mercoledì 12 gennaio 2022
L’Ambulatorio antiusura Confcommercio Roma è un’associazione riconosciuta che opera dal 1996 fornendo assistenza e consulenza legale, psicologica e finanziaria alle vittime dell’usura e ai soggetti in condizioni di sovraindebitamento, impegnandosi in iniziative volte a diffondere una cultura della legalità e dell’uso responsabile del denaro. L’Ambulatorio antiusura assiste le vittime dell’usura e dell’estorsione sin dalla denuncia, accompagnandole nel difficile percorso di reinserimento nell’economia legale, che comporta non solo la partecipazione al processo penale ma anche, dove ne sussistano i requisiti, la richiesta di accesso ai Fondi di Solidarietà e l’investimento delle erogazioni ottenute. Il presidente dell’Ambulatorio, Luigi Ciatti, ci parla del complesso fenomeno che porta troppo spesso i comuni cittadini a uscire per disperazione dalla legalità.
Presidente, ci può spiegare il fenomeno del sovraindebitamento che spinge purtroppo molti cittadini a rivolgersi agli usurai, anche alla luce delle passate festività e dell’inizio dei saldi. Spesso viene sottovalutato il discorso delle spese quotidiane mensili?
Il tema del sovraindebitamento è molto spesso legato a un uso non corretto del denaro. La maggior parte delle persone, statisticamente, si indebitano per ragioni esterne, per fatti non voluti, come separazioni, lutti, perdita o ridimensionamento lavorativo. Ma, accanto a questa situazione di sovraindebitamento definita passiva, c’è anche una ragione attiva che nasce da un uso non corretto del proprio denaro. Perché le persone tendono a spendere senza averne veramente le possibilità. Pensiamo al fenomeno delle rate: piccole rate mensili (affitto, mutuo, mobili). Spesso le persone non fanno l’operazione banale di verificare periodicamente se il proprio tenore di vita corrisponda alle proprie risorse o se, presi da una svista oppure da una forte spinta emotiva, si stia esagerando. Molte volte sottovalutiamo le piccole uscite e continuiamo a spendere fino ad indebitarci e non riuscire più a rispettare gli impegni presi. Proprio per questo, è molto utile fare delle verifiche periodiche: il sistema che risulta essere vincente, per evitare di finire nel meccanismo vorticoso dei debiti e ancor peggio dell’usura, è una semplice tabella dove mettere a confronto le proprie entrate e le proprie uscite e fare in modo che le entrate risultino superiori alle uscite. Per questo consigliamo sempre di “non comprare se non puoi pagare!”. Non pagare le rate immette le persone indebitate in un vortice che le spinge a essere segnalate dal sistema bancario (con la segnalazione alla centrale rischi) subendo, di fatto, l’esclusione dal sistema legale di credito.
Paradossalmente il sistema del credito alimenta il meccanismo per il quale le persone si rivolgono agli usurai?
Le banche, che dovrebbero avere anche una valenza sociale, hanno una responsabilità nel non valutare correttamente le persone e il loro credito. Il sovraindebitamento, però, è sempre legato alla scelta della persona e non agli istituti bancari. Però è anche vero che questo stesso fenomeno è proprio di tutte le civiltà consumistiche, nelle quali vi è una costante spinta, per soddisfare le crescenti esigenze di consumo, ad assumere sempre nuovi debiti. Quando questo processo si stacca dalla realtà delle concrete possibilità di restituzione del credito assume connotazioni patologiche, diventa fenomeno ad alto rischio. Lo stimolo a consumare sempre di più passa spesso per i mezzi di comunicazione e la pubblicità, a cui siamo costantemente esposti, e che ci mostrano modelli di vita irrealistici e per questo irraggiungibili. Si arriva addirittura a pensare che senza un certo prodotto non potremmo essere felici: eppure molti di questi prodotti non sono affatto indispensabili ma, nel momento in cui ci viene “offerto” denaro facile, senza apparenti richieste di garanzie e senza l’esigenza di iniziare a pagare subito, si soddisfa immediatamente il “bisogno”, creando un inevitabile appiattimento emozionale riguardo i nostri desideri e conquiste del piacevole superfluo. Questo sistema può diventare perverso, se non si conoscono i meccanismi finanziari ed è molto facile cadere nella trappola che induce a continuare a indebitarsi. Per questo noi insistiamo molto sulla prevenzione e sull’uso consapevole del denaro. Perché l’esclusione finanziaria, oggi, comporta anche l’esclusione sociale.
