Un hub logistico e commerciale per il Mediterraneo

giovedì 30 marzo 2023


Ci sono tanti fari accesi sul Mediterraneo, sia dei Paesi dell’Unione europea come Spagna, Portogallo, Francia, Grecia, sia di quelli dell’area balcanica alcuni ancora non ammessi all’Ue come il Montenegro e l’Albania, sia della Cina, sia degli Stati dell’Africa del Nord come l’Egitto e la Libia e dell’arco euro-mediorientale come la Turchia, il Libano e Israele.

Sono, ripeto, fari accesi carichi di interessi e di strategie completamente diverse e in alcuni casi antitetiche. Inoltre, fra qualche giorno si avvia a Napoli il primo Festival Euro-Mediterraneo dell’Economia e in tale incontro si persegue, ancora una volta, la valorizzazione del Mezzogiorno in modo che possa diventare, davvero, una grande occasione per l’Europa e per l’intero Paese. E che possa, in realtà, essere la porta di ingresso del Mediterraneo nel Vecchio Continente e di guidarne i processi di approvvigionamento energetico e di sviluppo del capitale umano.

In questo approfondimento e in questa attenzione al bacino del Mediterraneo ciò che ci ha meravigliato, sin dall’inizio della guerra in Ucraina, è senza dubbio il mantenimento costante di tali interessi; cioè è come se una guerra così interagente con le economie di vari Paesi non modificasse, in alcun modo, gli assetti precedenti a tale intervento. Per assurdo, la pandemia era stata più invadente e più ricca di criticità per tutti i vari momenti e i vari comparti che caratterizzavano la vasta serie di interessi. In realtà, sia le filiere logistiche, sia quelle merceologiche avevano subito sostanziali ricadute negative che invece la guerra ha prodotto in minima parte.

E allora, forse, è arrivato il momento di decidere quale politica attuare come Paese per esistere strategicamente all’interno di questo grande teatro economico. Da mesi ricordo sempre un dato che testimonia la immobilità, in termini di movimentazione delle merci, dei nostri impianti portuali. Sono passati quasi dieci anni ma il numero di tonnellate movimentate nei nostri porti si attesta sempre su un valore compreso tra 450 e 500 milioni di tonnellate e per quanto concerne i container varia tra 10 e 11 milioni di Teu (container lunghi 20 piedi) e ho ricordato, quasi sistematicamente, che tre impianti portuali che solo 8 anni fa movimentavano certe cifre (Algeciras 2 milioni di Teu), (Valencia (2,3 milioni di Teu), (Pireo 600mila Teu), oggi movimentano, rispettivamente: Algeciras 5 milioni di Teu, Valencia 5,4 milioni di Teu e il Pireo 5,2 milioni di Teu.

Nasce così spontaneo un interrogativo: come modificare questa tendenza dei porti del nostro Paese nel rimanere sempre identici al passato e mai in grado di anticipare una misurabile crescita per il futuro? Sicuramente, questo Governo affronterà la modifica degli attuali assetti sia dal punto di vista gestionale (spero trasformando le attuali Autorità di sistema portuale in Spa), sia nella loro articolazione geografica ma, soprattutto, dovrebbe disegnare e attuare, da subito, due precisi e distinti progetti:

la costituzione di un’offerta unica di tre porti transhipment quali quelli di Cagliari, Augusta e Taranto;

– la creazione di un Hub logistico e commerciale ubicato nel nodo di Napoli – Nola – Marcianise.

In merito alla creazione di un sistema unico ed integrato dei tre Hub transhipment, c’è da aviare solo una grande capacità manageriale in grado di coinvolgere le grandi Società di transhipment, offrendo anche condizioni vantaggiose. In questi casi lo Stato dovrebbe essere disposto anche a garantire appositi supporti finanziari per abbattere il costo del lavoro.

Molti diranno che in tal modo daremo vita a forme di dumping, molti sosterranno che abbiamo già vissuto un difficile confronto con l’Unione europea in merito al tema degli aiuti di Stato proprio nei porti. Ci siamo difesi bene ma, forse, avremmo fatto bene anche a portare alcuni esempi, alcuni comportamenti di altri Paesi dell’Unione europea proprio nel supporto diretto ed indiretto della loro portualità. Quindi, seguiamo con la massima urgenza un concreto supporto finanziario ai tre impianti portuali e cerchiamo anche di verificare attentamente i comportamenti degli altri Paesi dell’Unione europea nel rispetto dei comportamenti legati alla concorrenza in questo delicato comparto

Invece, per quanto concerne la costruzione di un grande Hub logistico e commerciale a Napoli, oltre a ricordare che questo Hub è ubicato sul Corridoio delle Reti Ten-T Helsinki-La Valletta, cioè sul corridoio che, a tutti gli effetti, si caratterizza come la spina dorsale dell’intero sistema geo-economico dell’Unione europea, penso sia opportuno anche ricordare che da dodici anni, in particolare dal 2011, era stato deciso di collegare funzionalmente, con un asse ferroviario dedicato, il porto di Napoli e il vasto entroterra logistico caratterizzato dai nodi di Marcianise e di Nola. Era stato anche possibile ottenere un apposito finanziamento da parte dell’Unione europea. Come al solito, finora, solo studi di fattibilità e ipotesi tecnico-economiche.

Ebbene, l’attuale Governo – in questa delicata fase di rilettura di un programma come il Pnrr e come i programmi supportati dai Fondi di sviluppo e coesione – potrebbe, forse dovrebbe, lanciare questa proposta di grande rilevanza non solo per la dimensione logistica quanto per quella commerciale e, innanzitutto, perché ubicata all’interno del Mezzogiorno. Un Hub che diventerebbe un polmone altamente interagente con le filiere merceologiche prodotte e movimentate proprio in una simile area geo-economica. Un’iniziativa che dovrebbe vedere coinvolti quattro Dicasteri come il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione ed il Pnrr. Questi Dicasteri dovrebbero interagire non solo con la Regione Campania ma con tutte le Regioni del Sud, cioè con tutte quelle dell’obiettivo Uno, caratterizzate dal fatto di disporre di un Pil pro capite inferiore al 75 per cento della media comunitaria.

È solo un’idea? È solo un modo per elencare idee inutili? Forse sì, però spero che almeno qualcuno cerchi di evitare che, sul fronte della nostra offerta portuale e commerciale, il nostro Paese rimanga praticamente fermo come lo è stato negli ultimi dodici anni.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)