Inflazione, a dicembre +3,9 per cento, record dal 2008

mercoledì 5 gennaio 2022


Prezzi ancora in crescita: +0,4 per cento su base mensile. Prosegue il forte traino dei beni energetici ma corre anche il carrello della spesa. Secondo le stime preliminari a dicembre 2021 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4 per cento su base mensile, portando il tasso di inflazione al +3,9 per cento (dal +3,7 per cento del mese precedente). Lo rende noto l’Istat diffondendo le stime provvisorie. Il tasso del +3,9 per cento è il dato più alto da agosto 2008, quando l’inflazione era al +4,1 per cento.

In media, nel 2021 i prezzi al consumo registrano una crescita pari a +1,9 per cento (-0,2 per cento nel 2020). I prezzi tornano quindi a crescere “dopo la flessione del 2020 (-0,2 per cento)”, registrando nel 2021 “l’aumento più ampio dal 2012 (+3,0 per cento)”, evidenzia l’Istituto di statistica, sottolineando che “la ripresa dell’inflazione è essenzialmente trainata dai Beni energetici (+14,1 per cento)”. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (“l’inflazione di fondo”), i prezzi al consumo crescono dello 0,8 per cento (+0,5 per cento nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici dello 0,7 per cento (come nel 2020).

Il balzo dei beni energetici oltre a spingere l’inflazione si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati. E quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’intero 2021 che, su base annuale, “evidenziano un aumento dei prezzi alimentari pari ad appena lo 0,6 per cento molto meno della metà dell’inflazione che è salita al 1,9 per cento”. “I dati di dicembre confermano il differenziale con l’inflazione che sale al 3,9 per cento mentre la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari è minore e pari al 2,9 per cento, con molte imprese agricole – denuncia Coldiretti – stanno vendendo sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali”. “Per le operazioni colturali gli agricoltori – spiega la Coldiretti – sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50 per cento per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143 per cento), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100 per cento) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65 per cento. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60 per cento)”.


di Redazione