Vincoli europei: il momento delle responsabilità

lunedì 25 luglio 2022


La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha annunciato il 21 luglio un aumento dei tassi d’interesse di 50 punti base. È il primo rialzo dopo undici anni e sancisce la fine dell’era dei tassi negativi, iniziata nel 2016. La decisione è volta a contrastare l’inflazione, che nell’Eurozona ha pericolosamente raggiunto l’8,6 per cento a giugno, a fronte dell’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Per l’Italia questa stretta monetaria contribuisce all’aumento dei rendimenti (quindi del costo) del debito pubblico nel mezzo di una crisi di Governo, lasciando meno spazio a spese di altro tipo.

L’altra novità importante è la presentazione di uno strumento di protezione, il Transmission protection instrument (Tpi), come scudo anti-spread per quei Paesi il cui aumento dei tassi d’interesse risulti eccessivo e potenzialmente pericoloso per l’Eurozona (ma non è stata stabilita una soglia massima esplicita), tramite piani di acquisti sul mercato secondario dei titoli di Stato da parte della Bce. Non è previsto alcun automatismo per far entrare in funzione tale sistema: il Tpi verrà attivato a discrezione della Bce e dalle valutazioni della Banca centrale dipenderà anche l’entità degli acquisti.

Sono tuttavia previsti dei criteri per potere beneficiare di questa protezione e qualunque Governo si formerà in autunno dovrà tenerne conto. In particolare, il prossimo Esecutivo dovrà occuparsi del rispetto dei parametri di bilancio dell’Unione europea – la cui Commissione ha già chiesto all’Italia una riduzione della spesa pubblica – e dell’attuazione di politiche macroeconomiche sostenibili. Tra queste, rientra il rispetto degli obiettivi presentati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), da raggiungere entro la fine del 2022. Tali obiettivi, che si articolano in 55 punti, includono riforme su temi importanti che spaziano dal fisco alla Pubblica amministrazione, dalla giustizia alla concorrenza. Non rispettare la scadenza comporterebbe anche la perdita di una rata del Recovery fund da 19 miliardi, prevista a dicembre.

Le forze politiche hanno già scelto di far cadere il Governo Draghi. Ora dovranno impegnarsi per dimostrare di avere la lungimiranza di comprendere che le questioni interne si inseriscono in contesti più ampi e che i conti non si fanno solo a Roma, ma anche a Bruxelles e Francoforte.


di Riccardo Cantadori