Quanto ci costa lo yacht dell’oligarca

martedì 18 aprile 2023


Ha raggiunto nove milioni di euro il costo che lo Stato italiano ha finora sostenuto per il mantenimento dello yacht a vela di Andrej Melnichenko, l’oligarca russo considerato dalle autorità europee tra i quaranta uomini più vicini a Vladimir Putin. Quasi settecentomila euro per tredici mesi: da quando, nella sera dell’11 marzo 2022, il Sailing Yacht A è stato sottoposto a un provvedimento di congelamento amministrativo nel porto di Trieste, come conseguenza delle sanzioni decise dall’Unione europea contro gli oligarchi russi.

Nel 1993 l’allora ventunenne Melnichenko, originario della Bielorussia sovietica, ha ottenuto la licenza bancaria dalla Banca di Russia per co-fondare e presiedere la Mmd Bank, che dieci anni dopo è stata nominata la “migliore banca russa” da Euromoney e Global Finance. Nel 2004 è anche diventato presidente di una società mineraria e chimica, Ojsc EuroChem, di cui nel 2015 ha portato la sede in Svizzera e che ha impianti di produzione e logistica in Russia, Cina, Europa e Stati Uniti. 

Nel 2022 Forbes ha definito Melnichenko il settimo russo più ricco, con un patrimonio stimato pari a 27,5 miliardi di dollari in buona parte legato al carbone e ai fertilizzanti.

Al momento dell’invasione della Russia in Ucraina e delle conseguenti sanzioni da parte dei paesi europei, Melnichenko ha dapprima sostenuto di non essere un oligarca ma un imprenditore fattosi da solo, quindi che le sanzioni contro di lui siano ingiustificate (oltre che inutili in generale, ha ribadito in più occasioni), poi ha portato la questione relativa al congelamento del suo yacht davanti ai giudici del Tar del Lazio. La proprietà del bene, infatti, è stata trasferita ad un trust con cui Melnichenko dichiara di non avere alcun legame.

“Una cosa è certa: da quando un bene è congelato la proprietà non può passare di mano, quindi se era di Melnichenko prima lo è anche adesso” è la risposta della Guardia di Finanza, le cui ragioni sono sostenute in Tribunale dall’Avvocatura dello Stato che difende il ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il Sailing Yacht A è un’imbarcazione unica nel suo genere, con tre alberi, 143 metri di lunghezza, 25 di larghezza, soltanto la parte emersa dello scafo è alta quanto un palazzo di otto piani a cui si aggiunge una capsula di osservazione subacquea. Non mancano un eliporto, una palestra e una piscina con spa. Altrettanto unico è il suo valore: le stime si aggirano attorno al mezzo miliardo di euro.

Intanto, però, è lo Stato italiano a doversi occupare, anche economicamente, della manutenzione dello yacht. Naturalmente, i costi sostenuti dovranno essere rimborsati dal proprietario se dovesse tornare in possesso del bene. Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, è pessimista a riguardo ed è convinto che “Melnichenko riuscirà sicuramente a evitare questa spesa”. La Guardia di Finanza ipotizza un ulteriore rischio: che l’oligarca “decida di lasciare il bene allo Stato e a quel punto potrebbe diventare una grana: chi se la va a prendere una barca del genere?”.

Non è il Comune di Trieste a sostenere i costi ma lo Stato italiano; questo non placa l’indignazione del sindaco, che definisce “una vergogna” tale spesa a carico dei contribuenti. A più di un anno dal congelamento amministrativo, l’imbarcazione è ancora lì, nel golfo di Trieste, facilmente visibile passeggiando sulle rive della città.

Una nota estetica: secondo Dipiazza lo yacht è bello. “Se c’è una cosa positiva è questa dai, non è male, di sera, al tramonto”, ha sostenuto ironico. Almeno questo…


di Riccardo Cantadori