Ex Ilva, via libera al prestito da 680 milioni

giovedì 29 dicembre 2022


680 milioni di euro per la salvezza di Acciaierie d’Italia. Il Consiglio dei ministri ha deciso di intervenire per sostenere l’ex Ilva. Il prestito ponte è convertibile in aumento di capitale con una salita di Invitalia fino al 60 per cento. Per gli stabilimenti si ritorna allo scudo penale. Perché si tratta di un interesse strategico nazionale. Le norme processuali penali sono utili ad assicurare la continuità produttiva intervenendo sulla disciplina dei sequestri e su quella in materia di responsabilità penale per tutti gli stabilimenti di interesse nazionale. È questo l’ultimo atto di una vertenza industriale e ambientale che dura da un decennio e che ancora non sembra trovare un lieto fine. Il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha tenuto nel corso del Consiglio dei ministri un’informativa sull’accordo di rafforzamento patrimoniale produttivo di Acciaierie d’Italia che prevede una modifica dei patti parasociali attualmente in vigore e un aumento di capitale da finalizzare in futuro.

L’accordo viene inquadrato e sostenuto da un decreto, approvato dal Consiglio dei ministri, su misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale. Il comunicato diffuso dal Ministero del Made in Italy dopo il Cdm conferma le indiscrezioni della vigilia. Il ritorno dello scudo penale per i dirigenti dello stabilimento di Taranto tolto dal governo Conte e che Giorgia Meloni qualche giorno fa ha definito “centrale”. Ai 680 milioni che verranno utilizzati per ripianare i debiti accumulati dalla gestione ArcelorMittal, si sommano il miliardo stanziato dal Decreto Aiuti bis e le risorse previste per il Dri e il Just transition fund.

Il ministro Urso ha fissato una data per un tavolo di concertazione: il 19 gennaio è il giorno in cui vedrà le forze sociali, sindacati e associazione produttive, i rappresentanti degli Enti locali, gli azionisti pubblici e privati. L’azienda illustrerà i piani di sviluppo e gli impegni industriali e occupazionali. Era il 2013 quando l’allora ministro dell’Ambiente Andrea Orlando al culmine di una serie di inadempienze ambientali, tolse ai Riva la gestione di Taranto per affidarla a un commissario straordinario. A Taranto non hanno mai nascosto di preferire Invitalia ad ArcelorMittal a guidare la grande ristrutturazione green dell’acciaieria. “Una nuova governance” dell’acciaieria di Taranto è chiesta all’unisono da tutti i sindacati: dalla Fiom-Cgil all’Ugl (il sindacato tradizionalmente vicino alla destra), il sindaco di Taranto e presidente della provincia Rinaldo Melucci e il presidente della Regione Michele Emiliano.

Sindacati e istituzioni locali sono contrari a un prestito ponte da 680 milioni di euro dato ad “Acciaierie d’Italia” senza che questa cifra si trasformi in azioni in capo al socio pubblico “Invitalia” che così salirebbe già nel 2023 a 60 per cento con un conseguente cambio di governance. Emiliano, ieri mattina è intervenuto all’incontro con i sindacati e il sindaco di Taranto nella Sala consiliare del Palazzo della provincia. “Nel nostro ultimo incontro il ministro Urso – ha detto il governatore – mi ha assicurato che avrebbero utilizzato questo denaro, in conto capitale, quindi aumentando la partecipazione del governo nel capitale della società. Non ho motivo di credere che abbia cambiato idea”. L’ex ministro Orlando ha twittato: “È urgente un intervento per fare fronte alle difficoltà di Acciaierie d’Italia. Mi auguro che non si traduca in un immeritato regalo al gruppo Mittal”.


di Redazione