Entropia: un fenomeno nell’assetto socio-economico del Pianeta

sabato 18 giugno 2022


Cerchiamo di capire cosa debba intendersi per “entropia” e come prima cosa leggiamo le definizioni classiche: “Il secondo principio della termodinamica afferma che l’energia termica (il calore) fluisce sempre da un corpo più caldo a uno meno caldo e mai in direzione contraria. L’energia, cioè, si ridistribuisce finché il sistema costituito dai due corpi raggiunge un equilibrio completo, entrambi hanno la stessa temperatura e non è più possibile il passaggio di calore dall’uno all’altro. L’entropia può essere definita proprio come la misura del grado di equilibrio raggiunto da un sistema in un dato momento. A ogni trasformazione del sistema che provoca un trasferimento di energia (ovviamente senza aggiungere altra energia dall’esterno), l’entropia aumenta, perché l’equilibrio può solo crescere. In teoria, si può considerare un “sistema” anche l’intero universo e allora la conclusione è: anche nel cosmo l’energia tende a distribuirsi dai corpi più caldi a quelli meno caldi e l’entropia aumenta. Quando tutto l’universo si troverà alla stessa temperatura (gli scienziati ipotizzano a pochi gradi al di sopra dello zero assoluto), l’entropia sarà massima e nessuna trasformazione sarà più possibile. Sarà la cosiddetta morte fredda dell’universo”.

Ebbene, questa definizione teorica si adatta in modo davvero particolare a ciò che stiamo vivendo. Una serie di eventi quali il lockdown prodotto dalla pandemia, la guerra in Ucraina, l’aumento del costo delle materie prime, l’impennata della inflazione hanno dato vita a una famiglia di fenomeni che, praticamente, ha fatto esplodere l’equilibrio che si era in realtà realizzato nell’intero pianeta. Stranamente, questi eventi oltre a mettere in crisi il rapporto domanda-offerta hanno dato vita a una serie di fenomeni che non immaginavamo assolutamente poter essere legati alla pandemia e alla guerra in Ucraina.

Mi riferisco in particolare a:

la crisi nella disponibilità di derrate alimentari di base come il grano e di materie prime come il caolino, l’uranio e l’acciaio. Nell’anno 2012 l’Ucraina è salita al nono posto tra 62 Paesi produttori d’acciaio ed è tra i primi dieci Paesi produttori ed esportatori di metalli. All’Ucraina, inoltre, appartiene il record nella produzione del carbone all’interno dell’Europa. L’Ucraina occupa il tredicesimo posto nel mondo per la produzione del carbone ed è il quarto Paese in Europa per riserve di gas e petrolio. L’Ucraina vanta delle ingenti risorse di caolino, argille plastiche ed argille refrattarie. Relativamente al mais, l’Ucraina è il nostro secondo fornitore dopo l’Ungheria, con una quota di poco superiore al 20 per cento sia in volume che in valore. La Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale, mentre l’Ucraina si colloca al terzo posto. Ebbene il blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero ha fatto crollare le disponibilità sui mercati mondiali già in grande tensione con effetti sull’inflazione. L’Ucraina, inoltre, produce circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (quinto posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (settimo posto al mondo). Solo l’Italia importa il 64 per cento del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e nel 2021 ha importato oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina;

rivisitazione dei corridoi classici logistici tra l’Asia e l’Europa e tra l’Asia e gli Stati Uniti. La scelta dell’amministrazione comunale di Shanghai, a valle della ultima esplosione del Covid, ha praticamente messo in crisi le relazioni tra il porto asiatico ed il Mediterraneo. E ha fatto crescere ulteriormente il costo della movimentazione di un container dall’area asiatica a quella europea, passando da un valore medio di 1.200-1.300 euro a oltre 12mila euro. Cosa ancora più preoccupante è quella legata all’intero ciclo di andata e ritorno tra le realtà portuali europee del Mediterraneo e del Nord Europa e quelle dell’area asiatica: la durata dell’intero itinerario è passato da 50 giorni a oltre 80 giorni. Cioè, una simile rivisitazione delle fasce temporali ha fatto rivedere integralmente le tecniche di stoccaggio e la tipologia delle navi porta container;

rivisitazione delle forme di approvvigionamento energetico. La sudditanza dell’Italia e di altri Paesi della Unione europea dalla Russia per quanto concerne l’approvvigionamento di gas e di petrolio e il ritardo accumulato negli ultimi dieci anni sia nella produzione di energia rinnovabile, sia in una migliore gestione delle risorse energetiche disponibili, hanno portato oggi al misurabile rischio del blocco dell’approvvigionamento energetico. Ricordo che da diversi anni avevamo ammesso che il destino delle rinnovabili è di diventare la fonte di energia elettrica più vantaggiosa per il Pianeta e lo sviluppo economico. Perché l’energia rinnovabile, quando viene prodotta grazie a una visione integrata in grado di attraversare tutta la catena del valore – dal sito di produzione sino ai fornitori – e in un’ottica di mitigazione degli impatti sul territorio e sulle comunità, risulta essere realmente e totalmente sostenibile. Le rinnovabili, in realtà, rinsaldano la propria risposta ad un’unica, grande domanda: qual è l’energia del futuro? Solo ora si è scatenata la corsa a rivedere integralmente la gestione degli approvvigionamenti energetici;

inevitabile avvio di vaste aree economiche del pianeta verso forme di stagnazione e, addirittura, di recessione. L’aumento dei prezzi di materie prime e la difficoltà di disporre di prodotti agro alimentari e di materie essenziali per la riqualificazione infrastrutturale dei Paesi della Unione europea daranno origine a forme davvero critiche nei vari processi produttivi e, purtroppo, assisteremo di nuovo a processi di stagnazione e, in alcuni casi, anche di recessione. La cosa più grave è se un simile fenomeno sarà limitato nel tempo o se possa caratterizzarsi come un crollo rilevante delle soglie di crescita di alcuni Paesi della Unione europea. E tra questi in modo particolare proprio l’Italia;

esplosione di fenomeni di immigrazione dal continente africano a quello europeo, una esplosione dimensionalmente biblica. La maggior parte dei Paesi africani dipende dalla produzione di grano, mais e olio della Ucraina. E il blocco di tali approvvigionamenti produrrà sicuramente due gravi fenomeni:

1) forme eversive e rivoluzionarie da parte di schieramenti poco democratici nei confronti di chi è preposto al governo di Paesi come l’Egitto, il Sudan, l’Etiopia, la Tunisia, la Libia, il Marocco. Assisteremo cioè ad una riorganizzazione di basi eversive pericolose a scala mondiale;

2) un aumento dell’immigrazione verso i Paesi della Unione europea; passeremo, addirittura, in Italia da una soglia pre-Covid di 60mila unità all’anno ad una soglia che potrebbe attestarsi su valori superiori alle 250mila-300mila unità all’anno.

Penso che questi esempi, da soli, testimonino come l’entropia del sistema-mondo sia stata incrinata in modo drammatico e diffuso da due azioni: una planetaria, la pandemia e una puntuale, la guerra in Ucraina. E questo ritengo che non riprodurrà un nuovo assetto entropico, ma ci porterà verso un assetto completamente diverso, che ancora oggi non siamo in grado di immaginare e descrivere, perché convinti che si ritorni a ciò che erroneamente chiamiamo normalità.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)