Istat: inflazione a dicembre all’11,6 per cento

martedì 17 gennaio 2023


Nel 2022, secondo l’Istat, “i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno dell’8,1 per cento, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (quando fu +9,2 per cento), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi degli energetici (+50,9 per cento in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1 per cento del 2021). Al netto di questi beni, lo scorso anno, la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1 per cento (da +0,8 per cento del 2021). L’inflazione acquisita, o trascinamento, per il 2023 (ossia la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili per tutto il 2023) è pari a +5,1 per cento, più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu +1,8 per cento”.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica, a dicembre “si stima che l’Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,3 per cento su base mensile e dell’11,6 per cento su base annua (da +11,8 per cento del mese precedente), confermando la stima preliminare”.

Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione, ribadisce l’Istat, “è dovuto prevalentemente ai prezzi degli energetici non regolamentati (che, pur mantenendo una crescita sostenuta, passano +69,9 per cento a +63,3 per cento), degli alimentari non lavorati (da +11,4 per cento a +9,5 per cento) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,8 per cento a +6 per cento); per contro, un sostegno alla dinamica dell’inflazione deriva dall’accelerazione dei prezzi degli energetici regolamentati (da +57,9 per cento a +70,2 per cento), degli alimentari lavorati (da +14,3 per cento a +14,9 per cento), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5 per cento a +6,2 per cento) e dei servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2 per cento a +0,7 per cento)”.

Nel mese di dicembre, prosegue l’Istat, “l’inflazione di fondo (cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi) accelera da +5,6 per cento a +5,8 per cento e quella al netto dei soli beni energetici sale da +6,1 per cento a +6,2 per cento. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, rallentano su base tendenziale da +12,7 per cento a +12,6 per cento, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,8 per cento di novembre a +8,5 per cento)”.

Tra le altre cose, secondo l’Istituto nazionale di statistica “l’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita da un lato dei prezzi degli energetici regolamentati (+7,8 per cento), dei beni alimentari lavorati (+0,8 per cento) e degli altri beni (+0,7 per cento), dall’altro, a causa di fattori stagionali, dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4 per cento) e dei servizi relativi ai trasporti (+1,1 per cento). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli energetici non regolamentati (-3,9 per cento) e degli alimentari non lavorati (-0,6 per cento)”.

L’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta “dello 0,2 per cento su base mensile e del 12,3 per cento su base annua (da +12,6 per cento di novembre), confermando la stima preliminare. La variazione media annua del 2022 è pari a +8,7 per cento (+1,9 per cento nel 2021)”. E ancora: “L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,3 per cento su base mensile e del 11,3 per cento rispetto a dicembre 2021. La variazione media annua del 2022 è pari a +8,1 per cento (era +1,9 per cento nel 2021)”.

Il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, commentando i dati sull’inflazione ha notato: “L’Istat conferma che il 2022 è stato un anno nero per le famiglie. Una situazione, destinata purtroppo ad aggravarsi a gennaio. Le famiglie fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese, pur attingendo ai risparmi”. Mentre Confesercenti ha sottolineato che l’inflazione “rallenta a dicembre, ma il 2022 si chiude comunque con un aumento del +8,1 per cento, il più ampio dal 1985. Una cavalcata dei prezzi che pesa soprattutto per le famiglie meno abbienti, per le quali l’incremento dell’inflazione nell'anno trascorso è stimabile al +16 per cento. Ed il quadro per il 2023 resta comunque incerto, con una variazione dell’indice dei prezzi che si manterrà comunque sopra il tetto del +5 per cento”.


di Tommaso Zuccai