La situazione è peggiorata sotto pandemia?
La pandemia ha accelerato tutti i fenomeni già noti. Categorie sociali nuove si sono rivolte agli usurai. La gestione della pandemia ha determinato una crisi economica tra le peggiori. Mentre quella del 2008 ha consentito di mettere in atto delle contromisure, perché era una crisi annunciata, questa crisi inaspettata e la sua gestione, con le tempistiche incerte e l’indeterminatezza che ciò comporta, ha provocato la crescita esponenziale della platea delle persone indebitate, soprattutto per liberi professionisti e commercianti. Il nostro è un sistema che vive a maggioranza di cassa: ovvero io incasso e posso pagare. Il “sistema Paese” non ha saputo portare gli aiuti in mondo tempestivo e dove non arriva lo Stato arriva la criminalità. E, in molti territori, dove la criminalità organizzata è particolarmente presente, la stessa ha riconquistato una “funzione sociale” e un consenso dato proprio dalla velocità di erogazione di soldi, che viene percepito come un aiuto imprescindibile da chi si trova con debiti e senza la possibilità di estinguerli. Sono anche cambiate le modalità, perché l’usuraio è stato più capace delle Stato di intercettare le esigenze dei cittadini e infatti si sono abbassate le cifre dei prestiti (anche solo 500 euro), i tassi di interesse e si sono dilazionati i tempi di recupero dalla liquidità stessa. Questo per le famiglie ed i cittadini.
Per quanto riguarda invece il settore del commercio la situazione è ancora più grave. I commercianti in difficoltà che contattano l’Ambulatorio dicono sempre la stessa cosa: o chiudo, o chiedo aiuto agli usurai o vendo il negozio ad un criminale al 30 per cento del suo prezzo. Chi vive la pressione psicologica e materiale dell’indebitamento si convince dell’impossibilità di via alternative e questo consente al mondo illegale di prosperare: il “franchising criminale” è fenomeno drammatico da monitorare e scongiurare. Come associazione abbiamo proposto di istituire un registro per monitorare tutte le cessioni di attività avvenuta sotto Covid. La gestione della pandemia ha reso quindi i commercianti molto fragili, accelerato l’usura e ampliato la platea di chi si rivolge agli usurai.
L’Ambulatorio, quindi, si propone l’obiettivo di “sostituire” o quanto meno supportare lo Stato lì dove non arriva? Nasce anche per questo il nuovo accordo con la Fai (Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura italiane)?
L’obiettivo è diventare un’alternativa agli usurai e portare aiuto economico a tutti i “cattivi pagatori”. L’Ambulatorio e la Fai, che si occupano della lotta al sovraindebitamento e all’usura, hanno sottoscritto un protocollo grazie al quale gli utenti degli sportelli Fai della Campania potranno accedere ai Fondi di prevenzione del ministero del Tesoro di cui all’articolo 15 della Legge 108/96 gestiti dall’Ambulatorio antiusura dal 2002. Si tratta di risorse destinate a imprese e famiglie in difficoltà economica, gruppi fragili a rischio usura: tramite il Fondo per la prevenzione del fenomeno dell'usura si realizza la possibilità di accedere al credito bancario più agevolmente, prevenendo così l’esclusione finanziaria che potrebbe costringere le persone in crisi a rivolgersi ai canali illegali del credito che concedono prestiti immediati a interessi stratosferici (circa il 120 per cento annuo). La rafforzata sinergia tra Fai e Ambulatorio antiusura è strategica in un territorio dove, secondo una recente indagine di Confcommercio, il 41 per cento dei commercianti napoletani intervistati sta valutando di chiudere la propria attività, il 36 per cento ritiene l’usura diffusa in maniera significativa sul proprio territorio e il 53 per cento percepisce un aumento della pressione della criminalità sulle imprese. È un quadro grave che manifesta un malessere dell’imprenditoria che si associa a problemi di sovraindebitamento, l’anticamera dell’usura. Con i fondi del Mef possiamo arginare questo fenomeno e restituire famiglie e aziende a una vita normale. Inoltre, la collaborazione tra le due associazioni permetterà di creare una stazione di monitoraggio unica su due regioni tra le più a rischio in Italia per l’usura, il Lazio, dove opera principalmente l’Ambulatorio antiusura, e la Campania, dove si trova la Fai, permettendo di incrociare dati delle due realtà, rendendo ancora più efficace la lotta alla criminalità.
