Visco: “Nel 2023 ci sarà un forte rallentamento dell’economia”

venerdì 14 ottobre 2022


“Un forte rallentamento economico nel 2023”. È la previsione sullo stato di salute dell’economia italiana firmata da Ignazio Visco. Il governatore della Banca d’Italia, a margine dei lavori del Fondo monetario internazionale, afferma che “questi mesi, fino all’estate, sono andati molto meglio, nonostante gli effetti gravissimi dell’aumento del prezzo dell’energia. Per l’anno prossimo sarà molto difficile andare molto meglio di come noi pensiamo, cioè vicino a una crescita sostanzialmente nulla. Il Fmi è un po’ più pessimista. In realtà l’incertezza intorno a queste previsioni è molto alta: non possiamo prenderle come puntuali”.

Secondo Visco, per l’anno prossimo sarà molto difficile andare molto meglio di come pensa la Banca d’Italia, cioè vicino a una crescita sostanzialmente nulla”. Ricorda “le due parole d’ordine delle banche centrali”, ovvero “temporaneo e mirato. È evidente che non puoi avere una politica di bilancio ad ampio spettro quando hai un debito pubblico come quello che abbiamo noi. Quindi bisogna fare molta attenzione e questo è il punto cruciale”.

In un quadro economico dominato dall’incertezza, Visco osserva come nel corso delle riunioni del Fondo la domanda fondamentale è cosa si può fare per l’economia alle prese con l’aumento dei prezzi. “La politica monetaria non può sostenere l’economia come ha fatto durante la pandemia e deve essere molto attenta a evitare che ci siano spirali fra prezzi e prezzi, prezzi e salari, e che le aspettative di inflazione non tendano a salire perché queste si portano dietro i tassi. In questo senso la politica monetaria normalizza rapidamente in modo da poter essere più tranquilli però il costo per l’economia c’è, è una tassa questa e bisogna evitare che questa tassa sia in grado di generare movimenti al rialzo di tutti i prezzi”.

Il governatore della Banca d’Italia ha osservato come “non è la politica monetaria che causa la caduta dell’economia. È l’inflazione che causa dell’economia perché porta via potere di acquisto, redditi. La crisi Ucraina porta via certezza anche nel commercio internazionale”. Sulla politica monetaria c’è una discussione sul se deve essere “fortissima e aggressiva subito per evitare di doverlo essere dopo, o se date le differenze fra le diverse aree del mondo – aree in cui c’è molta pressione di domanda come negli Stati Uniti e aree in cui c’è sostanzialmente meno pressione anche sul mercato del lavoro come nell’area euro – se deve essere ugualmente aggressiva e forte”, ha messo in evidenza Visco valutando una normalizzazione della politica monetaria “essenziale”, deve essere “graduale e continua, con sangue freddo e capacità di andare avanti senza esitare ma contemporaneamente facendo attenzione a non creare con essa stessa rischi di stabilità finanziaria. Qualcuno dice che è un sentiero sottile, qualcuno dice che è il crinale difficile: dobbiamo fare attenzione a non cadere però non si può fare altro che andare lungo questo. Non l’ha generate la crisi la politica monetaria, l’ha generata una guerra terribile che deve finire e questo è al di là della politica monetaria”.

Frattanto, si riduce, ad agosto, il debito pubblico dell’Italia. Ad agosto il debito delle Amministrazioni pubbliche è diminuito di 12,8 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.757,8 miliardi. Lo rende noto la Banca d’Italia. La riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (16,4 miliardi, a 79,9) ha più che compensato il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (0,5 miliardi) e l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (3,1 miliardi).

Ad agosto le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 53,7 miliardi, in aumento del 19,6 per cento (8,8 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2021. Nei primi otto mesi del 2022 – rileva la Banca d’Italia nella pubblicazione statistica Finanza pubblica: fabbisogno e debito – le entrate tributarie sono state pari a 330,5 miliardi, in aumento del 14,7 per cento (42,3 miliardi) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.


di Redazione