Il Lazio: una Regione chiave

giovedì 26 agosto 2021


La Regione chiave è il Lazio: questa tessera dell’intera economia del Paese partecipa nella formazione del Prodotto interno lordo per un valore pari a circa il 10 per cento e al suo interno si movimentano, annualmente, circa 100 milioni di tonnellate di merci. Un dato quest’ultimo che, se si riuscisse davvero a ottimizzare il valore aggiunto prodotto dalla logistica, assicurerebbe all’economia della Regione un valore di circa un miliardo di euro all’anno. Invece questo rilevante importo viene utilizzato per oltre il 90 per cento da imprese del comparto logistico esterne alla Regione.

Giustamente questa assurda miopia, questa imperdonabile anomalia non è presente in Regioni come il Piemonte, l’Emilia-Romagna, la Toscana, il Veneto, la Liguria e il Friuli Venezia-Giulia in cui, attraverso centri intermodali, attraverso piastre logistiche attrezzate viene garantito il mantenimento, all’interno delle singole realtà regionali, di quote percentuali – del valore aggiunto prodotto dalle attività logistiche – comprese tra il 60 per cento e il 90 per cento. Nasce, quindi, un naturale e spontaneo interrogativo: come mai questa grave incapacità della Regione Lazio nel non creare le condizioni per evitare questa grave perdita di ricchezza?

Ebbene, posso esporre, perché ho vissuto direttamente questa esperienza, i motivi ormai consolidati di una tale imperdonabile inerzia strategica: la Regione Lazio dispone oggi di centri in cui si svolgono attività logistiche come Fondi, Pomezia, Colleferro, Fiumicino, Civitavecchia, Passo Corese e Orte. Non entro volutamente nel merito di queste singole realtà, tuttavia tali impianti logistici, presenti nell’intero ambito regionale, non offrono un supporto diretto alla Città metropolitana di Roma perché o distanti dall’intero sistema metropolitano o con caratteristiche e finalità diverse da quelle tipiche di un bacino al cui interno ci sono i consumi di oltre tre milioni e mezzo di abitanti. E allora nel 2017, cioè ormai quattro anni fa, si è proposto al Comune di Riano di realizzare una piastra logistica in grado di assicurare un supporto proprio alle attività di settore del vasto e complesso “sistema Roma Nord”. Grazie al capillare lavoro condotto dalla dottoressa Ovidi, responsabile della proposta, si è riusciti a convincere i proprietari dei terreni a dare la disponibilità dell’area attraverso la costituzione di un atto comune, che rendeva possibile l’utilizzo integrale della vasta superficie.

Grazie a una serie di rendite di posizione quali la diretta interazione con l’asse ferroviario ad alta velocità Roma-Firenze, la vicinanza con l’asse autostradale (meno di due chilometri) e grazie all’assenza, sempre in tale area, di insediamenti residenziali e di particolari vincoli paesaggistici e archeologici, si dava per scontato che tutto l’iter procedurale, per offrire a possibili acquirenti la possibilità di trasformare una intuizione progettuale in un’opera funzionale, sarebbe stato semplice. Dopo una serie di incontri formali con gli uffici competenti della Regione, dopo aver definito come iter procedurale quello relativo all’accordo di programma e dopo aver ottenuto da parte della Regione, sempre con nota formale, il riconoscimento della coerenza funzionale e strategica della proposta al Piano dei trasporti regionale, il Comune di Riano ancora non ha ritenuto opportuno dare corso agli strumenti per rendere operativa la proposta stessa e, in modo particolare, non ha creduto necessario condividere formalmente con una apposita delibera la scelta strategica e convocare contestualmente la “Conferenza di Servizi”.

Non entro nel merito delle contraddizioni e dell’indescrivibile gioco dell’oca che si è ripetuto sistematicamente da parte dell’Amministrazione comunale di Riano e della stessa Regione Lazio, tuttavia posso testimoniare che in quattro anni, pur in presenza di tutta la documentazione necessaria e, come detto prima, pur in presenza di adeguate reti infrastrutturali al contorno, pur in presenza della disponibilità delle superfici necessarie per realizzare la piastra logistica, dopo quattro anni, ripeto ancora, non è successo nulla. Non è partito nulla.

Nasce un dubbio, addirittura nasce spontaneo un interrogativo: forse la Regione è soddisfatta che gli operatori della logistica presenti nel suo territorio perdano annualmente un introito di circa un miliardo di euro? È un interrogativo che rivolgo alla Regione perché il Comune di Riano, guidato dal sindaco Ermelindo Vetrani non è in grado di comprendere quale potrebbe essere l’evoluzione del proprio assetto produttivo attraverso la realizzazione di tale impianto. La Regione Lazio, invece, sa bene che non realizzare una piastra nell’area Nord del sistema metropolitano di Roma significa incrinare in modo irreversibile la crescita, sa bene che questa inerzia a rispondere alle esigenze di una domanda di attività logistiche sempre in continua crescita ed evoluzione rischia, come detto prima, di rafforzare le condizioni di monopolio da parte di operatori che non lasciano nulla, in termine di valore aggiunto, all’economia della stessa Regione.

Speriamo che prima o poi la Regione comprenda questa pericolosa anomalia e recuperi gli anni persi, le occasioni perse. Purtroppo, sarà sempre troppo tardi.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)