Banche statunitensi in crisi: quali ripercussioni per l’Europa?

mercoledì 15 marzo 2023


Se il fallimento di una banca crea forti preoccupazioni tra correntisti e investitori, quando tre banche importanti chiudono i battenti in rapida successione l’allarme si estende all’intero sistema finanziario e i timori di un effetto domino si fanno più concreti. Immediatamente dopo il crac di Silicon Valley Bank, Signature Bank e Silvergate Bank il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è intervenuto con un discorso in diretta per tranquillizzare i cittadini e il mercato: nessuna perdita sarà a carico dei contribuenti e anche chi ha depositato presso le prime due banche più di 250mila dollari non perderà l’accesso ai suoi fondi (mentre la terza, Silvergate, è fallita senza alcun intervento federale). L’insolito intervento congiunto del Tesoro Usa, della Federal Reserve e della Fdic (la Commissione federale che garantisce i depositi bancari) è servito a contenere la preoccupazione dei clienti delle banche in questione, ma nel settore bancario le incertezze sono rimaste e una delle grandi banche che stanno risentendo maggiormente degli effetti della turbolenza partita dagli Stati Uniti è Credit Suisse. L’istituto elvetico ha pubblicato martedì 14 marzo il suo rapporto annuale per il 2022, la cui uscita era prevista il giovedì precedente ma era stata rinviata in seguito a chiarimenti richiesti dalla Sec, l’Autorità di vigilanza dei mercati finanziari negli Stati Uniti, in cui Credit Suisse opera, sugli ultimi bilanci della società. Lo stesso giorno il titolo ha chiuso perdendo lo 0,88 per cento, dopo il – 9,60 per cento registrato il giorno prima: ha raggiunto un nuovo minimo storico.

Le preoccupazioni riguardano principalmente la capacità della banca di restituire ai suoi clienti i soldi che loro le hanno affidato in deposito. Il saldo tra i nuovi depositi e i prelievi, infatti, è diminuito nel 2022 e la tendenza non ha accennato a cambiare, come comunicato dal rapporto annuale della banca. Il crollo è stato contenuto dalle parole ottimistiche dell’amministratore delegato Ulrich Körner, il quale ha prontamente dichiarato: “Vogliamo recuperare tutto quanto abbiamo perso e una volta che ci saremo arrivati, andremo oltre e vedremo crescere di nuovo il nostro business: il momento degli utili sta tornando”. Nell’imprevedibilità dei mercati una sola cosa è sicura: l’incertezza è arrivata anche in Europa e le istituzioni europee e degli Stati membri stanno facendo il possibile per placare i timori degli investitori e dei correntisti. “Il sistema bancario italiano ed europeo è regolarmente monitorato dalle autorità di vigilanza e supervisione, assicurandone così la stabilità”, ha comunicato il ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti in una nota diffusa dallo stesso ministero. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha assicurato che “non c’è un rischio di contagio diretto dal caso Silicon Valley Bank”, anche perché tutte le banche europee devono sottostare ai rigidi parametri stabiliti dagli Accordi di Basilea, mentre negli Usa gli istituti bancari di dimensioni minori sono tenuti a rispettare requisiti meno prudenziali.

La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde aveva annunciato per il 16 marzo un aumento dei tassi di interesse di 50 punti base e, in seguito ai crac delle tre banche statunitensi dovuti anche all’improvvisa crescita del costo del denaro, potrebbe rivedere la sua posizione, ma così facendo rinuncerebbe a utilizzare lo strumento di politica monetaria di cui si sta servendo per contenere l’inflazione nell’Eurozona. D’altra parte, Lagarde si è mostrata talmente determinata a riportare l’aumento dei prezzi intorno al due per cento che, se tornasse sui suoi passi, smentirebbe le rassicurazioni delle altre istituzioni europee e nazionali, rischiando di generare, paradossalmente, una preoccupazione ancora maggiore nei mercati. Indipendentemente da quale sarà l’epilogo di questa fase di incertezza, i fallimenti bancari non sono soltanto una questione di correntisti e investitori, ma possono avere ripercussioni su scala globale. La situazione attuale richiede una profonda riflessione sulle scelte politiche ed economiche e sulla necessità di introdurre strategie per garantire la stabilità del sistema finanziario internazionale.


di Riccardo Cantadori