Sviluppo sostenibile: la pandemia non aiuta

mercoledì 16 giugno 2021


La pandemia di Covid-19 ha rappresentato una battuta d’arresto per lo sviluppo sostenibile nel mondo. Per la prima volta dal 2015, anno in cui i Paesi dell’Onu hanno sottoscritto l’Agenda 2030, a livello globale si è registrata una retromarcia rispetto agli obiettivi fissati cinque anni prima.

Come riporta il rapporto annuale del centro studi Onu Sustainable Development Solutions Network (Sdsn), il calo della performance sugli Obiettivi di sviluppi sostenibile (Oss) è dovuto in gran parte all’aumento dei tassi di povertà e di disoccupazione in seguito allo scoppio della pandemia. Una situazione legata all’emergenza sanitaria che ha messo in luce la limitata capacità dei Paesi in via di sviluppo a basso reddito (Lidcs) di attingere ai finanziamenti del mercato, a differenza dei governi dei Paesi ad alto reddito, che si sono solo largamente indebitati.

La principale implicazione nel breve termine del diverso spazio fiscale tra i Paesi ad alto e basso reddito è data dalla probabilità che gli Stati ricchi si riprendano dalla pandemia più rapidamente rispetto quelli più poveri. In Europa, secondo la classifica stilata dall’Sdg Index del 2021, la Finlandia è situata al primo posto, seguita da Svezia e Danimarca. Tuttavia, anche questi Paesi si trovano di fronte a importanti problemi relativi ai diversi Oss e sono in ritardo nel raggiungimento di tutti gli obiettivi fissati dall’Onu entro il 2030. L’Asia, sia orientale che meridionale, ha compiuto più progressi rispetto a qualsiasi altra regione dal 2010 e anche dall’adesione agli obiettivi stabiliti nel 2015. Bangladesh, Costa d’Avorio e Afghanistan, da par loro, si attestano con il miglior punteggio in termini di passi in avanti mentre i tre Paesi fanalino di coda nella classifica sono Venezuela, Tuvalu e Brasile.

Secondo Jeffrey David Sachs, presidente dell’Sdsn e principale autore del rapporto, nel 2020 il mondo ha indietreggiato a causa della pandemia di Covid-19 che ha creato non solo un’emergenza sanitaria globale, ma anche una crisi dello sviluppo sostenibile. Inoltre, ha affermato che “per ripristinare i progressi verso gli Oss, i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di un significativo aumento dello spazio fiscale, attraverso una riforma eraria globale e un ampliamento del finanziamento da parte delle banche multilaterali di sviluppo”.

A detta di Sachs, le spese fiscali dovrebbero sostenere le sei trasformazioni chiave degli Oss: istruzione di qualità per tutti, copertura sanitaria universale, energia pulita e industria, agricoltura e gestione del suolo sostenibili, infrastrutture urbane sostenibili, accesso universale alle tecnologie digitali. Le parole del presidente suonano come un campanello d’allarme. Con queste riforme riusciremo ad arrivare al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030? La sfida è aperta.


di Alessandro Antei e Alessandro De Risi Maggi