Ci tengo anche a sottolineare che abbiamo attivato altri progetti territoriali come lo sportello con il Comune di Rieti e circoscrizionali come quello con il Municipio II di Roma per una copertura più capillare della città eterna.
L’attività dell’ambulatorio svolge in tutti i sensi un’importante funzione sociale, garantendo sicurezza economica alla persona e accompagnandolo in un percorso di legalità di cui beneficia tutta la società. Da cosa nasce questo impegno gravoso?
L’Ambulatorio nasce perché nel 1996 non esisteva ancora una struttura che si facesse carico della persona vittima di usura, non solo per la denuncia penale, ma a 360 gradi. Le vittime non pagano i nostri servizi. Non ci sono costi per l’utente e questo è uno dei capisaldi della onlus. Ovviamente l’ambulatorio vive di fondi: dal 2002 gestisce i Fondi di prevenzione del ministero del Tesoro di cui all’articolo 15 della legge 108/96 con numero di iscrizione 28/108/Iscr destinati a consentire l’accesso al credito a tutti i soggetti in difficoltà ed a rischio usura. Inoltre, in virtù di specifica convenzione sottoscritta con l’Unionfidi Regione Lazio, l’Ambulatorio gestisce ancora i Fondi di cui alla Legge Regione Lazio numero 23/2001, destinati, come noto, sia a iniziative di prevenzione sia a forme di assistenza diretta alle vittime dell’usura.
Esiste ancora uno stigma sociale su chi si rivolge agli usurai a causa dei debiti?
Purtroppo sì. Nel libro “La mano nera” scritta a quattro mani con Salvatore Giuffrida, affronto anche questa tematica attraverso le testimonianze di imprenditori che hanno vissuto direttamente questa esperienza. Una delle caratteristiche di questa pratica è l’isolamento e la riservatezza, la non condivisione del problema vissuto nella maggior parte dei casi da chi ne è vittima privatamente, in solitudine. Considerato che solo una minoranza arriva alla denuncia, la maggior parte dei casi sono nascosti. L’usura è diventata uno strumento strutturale nelle mani di clan mafiosi e gruppi criminali per controllare il territorio, infilarsi nell’economia legale, strozzare famiglie, imprenditori e commercianti. L’emergenza legata al Covid-19 ha radicalizzato questo fenomeno e chiunque si trovi in difficoltà è una potenziale vittima: è sufficiente un rifiuto in banca. Oggi può capitare a tutti. Nessuno è escluso. E con i soldi arrivano paura, terrore, omertà. Sono proprio gli imprenditori caduti nelle mani degli usurai a far capire quanto sia facile cadere in un dramma capace di togliere a una persona la dignità, prima ancora che la vita. Chi ha bisogno di aiuto deve rivolgersi alla autorità: in aiuto delle vittime di usura, e di chi ha gravi problemi di sovraindebitamento, ci sono le associazioni che gestiscono fondi regionali e del Mef destinati a questi casi, fornendo, gratuitamente, sostegno psicologico e assistenza legale. Chiediamo agli istituti di credito di collaborare nella prevenzione dell’usura, ricordando ai loro clienti in difficoltà o che non riescono più a gestire le rate che esistono i fondi di prevenzione dell’usura, che possono aiutare a superare un momento di difficoltà ed evitare di cadere nelle mani degli usurai. Il nostro invito è di fare attenzione alle spese e di chiedere aiuto nel caso ce ne sia bisogno. Per questo è necessario ribadire che gli strumenti di prevenzione e risoluzione del problema ci sono.
di Claudia Diaconale