Una difficile sfida: rivedere l’approccio con il Pnrr

venerdì 14 aprile 2023


La commissaria alle Politiche regionali e alle Riforme Elisa Ferreira ha pubblicato, dopo l’incontro con il ministro Fitto, il seguente comunicato: “Confronto franco e aperto con Raffaele Fitto su come promuovere al meglio lo sviluppo a lungo termine in Italia. Migliorare l’impatto e l’efficienza degli investimenti finanziati dalla politica di coesione va di pari passo con il rispetto della loro natura territoriale e della logica regionale”. In realtà, Bruxelles ha evidenziato serie perplessità sul ripensamento delle regole di gestione e di governance della politica di coesione nazionale. Prende corpo un atteggiamento critico della iniziativa del ministro Fitto sia da parte dell’Unione europea che da parte delle Regioni, queste ultime infatti intravedono una perdita secca di autonomia in nome di una maggiore efficienza dell’amministrazione centrale. Assistiamo a quanto preannunciato pochi giorni fa:

1) una reazione fisiologica al ritorno di processi di pianificazione organici;

2) una reazione dell’organo locale di perdere un ruolo determinante nella definizione e nella gestione delle scelte.

Ma, mentre l’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti delle proposte del ministro Fitto potrà essere di ridimensionare a valle una serie di chiarimenti che sicuramente il ministro produrrà nei prossimi giorni, le perplessità delle Regioni preoccupano perché diventa rischioso l’intero itinerario che si vuole proprio in questi giorni varare. In fondo per le Regioni, specialmente quelle del Mezzogiorno è più pagante e con rilevante interesse politico l’approccio più spiccatamente mediatico, sì quello dell’annuncio, quello dell’elenco di opere e di iniziative che, anche se prive di certezze nella loro concreta realizzazione, danno ruolo decisionale all’organo locale e mantengono accesa quella forma clientelare che consente un’adeguata crescita del consenso. Ma tutto questo produce nel tempo risultati fallimentari come quelli vissuti per il Programma 2014-2020 del Fondo di sviluppo e coesione ma intanto, anche se la spesa in dieci anni si è attestata ad appena l’8 per cento di 54 miliardi di euro, la squadra politica di Governo di ogni realtà regionale ha potuto elargire assicurazioni alle varie amministrazioni locali, ha potuto anche difendere la mancata spesa trasferendo le responsabilità o all’organo centrale o all’assenza di strumenti e di personale in grado di esaminare e approvare le proposte progettuali. Sono sicuro, come avvenne per il Piano generale dei trasporti e per il Piano delle infrastrutture strategiche previsto dalla Legge 443/2001 (Legge Obiettivo) qualche regione impugnerà alla Corte Costituzionale azioni del Governo che mettessero in crisi questo comportamento ormai consolidato dell’organo locale e per questo motivo sarebbe opportuno sottoscrivere da subito con ogni singola Regione una apposita Intesa generale quadro; cioè sarebbe utile e urgente ricorrere allo stesso strumento che, dopo il parere della Consulta a valle delle impugnative sollevate dalle regioni Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e dalle Provincie di Trento e Bolzano, il Governo varò appositi provvedimenti. Fondamentale divenne lo strumento della Intesa generale quadro che all’articolo 161 del Decreto legislativo 163/2006 prevedeva che “nell’ambito del programma di cui al comma 1 dell’articolo 1 della Legge 443/2001 venissero individuate, attraverso Intese generali quadro tra il Governo della Repubblica e ciascuna regione o Provincia autonoma, le opere per le quali l’interesse regionale risultasse concorrente con il preminente interesse nazionale”.

Si sottoscrissero così nell’arco di 90 giorni una serie di Intese generali quadro che divennero veri “rogiti notarili” sia sugli impegni del Governo nell’avvio sia delle opere della Legge Obiettivo che di quelle di competenza nazionale supportate da Fondi di sviluppo e coesione o da Leggi pluriennali di spesa e, al tempo stesso, furono anche poste precise scadenze e responsabilità sia dell’organo centrale che locale sull’avanzamento dei vari progetti. In tal modo si dava ampia garanzia nel rispetto degli articoli 116 e 117 della Costituzione e al tempo stesso il Parlamento veniva a conoscere in modo dettagliato l’avanzamento delle singole attività, l’attuazione dei vari interventi, il blocco di alcune scelte e l’immediato intervento in grado di superarlo. Ma simil strumenti insieme all’Allegato Infrastrutture al Documento di economia e finanza divennero un utile strumento per il Parlamento in quanto attraverso di esso era possibile conoscere i reali avanzamenti e i vincoli procedurali responsabili di ritardi e di mancata apertura dei cantieri. E allora diventa urgente dare vita un immediato confronto con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano e con la Conferenza Stato-Città e autonomie locali, per vestire in modo adeguato le varie Intese generali quadro. Questo lavoro capillare non è assolutamente causa di una frantumazione e disarticolazione delle scelte ma proprio affrontando singolarmente le tessere geo-economiche del mosaico Paese penso saremo in grado di perseguire tre distinte finalità:

1) l’organo locale si sente attore paritetico con l’organo centrale del disegno di scelte strategiche e, soprattutto, si sente coinvolto nel processo pianificatorio;

2) l’organo centrale offre all’Unione europea ampie garanzie sulla reale assegnazione di risorse per le Regioni rientranti nell’Obiettivo 1, cioè per le Regioni in cui il Pil pro capite è inferire al 75 per cento della media comunitaria.

Prende corpo sin dall’inizio una impostazione corretta del Repower Eu, cioè di quel Piano che la Commissione europea intende attuare per rendere indipendente l’intero assetto comunitario dai combustibili fossili russi ben prima del 2030, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Tutto questo non è facile, tutto questo non può avvenire in tempi lunghi, tutto questo non può essere delegato ma va gestito direttamente dai massimi responsabili dell’organo centrale e locale. Però questo tipo di approccio, questo, ripeto, lavoro capillare si configura come vero “atto pianificatorio”, come quell’atto che è praticamente mancato nella definizione del Pnrr e che ormai da giorni cerco di descrivere e che, con grande soddisfazione, scopro diventare sempre più un convinto impegno del ministro Raffaele Fitto.

(*) Tratto da Le Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)