L’orchestra Draghi non ammette cacofonie

mercoledì 23 giugno 2021


Riporto di seguito i titoli di alcuni articoli comparsi il 16 giugno su tre giornali importanti come Il Corriere della Sera, il Sole 24 Ore e il Messaggero e alcune dichiarazioni rilasciate, sempre in tali articoli, dal ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.

Il Corriere della Sera - Infrastrutture, nuova lista. Il Governo vuole sbloccare 44 cantieri da 13,2 miliardi. Giovannini: 13 commissari per velocizzare i lavori”.

In particolare il ministro Giovannini precisa: “Con questa seconda lista che sottoponiamo alla attenzione del Parlamento, manteniamo l’impegno di avviare al più presto la realizzazione di opere ferme da tempo. Considerando il precedente elenco, gli interventi selezionati riguardano complessivamente 101 opere e investimenti pari a circa 96 miliardi di euro, di cui 40 miliardi al Sud, che avranno effetti positivi su occupazione e crescita. I commissari potranno attivare procedure accelerate e semplificate, anche in deroga al codice appalti, ma nel rispetto delle regole a tutela dell’ambiente e del paesaggio”.

Il Sole 24 Ore - Commissari, altra lista. Giovannini: 44 opere per 13,2 miliardi. Il secondo elenco inviato alle Camere per il parere delle commissioni”.

“Con questo secondo elenco presentato in Parlamento – dice il ministro Giovannini – manteniamo l’impegno di velocizzare la realizzazione di opere attese da anni e di creare un sistema di verifica sullo stato di attuazione tramite la pubblicazione sul sito del Ministero dei relativi cronoprogrammi e degli stati di avanzamento”.

Il Messaggero - Il Governo sblocca altre 44 opere: per accelerare ecco i commissari”. Per quanto riguarda la ripartizione territoriale delle nuove opere 15 sono al Nord (per 7,1 miliardi di euro), 16 al Centro (per 2,4 miliardi di euro) e 13 al Sud (per 3,7 miliardi di euro)

Queste comunicazioni, questi annunci sono utili, a mio avviso, solo per ammettere e al tempo stesso confermare che sono bloccate da anni opere per circa 96 miliardi di euro ma non serve, con una frequenza ormai quasi giornaliera, comunicare gli atti trasmessi al Parlamento per dare concreto avvio alle opere anche perché, e qui la colpa non è del Ministro ma dei suoi consiglieri, per oltre il 70 per cento stiamo parlando di interventi che potranno essere affidati, potranno essere cantierati non prima del 2024.

Quelle opere del valore di circa 96 miliardi fanno parte per quasi il 90 per cento del Programma delle infrastrutture strategiche previsto dalla Legge 443/2001 (Legge Obiettivo) e sono ferme dal 2015 perché l’allora ministro Graziano Delrio abrogò la Legge Obiettivo e bloccò, attraverso la discutibile operazione della “project review”, proprio quell’elenco di opere che adesso, di corsa, questo Governo giustamente intende riattivare. Farebbe bene il ministro Giovannini a non raccontare più questi impegni, a non fornire più questi dati perché attraverso questa ormai giornaliera comunicazione scopriamo da un lato le gravi responsabilità di chi lo ha preceduto e al tempo stesso verifichiamo ancora una volta che le assegnazioni “vere” al Mezzogiorno sono sempre diverse da quelle “gridate” nei vari annunci, nei vari elenchi percentuali; infatti delle 44 opere di importo globale pari a 13,2 miliardi solo 3,7 miliardi di euro sono relativi ad interventi ubicati nel Mezzogiorno, solo poco più del 20 per cento. Una percentuale molto lontana da quel 40 per cento, da quel 50 per cento annunciato proprio da diversi membri dell’attuale Governo.

Però voglio essere più cattivo e ricordare che fin quando non arriveranno davvero le coperture finanziarie previste dal Recovery Fund, il Governo e il ministro Giovannini non potranno fare altro che raccontare un futuro possibile; infatti nella Legge 178/2020 (Legge di Stabilità 2021) è previsto, all’articolo 1 comma 1037: “Per l’attuazione del programma Next Generation Eu è istituito, nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle Finanze, quale anticipazione rispetto ai contributi provenienti dall’Unione europea, il Fondo di rotazione per l’attuazione del Next Generation Eu-Italia, con una dotazione di 32.766,6 milioni di euro per l’anno 2021, di 40.307,4 milioni di euro per l’anno 2022 e di 44.573 milioni di euro per l’anno 2023”.

Appare evidente che nel mese di settembre, come ci racconterà la presidente Ursula von der Leyen nel suo intervento ufficiale a Palazzo Chigi, arriverà la famosa tranche del 13 per cento del valore globale delle somme assegnate al nostro Paese, cioè una disponibilità pari a circa 25 miliardi di euro, inferiore a quanto previsto nella richiamata norma, e, soprattutto, a tale disponibilità si potrà accedere solo quando saranno disponibili precisi Stati di avanzamento lavori (Sal). Quindi, in modo particolare per un giovane ministro come Enrico Giovannini, che non vuole diventare responsabile di ritardi nell’avvio concreto del Programma, l’unica chance non penso sia quella di comunicare, quasi giornalmente, delle certezze che sicuramente rispondono al vero ma che in termini di misurabile attivazione della spesa e di cantierizzazione delle opere rimangono legate a tempi ancora lunghi.

C’è da dire però che forse sarebbe più utile seguire in questa fase l’iter progettuale ed autorizzativo delle varie proposte in modo da recuperare almeno i lunghissimi tempi legati alla approvazione delle proposte progettuali e all’ottenimento dei vari pareri; in proposito ricordo che, anche utilizzando gli ultimi provvedimenti varati da questo Governo, l’intero iter progettuale ed autorizzativo supera sempre un arco temporale minimo di 10-14 mesi: non voglio fare terrorismo mediatico ma il 2026 è praticamente domani e i 25 miliardi disponibili a settembre rischiano di rimanere “disponibili”.

Il presidente Mario Draghi queste mie preoccupazioni sono sicuro le condivide e certamente cercherà, in tutti i modi, di evitare che queste mie previsioni si verifichino.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole


di Ercole Incalza (*)