Marsiglia (Federpetroli Italia): energia italiana bloccata da tempo

domenica 19 giugno 2022


Il presidente di Federpetroli Italia, Michele Marsiglia, ha commentato positivamente le parole del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Il ministro, nel corso del “Question time” di giovedì 16 giugno in Senato, ha evidenziato la necessità di rivedere il Pitesai (Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee) al fine di incrementare la produzione energetica italiana da idrocarburo. Il trucco da “roulette russa” del Pitesai sta tutto nelle parole “aree idonee”. Cosa è successo? Che mentre la Croazia prelevava e continua a prelevare idrocarburi nell’Adriatico (ma anche Albania e Grecia sono pronte), l’Italia ha rinviato all’infinito ogni studio dei fondali e ogni studio di fattibilità, per non parlare delle trivelle che sarebbero già quasi pronte. Per almeno quindici anni abbiamo fatto come Penelope con la sua tela: bastava che qualcuno sostenesse che l’area in questione non era idonea e si passava oltre.

Il presidente Michele Marsiglia, pertanto, ha dichiarato: “Ormai tutti hanno capito la grande difficoltà in cui l’Italia è finita a causa di decisioni prese anni fa, con poca competenza in materia da parte di alcuni. L’energia italiana è bloccata da tempo. Non bisogna soffermarsi solo su gas e petrolio, ma anche i cantieri per parte di energia rinnovabile sono ancora sulla carta e mai inizializzati nel processo operativo. Il Piano per lo sviluppo energetico per olio e gas in Italia è insignificante e privo di fondamento industriale. Il Pitesai è stato un danno per diverse aziende che anni fa hanno investito milioni nel nostro Paese e poi si sono visti bloccati i progetti perché inseriti in aree non idonee. Questo è il Pitesai”.

Marsiglia, inoltre, ha aggiunto: “Ovviamente, pieno appoggio alle parole del ministro Cingolani, come più volte è stato manifestato. Chiediamo che la revisione del Piano energetico italiano arrivi subito e che non si perdano altri anni. Oggi la grave situazione internazionale che stiamo vivendo e la velocità dei mercati non permettono di perdere altro tempo”. Il presidente di Federpetroli Italia si è espresso anche sulla situazione del gas russo in Italia: “Una diminuzione del 15 per cento per chi è del settore, non vuol dire niente. Può essere un calo anche dovuto a una piccola inversione di pressione nelle stazioni di compressione del gasdotto. Certamente, se un 15 per cento continua a mancare stabilmente, si fa presto ad arrivare a percentuali più alte. Nessun allarme in questo momento, ma a giorni altre problematiche potrebbero far scattare indici di allerta nazionali”.

Cosa cambia con la guerra in Ucraina

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha messo a nudo lo strangolamento volontario cui si sono sottoposte le nazioni europee negli ultimi vent’anni, rinunciando a dotarsi di autonomia energetica, e per giunta finanziando un potenziale nemico, ovvero un regime dittatoriale vecchio di oltre un secolo, a parte il decennio successivo alla caduta del Muro, in cui però si formò la nuova classe dominante post-sovietica, che sostituì la burocrazia di partito con l’aristocrazia degli oligarchi e quella militare e dei Servizi di sicurezza. Il Piano per l’energia francese del 2019 si sviluppava lungo due archi temporali: il primo fino al 2023; il secondo dal 2024 al 2028. Nel 2022, dopo l’invasione russa, Emmanuel Macron ha invece puntato a potenziare il nucleare civile e l’eolico offshore. Secondo il piano originario, si puntava ad arrivare al 2050 con la riduzione del 50 per cento dei consumi energetici del 2020. I target intermedi erano: -7 per cento nel 2023 e -14 per cento nel 2028. I settori più interessati dal risparmio sarebbero stati quelli domestici e il trasporto pubblico e privato. Il trasporto andava migliorato col car pooling e le auto elettriche. I consumi domestici con una sorta di bonus 110 per cento italiano (che nel mio condominio è stato cassato da alcuni, devo ancora capire perché). In Francia si volevano spingere le energie alternative su geotermico, solare e biomasse. In Italia va forte solo il solare, forse perché è spinto dalla Cina, interessata a venderci pannelli fotovoltaici. Adesso dovremo rivedere tutto: sia in Francia, sia in Italia.

 


di Paolo Della Sala