lunedì 16 gennaio 2023
La disuguaglianza non conosce crisi è il rapporto pubblicato ieri da Oxfam in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. Nel biennio pandemico 2020-2021 l’1 per cento più ricco della popolazione mondiale ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26mila miliardi di dollari in termini reali, accaparrandosi il 63 per cento dell’incremento complessivo della ricchezza netta globale (42mila miliardi di dollari): quasi il doppio della quota (37 per cento) andata al 99 per cento più povero della popolazione mondiale. Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, in una spirale esacerbata dalla crisi energetica e alimentare globale con il ritorno in grande dell’inflazione. “Battuto dunque il record dell’intero decennio 2012-2021, in cui il top-1 per cento aveva beneficiato di poco più della metà (il 54 per cento) dell’incremento della ricchezza planetaria”, si legge in una nota dell’organizzazione non governativa. “Mentre la gente comune fa fatica ad arrivare a fine mese, i super-ricchi hanno superato ogni record nei primi due anni della pandemia, inaugurando quelli che potremmo definire i ruggenti anni Venti del nuovo millennio”; dice Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International. L’analisi di Oxfam, all’apertura dei meeting di Davos – che lunedì premieranno il presidente dell’Ifad Alvaro Lario, l’attore Idris Elba e l’attrice e modella Sabrina Dhowre con una cerimonia dei Crystal Awards dedicata alla sicurezza alimentare globale – dice che fra dicembre 2019 e novembre 2021, la quota dell’incremento di ricchezza andata all’1 per cento più ricco è stata quasi doppia rispetto a quella andata al restante 99 per cento.
Un trend già in atto, visto che negli ultimi dieci anni i miliardari hanno raddoppiato la propria ricchezza in termini reali, incremento pari a quasi sei volte quello visto dal 50 per cento più povero della popolazione mondiale, e l’1 per cento più ricco ha accumulato, in termini reali, “un ammontare di ricchezza 74 volte superiore a quella del 50 per cento più povero”. E il trend si è fatto ancora più acuto, secondo Oxfam, di fronte allo scoppio dell’alta inflazione energetica e alimentare a livello globale: i 95 colossi dell’energia e del comparto agroalimentare hanno realizzato nel 2022 306 miliardi di dollari di profitti in eccesso nel 2022, con un aumento del 256 per cento rispetto alla media 2018-2021. “L’84 per cento degli extraprofitti realizzati nel 2022 sono andati agli azionisti, per una cifra pari a 257 miliardi di dollari” e, complessivamente, il 76 per cento delle imprese ha aumentato i propri margini di profitto. L’analisi, squadernata in una Davos che fa i conti con la crescente frammentazione globale, chiede dunque delle risposte di policy all’élite globale riunita fra le nevi svizzere.
La 53esima edizione del World Economic Forum
Prende il via oggi a Davos la 53esima edizione del World Economic Forum: il meeting annuale durerà fino a venerdì e vedrà la partecipazione di 2.700 leader mondiali provenienti da 130 Paesi, fra cui 52 capi di Stato o di governo. Per l’Italia saranno presenti diversi top manager e imprenditori e il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Il convegno ha cadenza annuale fin dal 1971. Quell’anno si tenne lo European Management Symposium, una conferenza accademica, economica e di gestione presieduta da Klaus Schwab: professore di origine tedesca dell’Università di Ginevra, era tornato da un anno ad Harvard e voleva condividere la sua nuova esperienza nei sistemi di gestione degli Stati Uniti. Il primo forum richiamò 450 persone. Nel corso degli anni, è cresciuto. Il forum ha invitato i politici per la prima volta nel 1974 e nel 1976, per poi estendere l’adesione a ceo e dirigenti d’azienda di oltre mille aziende leader nel mondo. La fondazione divenne il World Economic Forum nel 1987. Quest’anno è alla sua 53esima edizione.
Non è facile per gli amministratori delegati delle principali società del mondo cancellare cinque giorni interi dalle loro agende; alcuni restano solo un giorno o due. Tuttavia, il primo “Davos” si tenne in tempi meno rapidi rispetto ad oggi e duro ben due settimane. Tra i leader politici saranno presenti il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, il premier spagnolo, Pedro Sanchez, e quello greco, Kyriakos Mitsotakis. Ma anche il primo ministro belga, Alexander De Croo, il presidente della Colombia, Gustavo Francisco Petro Urrego, il premier olandese, Mark Rutte, il presidente delle Filippine, Ferdinand Marcos, quello polacco, Andrzej Duda, quello del Congo, Felix Tshisekedi, oltre ai primi ministri marocchino e tunisino, rispettivamente Aziz Akhannouch e Najla Bouden. Saranno inoltre presenti l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima, John F. Kerry, il direttore del Federal Bureau of Investigation (Fbi), Christopher Wray, la direttrice della Us National Intelligence, Avril Haines, la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus e il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, Ngozi Okonjo-Iweala. Vi saranno anche ben 19 governatori di banche centrali.
Oltre a Valditara, fra gli italiani figurano i top manager Paolo Dal Cin di Accenture, Paolo Merloni del gruppo Ariston, Michele Crisostomo e Francesco Starace di Enel, Lucia Calvosa di Eni, Alexander Stubb del European University Institute, Mario Moretti Polegato di Geox, Andrea Illy di Illycaffè, Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, Nerio Alessandri e Erica Alessandri di Technogym, Andrea Orcel e Pier Carlo Padoan di Unicredit, Matteo Laterza di Unipol Gruppo, Arnold Puech Pays d’Alissac della World Farmers Organization e, infine, Federico Fubini del Corriere della Sera e Marco Zatterin de La Stampa.
di Davide Battisti