Il crowdfunding come opportunità

martedì 9 maggio 2023


Il fallimento della Silicon Valley Bank (Svb) avvenuto lo scorso marzo ha destato preoccupazione non solamente tra gli analisti finanziari, ma anche tra le molte start-up statunitensi che vedevano nel colosso californiano un punto di riferimento per finanziare iniziative imprenditoriali ad alto rischio, difficilmente convincenti per le altre banche. Svb era per loro molto più di un istituto di credito: rappresentava una realtà che univa centri di innovazione, imprenditori e fondi di venture capital. Date le dimensioni di Svb, la sua caduta ha sollevato un dibattito sulla solidità del sistema bancario sia negli Stati Uniti che in Europa. Il successivo crollo di altre grandi banche americane, come la First Republic di San Francisco (acquisita da JP Morgan per 10,6 miliardi di dollari) e la banca europea Credit Suisse, ha evocato in molti i ricordi della crisi finanziaria mondiale del 2007-2008. Secondo Bankitalia, le banche italiane sono sufficientemente solide da non correre grandi rischi. Tuttavia, i timori non si limitano agli istituti di credito, ma si estendono agli effetti che una crisi finanziaria avrebbe sul bilancio italiano, su cui grava il debito pubblico più alto dell’eurozona in rapporto al Pil dopo la Grecia. Il susseguirsi delle emergenze, dalla crisi sanitaria a quella geopolitica, ha fatto sì che si diffondesse l’idea, condivisa dal governo, non tanto di abbassare il debito quanto di agire sul Pil, mirando a stimolare la crescita.

Ma come fare a sostenere la crescita economica di un Paese se le sue imprese sono in gran parte di Piccole e medie imprese poco propense a quotarsi in borsa e che hanno difficoltà ad accedere al sistema creditizio tradizionale guidato da banche che, per effetto dell’aumento dei tassi, oggi prestano denaro a costi elevati e che ora meno che mai possono finanziare idee rischiose? Una possibile risposta viene dal crowdfunding. Il crowdfunding è un sistema di finanziamento alternativo rispetto a quello offerto dalle banche e da altri intermediari finanziari. L’esito di un finanziamento, infatti, non dipende dalle valutazioni del singolo istituto di credito, ma dalla capacità di chi propone un progetto di convincere un numero di investitori sufficiente a finanziare l’iniziativa. La remunerazione per l’investitore può consistere in interessi sul prestito, partecipazioni nel capitale di rischio dell’azienda in cerca di liquidità o accesso privilegiato a determinati prodotti o servizi, a seconda della tipologia di campagna di crowdfunding che l’imprenditore intende avviare. Questa varietà consente a chi richiede i fondi di intercettare gli investitori più adatti al suo progetto: ad esempio, una start-up tecnologica potrebbe offrire come ricompensa dei servizi premium, mentre un’impresa edile probabilmente preferirebbe restituire il capitale raccolto con gli interessi. Inoltre, molte iniziative richiedono quote minime da investire spesso sotto i 500 euro, favorendo la diversificazione del portafoglio e riducendo il rischio di chi vuole far fruttare i propri risparmi.

Grazie alla varietà di campagne di crowdfunding disponibili, gli investitori possono selezionare quelle iniziative che meglio corrispondono ai loro interessi. Per queste ragioni, il crowdfunding è una modalità di finanziamento “dal basso” che non risponde solamente alla necessità delle imprese di reperire fondi, ma consente anche uno scambio di feedback tra chi investe e chi chiede liquidità, agevolando sia il finanziamento che lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali. In Italia, alcune piattaforme di crowdfunding, come Mamacrowd e Crowdfundme, offrono la possibilità di investire in progetti di vario tipo, mentre altre, come Concrete Investing e la bolognese Build Lenders, si concentrano esclusivamente sul settore immobiliare. Il crowdfunding non può mettere in pericolo la centralità delle banche nel nostro sistema creditizio, ma ha tutti i requisiti per diventare un punto di riferimento importante per start-up e Pmi e per spingere gli italiani, tradizionalmente risparmiatori, a investire nell’economia reale.


di Riccardo Cantadori