi canali (noleggio). Il parco circolante cresce e invecchia”.

Secondo la ricerca, gli italiani “sono disorientati (anche dai tempi di consegna molto posticipati), rimandano l’acquisto dell’auto e per lo più finiscono per tenersi la propria, come confermato dal drastico crollo delle rottamazioni (-30 per cento nel 2022 rispetto al 2021), con quasi mezzo milione in meno di vetture rottamate. La naturale conseguenza di questi fattori è una crescita continua del parco circolante, nonché della sua età media, che ormai ha raddoppiato i livelli di 20 anni fa, superando i 12 anni di età per vettura. E quando gli italiani devono proprio cambiare l’auto, preferiscono sempre di più noleggiarla anziché acquistarla”.

L’elettrico a sua volta “costa (e convince pochi). La progressiva elettrificazione sta portando ad un graduale disimpegno dei Costruttori tradizionali dal segmento delle utilitarie. Il segmento A, storicamente molto rilevante in Italia, con quote pari ad un quinto del mercato, ha iniziato ad arretrare, fino a toccare quota 15 per cento, a beneficio dei segmenti auto più grandi (e costosi). Crolla quindi, almeno per il momento, il falso mito delle piccole elettriche da città: ad oggi i veicoli elettrici ottengono la quota maggiore nei segmenti di vetture medio-grandi. Nelle immatricolazioni del primo trimestre del 2023 – è notato – la quota Bev nelle vetture medie e grandi è pari a circa il 13 per cento del totale mercato, contro il 2,6 per cento nelle compatte. Le Bev si confermano, inoltre, più concentrate nelle grandi città. A vincere sono sempre i motori benzina e le auto ibride mild”.

Italo Folonari, vicepresidente Aniasa, ha commentato: “Uno dei trend inarrestabili del mercato auto italiano che emerge con chiarezza dallo studio è senza dubbio la crescita del noleggio come canale di acquisizione dell’auto. Chi cambia l’auto, piuttosto che comprarla preferisce noleggiarla. La quota di vendite a privati è ormai in calo da alcuni anni e il noleggio riempie il vuoto grazie ai costi certi e alla possibilità di spalmare su più anni il costo del rischio tecnologico. Il trend è destinato a proseguire anche nel 2023, come mostrano i dati dei primi quattro mesi dell’anno”.

Gianluca Di Loreto, partner Bain & Company, ha aggiunto: “In un contesto di incertezza come quello attuale, la centralità, per gli italiani, dell’aspetto economico legato alla mobilità emerge con forza: pur preferendo i marchi europei, un italiano su cinque sta già considerando marchi cinesi e asiatici perché più convenienti, anche se di minore qualità. Il futuro è già qui: l’assetto del mondo automotive si sta spostando velocemente verso Oriente. In questo contesto è quindi necessario e urgente che l’Italia acceleri gli investimenti sulla filiera auto, riaffermando il proprio ruolo industriale nel comparto: la chiave è puntare sulle eccellenze del Made in Italy (i “Campioni nazionali” del settore) attraverso il progressivo superamento delle vecchie tecnologie, storico fiore all’occhiello del Paese, per sviluppare nuovi centri di eccellenza e competenza nel mondo dell’elettrificazione”.


di Tommaso Zuccai