Benzina: prezzi alle stelle

lunedì 9 gennaio 2023


Non c’è pace sul fronte dei carburanti. I prezzi medi ancora sono in crescita alla pompa di benzina, nell’attesa di recepire i lievi ritocchi al ribasso a valle del calo di mercoledì delle quotazioni internazionali. In base alle elaborazioni effettuate da Quotidiano energia, la benzina al servito va a 1,965 euro, il diesel a 2,023 euro al litro. C’è dell’altro. Il prezzo medio della benzina – in modalità self – è 1,821 euro al litro, del diesel il self tocca quota 1,879 euro. Per Staffetta quotidiana, la benzina in servito in autostrada vola a 2,171 euro (self 1,912), il gasolio a 2,223 euro (self 1,963).

Nel frattempo, il Governo pone la lente di ingrandimento sul caro-carburanti. Il Mef dà mandato alla Guardia di finanza per verificare l’andamento alla pompa dopo lo stop al taglio delle accise. La Procura di Roma, intanto, annuncia un’indagine dopo le denunce del Codacons. L’associazione a tutela dei consumatori, nel dettaglio, spiega: “Vogliamo capire se all’interno della filiera dei carburanti ci siano cartelli, accordi o altre strategie vietate dalla legge tese a far salire immotivatamente i listini di benzina e gasolio alla pompa. Al netto dell’aumento delle accise deciso dal Governo che non ha prorogato lo sconto di 18,3 centesimi, l’incremento dei prezzi registrato negli ultimi giorni presso i distributori di tutta Italia – continua – sembra non rispondere all’andamento delle quotazioni petrolifere: prendendo in esame solo le ultime settimane, si scopre che il Brent in due mesi ha subito un deprezzamento del -25,5 per cento, passando dai 99 dollari al barile del 7 novembre 2022 agli attuali 73,7 dollari. Situazione analoga per il Wti, che passa dai 92,5 dollari al barile di novembre ai 78,6 dollari di oggi (-15 per cento). Anche rispetto al 30 dicembre 2022, ultimo giorno di rilevazioni per l’anno passato, quando il petrolio chiuse a 80,26 dollari al barile, le quotazioni sono in calo del -8,2 per cento”.

“Chiediamo al Governo di estendere gli ambiti di applicazione della legge 231 del 2005 che vieta gli aumenti eccessivi dei prezzi al dettaglio nel settore agroalimentare, introducendo lo stesso principio anche al comparto dei carburanti e definendo in modo certo e preciso il “prezzo anomalo”, ossia la percentuale massima di aumento dei listini oltre la quale scatta l’illecito sanzionabile in base alle leggi dello Stato”: così il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

Dall’Esecutivo arriva il commento di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, che nell’intervista al Corriere della Sera segnala: “Per quanto mi riguarda, avevo già chiesto nelle scorse settimane a Mr Prezzi un costante monitoraggio per realizzare un modello di controllo più efficiente ed evidenziare subito ogni anomalia e ogni tentativo di speculazione, come sembra siano emersi in alcuni casi eclatanti e non giustificabili in questi giorni. La prossima settimana riunirò le associazioni dei consumatori per confrontarci sugli strumenti più idonei”.

Sulla vicenda, Luca Squeri – deputato e responsabile Energia di Forza Italia – a Controcorrente, su Rete 4, osserva: “Come rappresentante della maggioranza, difendo la scelta difficile di non prorogare gli sconti sulle accise. In manovra, infatti, con le poche risorse che c’erano si è privilegiato il contrasto del caro bollette. Dunque, non essendoci più lo sconto, dal primo gennaio il prezzo dei carburanti è aumentato. Non c’è speculazione, purtroppo è aritmetica. Al prezzo che c’era fino al 31 dicembre si aggiungono i 18 centesimi di accise e Iva e si ottengono gli aumenti. Detto ciò, non è certo un problema che ha provocato questo Governo – sottolinea – l’Italia, purtroppo, ha da sempre tasse molto alte sui carburanti. Quelle sul gasolio sono le più alte al mondo, quelle sulla benzina sono tra le più alte al mondo. Non è che a San Marino, dove molti si recano a fare il pieno, ci siano dei gestori più virtuosi di quelli italiani: semplicemente ci sono meno tasse”.


di Tommaso Zuccai