lunedì 12 dicembre 2022
Nel mio ruolo di Capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ho seguito, direttamente, la realizzazione del Mose. In minima parte, ho contribuito perché si realizzasse davvero e ho, come tutti coloro che hanno svolto un ruolo, subito le critiche e gli attacchi sull’utilità dell’opera e sul suo rilevante costo. Tra l’altro, dal 2015 in poi si è anche rischiato di rendere irrecuperabile l’intera infrastruttura per mancanza di risorse. Il 22 novembre, però, sono stato testimone, insieme a tutti coloro che hanno creduto da sempre nell’opera, di un evento che credo ripaghi delle sofferenze, delle offese, dei gratuiti attacchi subiti durante e dopo la sua realizzazione: il Mose, ancora una volta, ha salvato Venezia. Riporto, di seguito, i messaggi ricevuti da coloro che direttamente e indirettamente hanno da sempre creduto nell’opera. Non indico i loro nomi, posso solo assicurare che sono pochi ma che hanno sempre, dico sempre, creduto nell’infrastruttura:
– il livello del mare a Venezia ha appena superato il picco di 170 centimetri sul suo valore medio. Acqua alta eccezionale (quella record del 1966 era di 193 centimetri, quella del 2019 di 184). Ma le pale del Mose sollevate da stanotte hanno mantenuto in città il livello a 75 centimetri. Tutti con i piedi asciutti; tutti i veneziani increduli. Mamme ancora ieri chiedevano se avrebbero potuto mandare i figli a scuola mentre i passanti, non fidandosi, giravano anche oggi con inutili stivali di gomma. Grande, grande soddisfazione;
– alle ore 9,35 a Malamocco abbiamo toccato i 200 centimetri sul livello del mare fuori Mose mentre, lato laguna, erano 73 centimetri;
– io sono lento nelle mie reazioni, per cui sono spesso incapace di stare al passo con la chat, ma questa volta sono stato velocissimo perché entusiasta: quando si hanno idee giuste e capacità decisionali occorre “combattere” in questo Paese e non rassegnarsi, nonostante le difficoltà e i bastoni tra le ruote. La vittoria, in questo caso, non è perché si è vinta la battaglia “contro” gli avversari, ma perché ha pagato la responsabilità, nel senso della capacità e volontà di “rispondere” ai problemi reali;
– i fatti sono più testardi delle parole (ingannevoli). Dire oggi che avevamo ragione nel credere nell’opera non serve a nulla. È interessante che abbiamo salvato Venezia, che abbiamo salvato un patrimonio della umanità. Forse è giunto il momento che coloro che hanno osteggiato l’opera per puro schieramento ideologico ammettano, pubblicamente, di aver commesso un grave e irresponsabile errore.
Il Mose è stato realizzato, il Mose ha già funzionato più volte e in più di un’occasione ha salvato Venezia, evitando danni elevatissimi per un patrimonio unico della umanità. Questo risultato penso che crei seri problemi a coloro che, utilizzando informazioni errate o solo cercando di aggregare il dissenso, hanno volutamente cercato, in tutti i modi, di compromettere, in modo irreversibile, la realizzazione dell’opera (la lista è lunga e ricca di personalità che hanno nel tempo ricoperto ruoli importanti nella gestione della città e nelle istituzioni del Paese). Lo so: coloro che, volutamente, incrinano l’avanzamento e la realizzazione di un’opera, non hanno alcun rimorso perché, in fondo, sono “mestieranti” del “non fare”. Quindi, l’aver ritardato, o addirittura aver tentato di compromettere la realizzazione di un’opera, fa parte del loro Dna.
Ma voglio approfittarne per parlare di un’altra opera che, forse, l’attuale Governo sta cercando di riavviare alla sua realizzazione. Mi riferisco al Ponte sullo Stretto di Messina, un’infrastruttura che agli inizi del 2000 con la legge Obiettivo e con l’avallo della Unione europea, attraverso il suo inserimento nelle Reti Ten-T, era pronta per essere avviata a realizzazione. E che poi lo schieramento di coloro che in possesso dello stesso Dna di quelli che avevano ritardato il Mose era riuscito a bloccare. Poi, proprio negli ultimi anni, con gli ex ministri Paola De Micheli ed Enrico Giovannini abbiamo assistito a vere sceneggiate, tutte mirate a rinviare nel tempo (cioè un tempo misurato in ere geologiche) la realizzazione del Ponte.
Adesso comincio a nutrire qualche speranza. Non io, ma forse qualche mio nipote potrà ricevere in un 22 novembre del… (non metto volutamente l’anno) questo tipo di messaggi:
– nella finanziaria della Regione Sicilia quest’anno, grazie al collegamento stabile tra Messina e Reggio, abbiamo ottenuto un incremento del Pil di 6,5 miliardi di euro;
– oggi andando al lavoro, da Messina a Reggio, ho capito perché il Ponte delle catene di Budapest ha cambiato la vita dei cittadini di Buda e di Pest;
– oggi da Catania a Napoli, con l’alta velocità ferroviaria, ho impiegato tre ore. Sono andato e tornato nella stessa giornata con il treno grazie al Ponte, perché non lo abbiamo realizzato prima?
Ripeto: non ci sarò più. A coloro che, per motivi di banale contrapposizione e per gratuite logiche di schieramento, hanno continuato e proseguono a osteggiare l’opera, vorrei ricordare, come dimostrato da chi ha inviato i messaggi sul Mose, che i fatti sono più testardi delle parole (ingannevoli).
(*) Tratto dalle Stanze di Ercole
di Ercole Incalza (*)