Rinunciare ai prestiti del Pnrr per non sottostare ai ricatti Ue

giovedì 30 marzo 2023


Gli investimenti, in una qualsiasi azienda ben organizzata, vengono programmati sulla base di una pianificazione strategica che ha come obiettivo la crescita economica dell’impresa e l’ottimizzazione dei processi produttivi.

Le aziende elaborano i bugdet di previsione e il business plan. Il bilancio di previsione ha lo scopo di simulare sulla carta i risultati che l’impresa prevede di realizzare nell’esercizio successivo. Un budget di previsione per l’esercizio successivo presenta un elevato grado di attendibilità. Più complicata è la programmazione aziendale che deve simulare i risultati economici che si dovrebbero conseguire nei cinque anni successivi. Le variabili che possono intervenire sul mercato sono tante e possono inficiare le previsioni a medio termine. Per attenuare gli effetti di previsioni errate a causa di eventi imprevedibili, le imprese utilizzano uno strumento tecnico che si chiama budgetary control (controllo budgettario). Lo scopo è quello di verificare se le previsioni fatte nel business plan trovano riscontro nella realtà. Eventuali scostamenti tra le previsioni elaborate con il business plan e i risultati effettivamente realizzati consentono al management dell’azienda di modificare in corso d’opera le strategie e quindi adeguare le previsioni alla effettiva situazione che si è concretizzata nel mercato. Gli scostamenti tra quanto previsto e i risultati effettivamente conseguiti permettono ai decisori aziendali di rivedere i programmi di investimento applicando i necessari correttivi.

Il Pnrr così come è stato concepito è l’antitesi di una sana e corretta gestione degli investimenti che secondo i burocrati europei devono essere realizzati secondo piani rigidi che prescindono dalle mutate condizioni oggettive di mercato. Non rileva se è esplosa l’inflazione o se sono cresciuti i costi delle materie prime, le direttive sono quelle e non possono essere modificate anche se è difficile realizzarle. I fondi assegnati all’Italia sono un semplice ristoro parziale di decenni di contributi versati al bilancio comunitario.

L’Italia, in base al suo Prodotto interno lordo, è sempre stata un “contributore netto” che significa che ha sempre versato nelle casse dell’Unione europea più di quanto ha negli anni ricevuto. È la prima volta che riceverà più di quanto garantisce al fondo Next Generetion Eu in valore dei contributi non ripetibili e dei prestiti. L’Europa ci impone, con un malcelato ricatto, per erogare la tranche di 19 miliardi di euro del Pnrr, riforme che in alcuni casi sono economicamente controproducenti come ad esempio la pseudo concorrenza nei servizi e una tempistica irrazionale di realizzazione delle opere del Pnrr. Spendere i soldi, presi a prestito e che dovranno essere restituiti dal contribuente italiano, per realizzare opere in settori di cui è quantomeno dubbio il ritorno economico è semplicemente pura follia. È meglio per l’Italia attingere solo ai fondi che non devono essere restituiti. Per le opere pubbliche strutturali l’Italia ha la credibilità per potersi finanziare sul mercato dei capitali. Il maggiore tasso d’interesse pagato sarà ampiamente compensato da un più razionale e sano piano d’investimenti in infrastrutture necessarie al Paese.


di Antonio Giuseppe Di Natale