Schizza in alto il costo di pane e pasta

giovedì 10 marzo 2022


Schizzano i prezzi. Il grano ha raggiunto i 405 euro a tonnellata, quasi 80 euro/t in più rispetto a sette giorni prima, la farina ha messo a segno rialzi di 100 euro/t per tutte le varietà e il mais ben 87 euro a tonnellata in più. Si registra un aumento vertiginoso per i prezzi dei cereali nei listini delle Camere di commercio e Borse Merci nazionali. Aumenti consistenti che si traducono in un carrello della spesa quasi insostenibile soprattutto per pane, pasta e prodotti legati al mais. Rincari che vanno ad aggiungersi alle già bollette pesanti di luce e gas.

Se nei giorni successivi allo scoppio del conflitto russo-ucraino i forti rialzi dei prezzi dei cereali, semi oleosi e prodotti derivati (farine, oli) erano stati causati dall’interruzione degli approvvigionamenti provenienti dall’Area del Mar Nero, le notizie del blocco alle esportazioni deciso dall’Ungheria, primo Paese fornitore dell’Italia sia di grano tenero che di mais e dell’aumento precauzionale degli stock da parte della Bulgaria, hanno provocato nelle giornate di lunedì 7 e martedì 8 marzo un’ulteriore impennata nel mercato italiano, con rincari record nei listini delle Camere di commercio e Borse Merci nazionali.

L’analisi compiuta da Bmti sui prezzi dei cereali scambiati sulla piazza di Milano, mostra pesanti aumenti per tutto il comparto. Per il mais di produzione nazionale la crescita rispetto a sette giorni fa è di ben 87 euro/t, con i prezzi giunti alla cifra record di 400 euro/t, mai toccata in precedenza. Ungheria e Ucraina rappresentano i due principali fornitori del nostro Paese, coprendo da sole quasi il 50 per cento delle importazioni italiane di mais (44 per cento nel periodo gennaio-novembre 2021). Aumenti della materia prima di una simile entità si stanno già traslando sui prodotti derivati dalla lavorazione del mais utilizzati nell’alimentazione zootecnica, con rincari nell’ordine dei 100 euro/t per la farina integrale per mangimi, balzata sui 430 euro/t.

Pesanti le ripercussioni anche nei listini del grano tenero utilizzato nella panificazione. L’Ungheria rappresenta, infatti, quasi un quarto del totale di grano tenero importato annualmente dall’Italia (23,4 per cento nei primi undici mesi del 2021), a cui si aggiunge una quota di poco inferiore al 5 per cento detenuta dalla Bulgaria. Non si sono registrate invece variazioni a Milano per i prezzi del grano duro e per quelli all’ingrosso della semola, sebbene i valori rimangano in entrambi i casi elevati, beneficiando ancora dei rialzi che erano avvenuti nella seconda parte del 2021. La crescita su base annua è pari quasi all’80 per cento per il grano duro e al 70 per cento per la semola.


di Redazione