A un passo dall’accordo europeo sulle emissioni

venerdì 16 dicembre 2022


Mentre l’opinione pubblica è concentrata sul caso Qatargate, a livello europeo si sta lavorando per portare a termine accordi che avranno un forte impatto sugli anni a venire riguardanti il sistema di scambio delle quote di emissione di CO2 che aiuterebbe a raggiungere gli obiettivi prefissati di contrasto al cambiamento climatico. Il 13 dicembre sui tavoli del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa, dove siedono i ministri competenti degli stati membri, è stato raggiunto un accordo preliminare sull’Emission trading system (Ets): una tassa sul carbonio alla frontiera, che colpirà cemento, acciaio, alluminio, elettricità, idrogeno e fertilizzanti importati da Paesi con standard ambientali meno restrittivi. Una misura “di cui possiamo andare fieri”, secondo il presidente della commissione Ambiente dell’Europarlamento Pascal Canfin del gruppo Renew, sostenitore della proposta che, a suo avviso, garantirà “un trattamento equo tra le nostre aziende, che pagano un prezzo del carbonio in Europa, e i loro concorrenti stranieri, che non lo fanno”. Ma i dettagli sono ancora da decidere.

Prima di entrare nel merito della questione, bisogna comprendere cos’è il cosiddetto Eu Emissions Trading System (Eu Ets). Sostanzialmente si tratta di un “mercato delle emissioni” la cui logica è semplice: le industrie che per le loro attività emettono agenti inquinanti (per esempio CO2) hanno diritto a quote che determinano l’ammontare delle emissioni che possono produrre. Queste quote possono essere scambiate su un mercato, l’Ue Ets, in cui chi inquina di più può comprare quote da chi inquina di meno. L’obiettivo è incentivare le imprese a rendersi più virtuose sotto il profilo dell’impatto ambientale.

Secondo un recente rapporto del Wwf, tra il 2013 e il 2021 le multinazionali maggiormente responsabili della crisi climatica hanno ricevuto gratuitamente dall’Unione europea quote per un valore totale di 98,5 miliardi di euro. La motivazione è che le aziende inquinanti diverrebbero meno competitive rispetto a quelle extraeuropee, qualora dovessero pagare delle quote per quanto emettono, con la conseguenza che sarebbero indotte a delocalizzare. La soluzione individuata potrebbe essere una tassa alla frontiera che, rendendo più costosi l’acciaio e il cemento prodotti da Paesi con minore sensibilità ambientale, eliminerebbe il rischio della delocalizzazione.

Il vicepresidente della Commissione europea e commissario europeo per il commercio, Valdis Dombrovskis, ha già annunciato che, contemporaneamente all’entrata in vigore di questa misura, le industrie Ue dovrebbero rinunciare ai permessi gratuiti, facendo prevalere il principio secondo cui “chi inquina paga”, altrimenti la nuova misura non sarebbe compatibile con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio sulla non discriminazione tra produttori stranieri e domestici. Inoltre, rendere onerosi i permessi oggi gratuiti porterebbe un gettito per gli Stati da poter reinvestire in politiche per il clima.

L’intesa preliminare raggiunta sulla carbon tax entrerà in vigore gradualmente a partire dal 2023, inizialmente con l’obbligo di semplice rendicontazione (cioè senza pagamenti effettivi) e poi con la progressiva sostituzione dei certificati di emissione a costo zero. Ma i tempi di questo processo dipendono dagli sviluppi dei negoziati sugli altri dossier collegati, in particolare la revisione dell’Ets e il nuovo Ets 2 per trasporti e riscaldamento. L’esito sarà determinante per raggiungere l’obiettivo che gli Stati membri si sono posti di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Sul fronte italiano, il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso (FdI) è soddisfatto dell’accordo preliminare che, sostiene, “va nella direzione indicata e ci permette di individuare una strada per tutelare meglio il prodotto siderurgico realizzato in Europa e quindi anche gli stabilimenti siderurgici italiani di Taranto e di Piombino”.


di Riccardo Cantadori